La sensibilità ai sapori amari fa vivere più a lungo?
Che i Sardi siano tra i popoli più longevi dovrebbe ormai essere noto a tutti e noi, più di una volta in questo giornale, abbiamo parlato delle ricerche volte a chiarirne le ragioni.
Tra i segreti di lunga vita studiati finora vi sono la resilienza, cioè la capacità di affrontare e superare le difficoltà, e la composizione del microbiota, cioè le specie di microrganismi che vivono nell’intestino.
Ma se pensate che sia finita così vi sbagliate di grosso! Ad allungare la lista e a complicare la situazione si aggiunge un recente studio dell’Università di Cagliari, che ha valutato il ruolo di TAS2R38 – il recettore dell’amaro – nella longevità dei Sardi. Approfondiamo la questione!
TAS2R38 e longevità: lo studio
Lo studio ha coinvolto 94 centenari della Zona Blu della Sardegna, un’area – che comprende sei paesi montani dell’Ogliastra e della Barbagia – in cui la percentuale di nati tra il 1880 e il 1900, che hanno raggiunto i cento anni, è doppia rispetto a quella dell’intera Isola.
In questa popolazione di centenari, dunque, i ricercatori hanno valutato con quale frequenza si presentasse la forma funzionale del recettore TAS2R38 (cioè quella che percepisce le sostanze amare PROP e PTC) rispetto alle due popolazioni di controllo provenienti dalla zona di Cagliari (181 persone di 18-35 anni e 98 persone di 36-85 anni).
La capacità di percepire il sapore dei composti suddetti, infatti, è considerata un indicatore di salute, dal momento che alterazioni del TAS2R38 non solo modificano la percezione del gusto e le abitudini alimentari, ma influenzano anche la suscettibilità alle malattie, la severità e la prognosi, di conseguenza le aspettative di vita.
È noto, infatti, che tali recettori controllano anche le risposte immunitarie e vari processi fisiologici in sede extraorale e loro disfunzioni sono associate a rinosinusite cronica, tumori colon-rettali e malattie neurodegenerative.
Ma cosa è emerso dalla ricerca?
Le analisi hanno rivelato che PAV, cioè la forma funzionale di TAS2R38, era più frequente tra i centenari della Zona Blu rispetto ai gruppi di controllo, dove al contrario era più frequente la forma non funzionale AVI.
Tradotto in parole povere, ciò significa che i centenari sono più sensibili ai composti amari (supertasters) rispetto ai controlli (non-tasters) e, pertanto, risulterebbero più protetti dalle malattie cardiometaboliche.
Secondo l’ipotesi più accreditata, infatti, dal momento che la percezione dei composti amari è associata a quella dei grassi, i supertasters sentirebbero di più anche il sapore di questi ultimi e, perciò, ne ingerirebbero di meno.
Viceversa, i non-testers mangerebbero più grassi per compensare questo deficit gustativo, andando incontro a sovrappeso e obesità, fattori di rischio accertati per il diabete, l’infarto e l’ictus.
D’altro canto, una maggior sensibilità ai sapori amari porta i supertasters a consumare meno alimenti amari che, tuttavia, sono benefici per la salute e per questo irrinunciabili.
Le sostanze amare in essi contenute, infatti, oltre a proteggere le cellule dai radicali liberi ne controllano la crescita e la sopravvivenza, contrastando lo sviluppo di malattie degenerative e tumori.
Tra le più importanti vi sono:- i secoiridoidi dell’olio extravergine di oliva;
- i glucosinolati di rucola, ravanelli e broccoli;
- i polifenoli di agrumi, tè verde e caffè.
In conclusione…
I risultati dello studio, dunque, suggeriscono che i Sardi della Zona Blu sono longevi in quanto geneticamente predisposti a una dieta povera di grassi.
Tuttavia, poiché questa caratteristica fa sì che si evitino gli alimenti amari – benefici per la salute – e i dati al riguardo sono contrastanti, sono necessari ulteriori studi che valutino il rapporto tra TAS2R38 e il consumo di vegetali per sciogliere l’enigma. Vedremo cosa ne verrà fuori!
Jessica Zanza