Lo ha sottolineato il vicepresidente esecutivo della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, nel corso di una conferenza stampa in merito alla trasparenza e al meccanismo di autorizzazione dell’export dei vaccini. D’ora in avanti, dunque, l’Unione europea valuterà se “il Paese verso il quale sono destinate le dosi di vaccino pone a sua volta delle restrizioni sull’export di vaccini o delle materie prime” e se “la situazione nel Paese di destinazione dei vaccini sia migliore o peggiore di quella europea”.
Seguendo le modifiche al meccanismo di autorizzazione, la Commissione europea ha fatto sapere che “saranno 17 i Paesi” verso i quali deciderà se continuare a esportare le dosi di vaccini o meno, tra cui rientrano Israele, Norvegia, Serbia, Svizzera, Bielorussia e Albania. Restano invece esclusi dall’applicazione del nuovo strumento, e quindi continueranno a ricevere i vaccini, “i 92 Paesi a basso e medio reddito del Covax”. Dombrovskis ha poi ricordato che l’Unione europea è “il primo grande esportatore di vaccini a livello globale” e, da quando il meccanismo di autorizzazione delle esportazioni dei vaccini è stato avviato, “su 381 richieste di esportazione, solo una è stata rifiutata e 33 Paesi hanno potuto beneficiare dell’export dei vaccini europei”.
Secondo la commissaria europea per la salute Stella Kyriakides, la revisione al sistema di approvazione dell’export dei vaccini “arriva in questo momento in cui la situazione è ancora allarmante”, ribadendo che i criteri aggiunti “non sono un divieto all’esportazione”.
(ITALPRESS).