Vaccini, Nursing Up interviene sulle posizioni del Governatore Toti
«Non accettiamo in alcun modo il contenuto delle recenti dichiarazioni del Governatore della Liguria, Giovanni Toti, che, nell’evidenziare, a suo modo di vedere, le lacune del piano vaccini, chiede senza mezzi termini di semplificare e rendere più snelle le funzioni delle somministrazioni, alla luce della palese carenza di personale, incaricando anche farmacisti, operatori socio-sanitari e volontari di vaccinare gli italiani che sono in attesa di essere immunizzati.
Ci viene da pensare che, probabilmente, il Governatore Toti non ha mai messo piede in un ospedale o che non possiede le conoscenze professionali per comprendere la complessità di una vaccinazione, ancor più quando si tratta di un prodotto da ricomporre.
Il Governatore Toti forse non sa che non è indifferente se il vaccino viene somministrato, per errore, per via endovenosa o sottocutanea o intradermica, e probabilmente non conosce le reazioni che potrebbero arrivare dalla errata somministrazione del vaccino.
Pensa davvero, il Governatore, che farmacisti o operatori socio-sanitari, al pari di un infermiere, possano conoscere gli interventi da adottare in emergenza per tenere in vita il paziente appena vaccinato, in caso di reazioni avverse, in attesa che arrivi il medico? Stiamo parlando di professionisti che vengono formati anche con attenzione alle manovre di rianimazione cardiopolmonare in emergenza.
Siamo davvero sicuri che un “corsetto” di aggiornamento regionale possa dare la capacità di intervenire sulle reazioni collegate all’ansia, come le sincopi, iperventilazioni o altre reazioni psicogene che si presentano, talvolta, rispetto alla mera azione dell’ago o che metta gli interessati in condizione di affrontare le lipotimie, svenimenti o lesioni da queste causati?
Le vaccinazioni, caro Toti, non rientrano certo tra le attività banali, quelle che possono essere improvvisate, e che chiunque possa mettere in atto svegliandosi la mattina dopo aver seguito un corso dedicato».
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up, risponde per le rime alla presa di posizione del Governatore della Liguria che, come se non bastasse, in barba a quanto esposto di recente dal Consiglio d’Europa, propone anche una legge regionale per rendere obbligatorio il sottoporsi a vaccinazione da parte del personale sanitario.
«Come rappresentanti del mondo infermieristico ci sentiamo ridicolizzati dai contenuti del discorso di Toti, che non solo banalizza la complessità di un vaccino, ma mette sullo stesso piano “la specifica competenza degli infermieri sulla materia” con quella di un farmacista o di un oss, che, con il necessario rispetto, non vengono certo formati per somministrare vaccini.
Le vaccinazioni, soprattutto in un frangente delicato di emergenza sanitaria come quello che stiamo affrontando, presuppongono anni di formazione e di competenza. Non ci si improvvisa certo infermieri e tanto meno medici da un giorno all’altro.
E a nulla serve – continua De Palma – portare come riferimento l’esperienza di altri Paesi d’Europa e del mondo, come la Gran Bretagna ad esempio, dove esistono realtà che nulla hanno a che vedere con quella italiana. Insomma, in certi Paesi farmacisti e infermieri sono in grado di prescrivere terapie al pari dei medici di medicina generale!
A dirlo è una revisione condotta dalla “Cochrane“, che ha preso in esame 46 studi in cui l’attività di figure professionali “non mediche” è stata confrontata con quella dei camici bianchi.
In diversi Paesi, infatti, da diversi anni, alcuni operatori sanitari hanno la possibilità di svolgere un’attività di prescrizione simile a quella del medico di base (in primis proprio il Regno Unito che lo permette dal 2006). L’intento è sfruttare le competenze delle professioni sanitarie non mediche per facilitare l’accesso ai farmaci e il lavoro dei medici di medicina generale, ottimizzando, di conseguenza, il servizio sanitario nazionale.
Eppure tale previsione non viene applicata in Italia – prosegue De Palma – nonostante la formazione universitaria dei nostri infermieri sia anche più complessa di quella dei colleghi inglesi, e nonostante dall’analisi dei dati Cochrane, rilanciati anche dalla stessa Sifac (Società Italiana Farmacia Clinica) emerga che gli outcome dei pazienti, dopo prescrizione operata da infermieri o farmacisti, erano simili a quelli successivi a prescrizione medica.
Si consideri addirittura che, per quanto attiene alle singole patologie, nel caso dell’ipertensione, i pazienti trattati con farmaci ricevuti da infermieri e farmacisti hanno fatto registrare livelli pressori inferiori rispetto ai soggetti in terapia con medici (-5,31 mm Hg in 12 trial per un totale di 4.229 pazienti). Stesso risultato per quanto riguarda i valori di colesterolemia-LDL ed emoglobina glicata che, rispettivamente in sette e sei trial (1469 e 775 partecipanti), hanno riportato una riduzione dei valori maggiore con il gruppo di prescrittori non medici (-0,21 mmol/l; -0,62%).
Tutto questo esiste negli altri Paesi del mondo ma non viene applicato in Italia, caro Toti; come mai? Come mai non ha pensato di fare una legge regionale anche per mutuare questo tipo di esperienze pur sussistendone i presupposti?
E poi, se la competenza professionale nel somministrare le vaccinazioni potesse essere attribuita per mezzo di una legge regionale, cosa dovremmo aspettarci? Cosa potrebbe accadere se ogni regione fosse legittimata a prevedere un elenco autoctono di competenze professionali “permeabili” tra un profilo sanitario e l’altro? Una “babele”, praticamente! Peccato che chi rischia di rimetterci sia proprio il cittadino.
Sulla questione, poi, di adottare una legge regionale che obblighi il personale sanitario a vaccinarsi, ci viene da pensare che Toti ignori la posizione del Consiglio d’Europa, che non solo ha avallato la non discriminazione di chi autonomamente decide di non vaccinarsi, ma chiede che il sottoporsi a vaccino non sia obbligatorio per nessuno, in alcun modo.
Rispetto poi alla questione della carenza di personale, il Governatore della Liguria dovrebbe guardare in faccia alla realtà: le cose stanno in modo nettamente diverso rispetto a quanto afferma.
I vaccinatori, caro Toti, ci sono eccome! Abbiamo 100mila infermieri dipendenti del SSN pronti a farsi carico del piano vaccini, già presenti sul campo, pronti a offrire esperienza e “legalmente” qualificati, a differenza di altri, a vaccinare in autonomia. Siamo però di fronte a politiche pressappochiste che non permettono agli infermieri pubblici dipendenti di scendere in campo: i nostri Governanti non vogliono capire o fanno finta di non capire!
Lo ribadiamo, se fosse ancora necessario: gli infermieri ci sono, sono pubblici dipendenti, rappresentano tra le professionalità maggiormente qualificate, chiedono che la loro esperienza, i loro anni di studio, siano messi a disposizione del piano vaccini e della salute degli italiani. Ma la politica fa finta di niente, brancola ancora nel buio e fa proprio come lei, pensa a figure alternative che non possiedono in alcun modo la stessa qualificazione e le competenze professionali che gli infermieri italiani acquisiscono dopo anni e anni di duro percorso formativo e professionalizzante. Toti guardi in faccia alla realtà! – continua De Palma.
Se ci avessero dato ascolto, si sarebbe già realizzata una macchina perfetta, con i medici da una parte e gli infermieri dall’altra. Infermieri, che lo vogliamo ancora ricordare, hanno l’autonomia e la qualificazione per eseguire le somministrazioni nei centri vaccinali nel pieno rispetto delle competenze dei medici e coordinandosi con questi ultimi. In Italia tutto questo viene sistematicamente ignorato. Gli infermieri dipendenti vengono regalati a un ruolo marginale, e al posto dei medici di base si chiamano gli specializzandi.
Davvero singolare, non c’è che dire, la nuova uscita del governatore della Liguria, peccato che siamo di fronte a una ipotizzata legge che, per come la pensiamo noi, ci vedrebbe impegnati senza indugio davanti alla magistratura competente, per chiedere che ne venga confutata la legittimità».