Zeppole di San Giuseppe per contrastare la crisi economica
Le Zeppole di San Giuseppe per vincere la crisi sanitaria ed economica da Covid-19. Questa l’iniziativa (che vuole essere soprattutto una provocazione e dare fiducia nel futuro) della Consulta Nazionale per l’Agricoltura e Turismo, che, per l’occasione, invita alla degustazione e naturalmente all’acquisto nelle Zeppole di San Giuseppe campane.
All’iniziativa hanno aderito diversi maestri della pasticceria e dei prodotti trasformati da forno, come:
- Antonio Vanacore di Castellammare di Stabia;
- Giampiero Castaldo di Cardito;
- Sabatino Sirica di San Giorgio a Cremano;
- Andrea Pansa di Amalfi;
- Antonio Ferrieri di Piazza Garibaldi a Napoli;
- Ugo Mignone di Piazza Cavour a Napoli;
- Gianluca Ranieri a Vomero, Napoli e Pozzuoli;
- Nicola Obliato a Frattammaggiore.
Storia delle zeppole di San Giuseppe
Il 19 Marzo, Festa del Papà, San Giuseppe, la fanno da protagoniste le discendenti di quelle storiche frittelle: le zeppole di San Giuseppe. Le zeppole di San Giuseppe sono un dolce tipico della cucina italiana, napoletana in particolare, e derivano da una tradizione antica risalente addirittura all’epoca romana.
Secondo la tradizione dell’epoca, dopo la fuga in Egitto con Maria e Gesù, San Giuseppe dovette vendere frittelle per poter mantenere la famiglia in terra straniera e, per questo motivo, i romani gli diedero il simpatico appellativo di frittellaro. Proprio per questo motivo, le zeppole sono i dolci tipici della festa del papà, preparati per festeggiare e celebrare la figura di San Giuseppe.
Nella sua versione attuale, la zeppola di San Giuseppe nasce come dolce conventuale: secondo alcuni nel convento di San Gregorio Armeno, secondo altri in quello di Santa Patrizia. La prima zeppola di San Giuseppe che sia stata messa su carta risale comunque al 1837, ad opera del celebre gastronomo napoletano Ippolito Cavalcanti, Duca di Buonvicino.
Il 19 marzo si è sempre festeggiato inoltre la fine dell’inverno (la primavera è ormai nell’aria): durante i cosiddetti riti di purificazione agraria vengono accesi in molti Paesi del meridione dei grandi falò e preparate grosse quantità di frittelle. Dal latino cippus, pezzetto di legno, in grado di risolvere piccoli problemi di livellamento.
La zeppa è piccola, e per questo somiglia a quel pizzico di pasta lievitata che, messo a friggere nell’olio bollente, si gonfia, fino a dar vita alla classica pasta cresciuta. La zeppola si fa infatti come la pasta cresciuta, ma è dolce: e come lei, a Napoli, ha un’origine stradale.
L’iscrizione al registro dei protti tradizionali
La Zeppola di San Giuseppe è stata iscritta nell’albo dei prodotti tradizionali del Mipaf. Sarebbe interessante avviare un progetto di promozione e valorizzazione della pasticceria artigianale e tradizionale partenopea insieme ai Pasticceri Campani.
La Pasticceria tradizionale e artigianale è per la nostra Nazione, e per la Campania in particolare, un’importante risorsa economica, resa ancora più grande dalla varietà di prodotti di eccellente qualità garantita soprattutto dalle ricette e metodiche di preparazioni dei nostri Pasticcieri. Il patrimonio dolciario del nostro territorio vanta una vasta gamma di prodotti e sapori strettamente legati alla nostra terra di provenienza, con caratteristiche uniche e spesso inimitabili, frutto di una particolare commistione di tecniche, varietà e saperi.
Queste pratiche hanno permesso al comparto campano di ottenere prodotti di grande qualità, valorizzando le tipicità locali che offrono sapori unici e rappresentano un incredibile patrimonio della tradizione e della storia di ogni territorio. Sono proprio quel sapore e quella qualità tipiche di un territorio a identificare un certo alimento, e proprio perché viene realizzato con metodi tradizionali e non industriali! Grazie anche alla vocazione generazionali delle famiglie.
Sicuramente va portato avanti la salvaguardia delle ricette storiche, consentendo la conservazione e valorizzando il know-how, dando impulso alla economia locale per sconfiggere la crisi pandemica da Covid-19.
Cosi il Portavoce della Consulta Nazionale per l’Agricoltura e Turismo, già Delegato al settore Agricoltura della Provincia di Napoli, Rosario Lopa.