S’intitola “Ascoltami! Benessere della Polizia Penitenziaria” il progetto del Miglio Verde OdV che offre un servizio di Counseling psicologico agli agenti del carcere di Uta.
Un supporto prezioso per affrontare le condizioni di stress fisico e mentale legate alla professione, aggravate nel periodo della pandemia dal quasi totale isolamento del carcere verso l’esterno.
Il ruolo fondamentale della Polizia Penitenziaria implica la responsabilità della custodia di persone sottoposte a provvedimenti di restrizione della libertà personale. Un compito difficile e complesso su cui incidono anche i profondi cambiamenti della cultura detentiva, con la prolungata apertura delle celle in alcuni reparti, l’ingresso di operatori e volontari e la realizzazione di attività e trattamenti rivolti ai detenuti per favorirne il recupero e il reinserimento sociale. Una evoluzione importante sul piano del rispetto dei diritti umani, il cui peso in termini organizzativi e gestionali ricade comunque sull’amministrazione e sugli agenti e le agenti direttamente impegnati “sul campo”.L’attuale emergenza sanitaria ha reso la situazione ancora più problematica, a causa dalle disposizioni e delle ulteriori limitazioni necessarie per prevenire i contagi e evitare pericolosi focolai.
“Ascoltami! Benessere della Polizia Penitenziaria” nasce in risposta a un’esigenza fortemente sentita, per consentire agli agenti di svolgere i propri compiti nel modo migliore e in sicurezza, proponendo loro ascolto e sostegno mirati alla prevenzione del disagio, attraverso un ciclo di incontri al di fuori delle strutture carcerarie e in anonimato (a tutela della privacy). Il progetto, con un format ripetibile e rimodulabile in base alle esigenze dei singoli Istituti di Pena, mette al centro il benessere psicologico e fisico delle donne e degli uomini incaricati di garantire l’ordine e insieme di tutelare le persone loro affidate e i propri colleghi, reagendo in modo adeguato anche in situazioni di forte criticità.
Il progetto prenderà il via lunedì 3 maggio e durerà fino al 2 febbraio 2022 – nove mesi.
Un arco di tempo medio-lungo in cui sarà possibile verificare i primi risultati che verranno monitorati e raccolti in uno studio (con dati statistici e rigorosamente anonimi) ai fini di documentare e migliorare il servizio. Sono previsti tre incontri a cadenza settimanale della durata di un’ora ciascuno, ritenuti sufficienti per superare un momento di particolare tensione emotiva oppure per individuare un’urgenza e indirizzare l’utente verso il percorso di cura più idoneo. A distanza di sei mesi dagli incontri, si svolgerà un incontro di follow-up per valutare se la condizione sia stabile o vi siano stati miglioramenti o peggioramenti, e fornire eventuali indicazioni terapeutiche.
In programma oltre a una campagna di comunicazione interna, rivolta agli agenti, per far conoscere il progetto “Ascoltami! Benessere della Polizia Penitenziaria” attraverso locandine con i dettagli sulle modalità di accesso e le finalità, una serie di appuntamenti in cui approfondire temi come la gestione di stati emotivi di stress e di rabbia, aperti a tutto il personale.
Il progetto nasce dalla consapevolezza che gli agenti della Polizia Penitenziaria lavorano in contesti complessi spesso caratterizzati dall’impossibilità di esprimere sentimenti come paura, tristezza, impotenza nel timore di incorrere in giudizi negativi che possano pregiudicare il percorso professionale. Soffrono la condizione di chi, quotidianamente, vive a contatto con il disagio, ma non ha gli strumenti per farvi fronte.
Spesso anche il supporto emotivo della famiglia viene meno o non risulta adeguato, oppure viene svalutato e non riconosciuto nella valenza di conforto e sostegno.
Il malessere si manifesta in reazioni fisiche ed emotive dannose, difficoltà nelle relazioni interpersonali, assenteismo e riduzione dell’efficienza sul lavoro, aumento della soglia di percezione del pericolo o un calo eccessivo dell’attenzione che mette a rischio la sicurezza e in casi estremi la vita dell’agente per mano propria.
Tra gli obiettivi, in primis la tutela della salute degli stessi agenti, con significative ricadute in positivo nell’ambito privato e professionale, grazie a una maggiore consapevolezza di sé e alla capacità di riconoscere e gestire le emozioni, affrontare le crisi, superare le incomprensioni e evitare i conflitti. Sul piano del welfare la prevenzione permette di ridurre i costi sociali e lavorativi, di evitare fenomeni come il turnover e il burnout, a beneficio dell’intera comunità. Un adeguato supporto psicologico può essere fondamentale per decodificare e ridimensionare fatti e comportamenti, senza farsi troppo coinvolgere ma anche senza rinunciare all’empatia.