Canapa, una direttiva della Procura mette a rischio la filiera sarda.
La filiera della coltivazione della canapa in Sardegna potrebbe subire una battuta d’arresto, a causa di una direttiva emessa dalla Procura della Repubblica di Cagliari ad inizio aprile.
In sostanza, il provvedimento ha dichiarato illegale la vendita o la cessione di qualsiasi prodotto derivato da “foglie, infiorescenze, olio e resine”, prospettando la possibilità di sequestro dei prodotti di questo tipo. In base all’ordinanza della Procura, in pratica, è possibili solo coltivare la canapa sativa (l’unica varietà di questa pianta ammessa alla coltivazione dalla normativa nazionale) mentre non sarebbe possibile trasformarla o lavorarla in alcun modo.Il problema normativo: cosa dice la legge in vigore
Il provvedimento della Procura di Cagliari si inserisce in un quadro normativo complesso e lacunoso; il principale riferimento, in tal senso, è rappresentato dalla legge n. 242 del 2016 (“Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa”) che, da un lato consente la coltivazione della canapa sativa (senza necessità di autorizzazione) e dall’altro non specifica quali parti della pianta possono essere lavorate e trasformate. Il dispositivo stabilisce che la canapa può essere utilizzata per la produzione di alimenti, cosmetici, semilavorati (fibra, polveri, cippato, olio carburante e canapulo), materiale per il sovescio, la bioingegneria, la bioedilizia o il florovivaismo.
Nel 2018, il Ministero delle Politiche agricole e forestali ha emanato la circolare n. 5059 del 23/05, ribadendo, in sostanza, quanto già affermato dalla legge entrata in vigore due anni prima. La sola differenza rispetto a quest’ultima è rappresentata dalla chiara indicazione del livello massimo di THC (stabilito poi da un apposito decreto ministeriale), fissato a “0,2 per
cento, in rapporto peso-peso secondo metodica ufficiale”. Questa soglia è stata poi portata allo 0.5% e caratterizza i derivati della canapa definiti “light”, in quanto privi di effetti psicotropi e psicoattivi. Né la circolare, né il decreto, però, individuano specificamente le parti della cannabis che possono essere lavorate e commercializzate dopo la trasformazione; di contro, non vi è alcun divieto esplicito.
In aggiunta, a rendere il quadro normativo ancora più complesso, c’è una sentenza della Cassazione, risalente al 2019, che ha dichiarato ammissibile lo coltivazione per uso personale di ridotte quantità di cannabis, facendo da apripista alle istanze di completa legalizzazione della canapa a scopo ricreativo.
Il nuovo dibattito politico
La sentenza della Cassazione di cui sopra ha offerto una valida sponda a chi propone di legalizzare la cannabis. Mario Perantoni, deputato sardo del M5S e presidente della Commissione Giustizia che in questi giorni sta discutendo le proposte di legge per la legalizzazione della canapa, ha sottolineato come la Corte di Cassazione abbia individuati i limiti entro i quali la coltivazione di cannabis per uso personale è consentita.
Al momento, sono ben tre proposte di legge sono attualmente al vaglio della Commissione Giustizia; quella della Lega, in realtà, è una proposta per inasprire le misure previste dalle leggi in vigore mentre il M5S e il PD spingono per implementare una normativa più tollerante rispetto al consumo di cannabis.
Il mercato attuale
Dopo l’entrata in vigore della Legge n. 242, la filiera della canapa è cresciuta notevolmente; al contempo, in commercio sono comparsi numerosi negozi dedicati alla vendita di cannabis light e di altri derivati della canapa, come ad esempio l’olio di CBD e l’hashish legale, reperibile anche online tramite e-commerce certificati come Prodotti-cannabis.it.
Quando si decide di acquistare prodotti legali derivati dalla cannabis, è importante affidarsi solo ed esclusivamente a rivenditori autorizzati che operano attraverso canali trasparenti, in modo tale da ricevere le opportune garanzie circa la qualità (e la legalità) di ciò che si acquista. In tal modo si evitano spiacevoli ripercussioni sia per la salute che dal punto di vista legale.