Capisco che potrei correre il rischio del monotematismo riprendendo ancora una volta i gravosi problemi di una sanità “in panne”. Ma rilevare la gravità della condizione sanitaria ed operarne una pubblica denuncia è un necessario dovere per evidenziare il malessere e richiedere in modo deciso il ripristino di un servizio sanitario degno di un paese civile.
E scioccante assistere ad una diniegata salute pubblica con pronti soccorso semi aperti, privi perfino di servizi igienici, non si parli poi delle corsie dei vari reparti con carenza di medici, di infermieri e di OSS, ma il meglio lo danno le sale operatorie, che per queste ed altre carenze, vedi Oristano, non si riesce a programmare se non un intervento per settimana, al di là di urgenze, necessità ed operatività.
Poi si assiste ai vari giro tondo organizzati da sindaci, da varie associazioni socio assistenziali, o comunque gruppi di sostegno di interesse pubblico che vengono sistematicamente ignorati dalle istituzioni e dalle autorità competenti.
Questo è il mondo alla rovescia che sta creando ulteriori diseguaglianze, povertà ed inascoltate grida d’aiuto di chi auspicherebbe una vita migliore e degna di essere vissuta.
A quando dobbiamo aspettare per poter sentire l’indignazione dei tanti e qualchepiccola iniziativa dai responsabili delle istituzioni.
E se
ciò lo si propone alla stampa e ai mass media diviene un fatto doveroso, affinché l’opinione pubblica venga infornata, attraverso una libera ed adeguata stampa che oltre informare, forma la coscienza civile. Ormai sono mesi che i titoli della stampa enunciano la gravità e la crisi della sanità in Sardegna e soprattutto nelle zone interne, ma che colpisce con maggiore virulenza nella provincia di Oristano.Fermo restando il fatto che si sia varata a suo tempo una “cosiddetta”
riforma sanitaria sballata nei suoi equilibri, incapace di offrire servizi e di diffonderli neiterritori, specialmente in quelli più deboli e privi di risorse. Oggi, in tempo di pandemia, gli sconquassi che portano ad una ulteriore mala sanità e a turbamenti ci dimostrano a quale pericolosità pubblica si stia addivenendo senza porre alcun rimedio. Talché la stessa vaccinazione vede la Sardegna ultima nel panorama nazionale, e nel periodo post pasquale si evidenzia ancora di più l’inconcludenza e l’incapacità di imporre una svolta al nostro sistema. Se poi facciamo una rapida discesa verso gli inferi, ci accorgiamo, tolte le città metropolitane del nord e del sud, di quanto dolore e stridore di denti si percepiscano nelle corsie ospedaliere e negli altri gironi sanitari.E scioccante assistere ad una diniegata salute pubblica con pronti soccorso semi aperti, privi perfino di servizi igienici, non si parli poi delle corsie dei vari reparti con carenza di medici, di infermieri e di OSS, ma il meglio lo danno le sale operatorie, che per queste ed altre carenze, vedi Oristano, non si riesce a programmare se non un intervento per settimana, al di là di urgenze, necessità ed operatività.
Poi si assiste ai vari giro tondo organizzati da sindaci, da varie associazioni socio assistenziali, o comunque gruppi di sostegno di interesse pubblico che vengono sistematicamente ignorati dalle istituzioni e dalle autorità competenti.
Purtroppo si registra con dolore che ultimamente
vengono umiliati e sostanzialmente ignorati i sindaci, cioè coloro i quali rappresentano i territori e sono l’espressione diretta dei comuni, prima cellula istituzionale della società.Questo è il mondo alla rovescia che sta creando ulteriori diseguaglianze, povertà ed inascoltate grida d’aiuto di chi auspicherebbe una vita migliore e degna di essere vissuta.
A quando dobbiamo aspettare per poter sentire l’indignazione dei tanti e qualchepiccola iniziativa dai responsabili delle istituzioni.