Covid, una bomba sociale
Il fenomeno pandemico ha fatto emergere tutte le carenze del sistema sanitario regionale e se il vaccino rappresenta l’arma più efficace nella lotta al virus, la campagna è segnata da una lentezza inaccettabile.
La denuncia, a chiare lettere, arriva dai lavori del comitato esecutivo della Cisl territoriale di Sassari, riunitosi i giorni scorsi, nella sede di via IV Novembre, per fare il punto sulla difficile situazione creatasi dopo la diffusione del Covid-19.
La Cisl ritiene si debba lavorare per potenziare la distribuzione e la somministrazione, rafforzando i centri di vaccinazione, assicurando il sostegno del mondo del lavoro e potenziando, al contempo, il sistema sanitario con interventi mirati sulla medicina del territorio e la capacità ospedaliera.
Dall’esecutivo Cisl, presieduto dal segretario generale Pier Luigi Ledda, emerge lo scenario di «un’organizzazione sanitaria approssimativa, caratterizzata da farraginosità e confusione, che fatica a garantire la necessaria priorità agli anziani e ai fragili».
Al 21 aprile, denuncia il sindacato, erano 419.962 le persone vaccinate, pari al 26,06% della popolazione; 122.609 con la seconda dose, pari al 7,61%.
«I deficit dell’organizzazione sanitaria – spiega Pier Luigi Ledda – accrescono le gravi carenze nella Sanità territoriale e i disagi per i pazienti e i loro familiari, specie con la chiusura di strutture come la lungo degenza di Ittiri, la residenza psichiatrica di Sassari Rizzeddu, o con la mortificazione dell’assistenza domiciliare».
A ciò si somma la mancata apertura di Rsa e comunità integrate, che nel Sassarese sono al lumicino, la mancanza di hospice, la generale carenza di medici specialisti nella sanità territoriale ambulatoriale.
In questo contesto – secondo la Cisl – si rafforzano le preoccupazioni per le ricadute sociali, legate ai riflessi negativi sull’occupazione, sulle famiglie, sulle imprese e sull’intera comunità sarda.
«L’azione messa in campo da Governo e Regione – incalza il segretario territoriale – è assolutamente insufficiente a dare risposte efficaci in un territorio già sofferente, con migliaia di posti di lavoro a rischio e altrettante famiglie che avranno bisogno di sostegno almeno per tutto il 2021».
In caduta verticale il dato degli occupati, – 27 mila, che, tuttavia, non ha incremento quello dei disoccupati (che al contrario si sono anch’essi ridotti di -16 mila unità), ma ha visto crescere i cosiddetti inattivi (+28 mila), tendenza correlata alla rinuncia sempre più ricorrente a cercare lavoro per via della crisi di molte imprese.
In questo drammatico scenario spicca la provincia di Sassari per incremento di inattivi (+15%) e la contestuale riduzione, più grave, degli occupati (-11%) e, in controtendenza rispetto alle altre province, per l’aumento di disoccupati (+3%).
«Una bomba sociale – conclude Ledda – sta travolgendo il mercato del lavoro e va subito disinnescata, da una parte, con la richiesta al Governo nazionale di un’ulteriore proroga del blocco dei licenziamenti e della continuità della cassa integrazione Covid e, dall’altra, con l’apertura da parte della Giunta regionale di un confronto con il sindacato confederale per condividere strategie e interventi urgenti da mettere in campo per la soluzione delle crisi industriali e del lavoro e per promuovere lo sviluppo dell’isola all’interno di una strategia che capitalizzi le enormi potenzialità del Next Generation UE, del Quadro comunitario di sostegno 2021-2027, del Fondo di sviluppo e coesione e delle altre ingenti risorse europee e nazionali».
Per far fronte alla situazione, l’organo esecutivo del sindacato di via IV Novembre, ritiene, infatti, necessaria una terapia d’urto finalizzata alla crescita e allo sviluppo del Sassarese con una scala di priorità in alcuni settori che, più di altri, non possono aspettare: l’area di crisi complessa, la chimica, l’energia, i trasporti, la sanità e l’edilizia.