«Giusto tenere in considerazione chi, per reali ragioni di salute, non può essere sottoposto alle somministrazioni».
«Noi non siamo certo quelli che avrebbero accolto con favore una norma che avesse introdotto sic et simpliciter un obbligo di vaccinazione “radicale” per gli operatori sanitari: il provvedimento, appena adottato dal Consiglio dei Ministri, lo troviamo tuttavia equilibrato perchè introduce una obbligatorietà di fronte ai vaccini, nei confronti dei professionisti della sanità, che tiene comunque conto di quelle eccezioni relative a quei soggetti che non hanno certo scelto di propria sponte di non vaccinarsi, ma che dimostrano, per palesi ragioni di salute, di non poter essere sottoposti alla somministrazione.
Senza dimenticare le vicende di coloro che fino ad ora hanno scelto solo in via temporanea di non vaccinarsi e che siamo certi lo faranno, e tenendo anche dei casi dei colleghi che si sono contagiati sul campo, per difendere la salute degli italiani, e per i quali, come da circolare ministeriale, sono stati appena introdotti determinati tempi di attesa per sottoporsi al vaccino (3-6 mesi dalla fine del loro contagio) che tengono conto delle loro differenti condizioni di salute rispetto a chi non ha contratto il virus».
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up, commenta il Dl sull’obbligo vaccinale per gli operatori sanitari, appena emanato dal Consiglio dei Ministri.
«Questa norma inoltre introduce un epilogo complesso, con un iter che comunque prevede la sospensione temporanea dello stipendio per l’operatore solo come ultima ratio, aprendo la strada alla possibilità di recuperare il sanitario, nel rispetto della sua dignità, con l’attribuzione di funzioni diverse, che lo mettano ad esempio nella condizione, come è giusto d’altro canto nel rispetto del paziente, di non lavorare a contatto con i soggetti a rischio.
Un dl che troviamo equilibrato dal momento che prevede una norma di esenzione dalla responsabilità penale, anche perchè tutto questo consente agli operatori sanitari di non sentirsi sulla testa una spada di Damocle e di lavorare con serenità visto che lascia aperto un altro alveo di responsabilità che però non toccano la sfera penale.
Così come viene specificato che la sospensione è da considerarsi pro tempore in quanto mantiene efficacia fino all’assolvimento dell’obbligo vaccinale o, in mancanza, fino al completamento del piano vaccinale nazionale e comunque non oltre il 31 dicembre 2021», conclude De Palma.