Sanita’ Nursing Up De Palma: «DL Obbligo vaccinale, no alle pericolose distorsioni di una legge che deve tutelare i malati ma non certo crocifiggere gli infermieri».
«Utilizzare lo smart working per impiegare temporaneamente i colleghi non vaccinati».
Il DL sull’obbligatorietà vaccinale per gli operatori sanitari è stato adottato, pur non essendo a nostro parere necessario, dal momento che già competeva, e compete alla buona capacità organizzativa di un’azienda, il saper adibire ad attività differenti i sanitari non vaccinati, utilizzandoli nell’ambito delle proprie funzioni.
Ciò premesso, parliamo di un provvedimento che si presenta equilibrato sotto il profilo del diritto, seppur con riferimento esclusivo, ovviamente, alle procedure di garanzia in esso previste, dove l’eventuale privazione del compenso potrebbe giungere solo come estrema ratio. L’applicazione delle nuove regole potrebbe celare aspetti complessi che meritano di essere analizzati con calma e raziocinio.
Nello specifico vorremmo evitare di trovarci di fronte a casi di Aziende Sanitarie che dimostrano di non aver compreso il senso del disegno di legge e ne facciano un uso improprio.
Non si alzino in alcun modo polveroni e non si minaccino ritorsioni nei confronti degli operatori sanitari, quando invece la norma mette nella condizione di impiegare differentemente quelle poche unità interessate, dirottandole su funzioni diverse non a contatto con i soggetti fragili, in modo da tutelare da una parte i malati, dall’altra li diritti dei singoli sanitari.
Chiediamo che le aziende sanitarie impieghino quindi i colleghi non vaccinati, nel rispetto della legge, prioritariamente nelle attività di smart working e/o in attività che tengano conto delle loro personali competenze e declinazioni.
Guai ad assumere quindi atteggiamenti non equilibrati o persecutori, screditando il sacrificio quotidiano degli infermieri che combattono in prima linea e distogliendo l’attenzione da problematiche ben più gravi.
Così Antonio De Palma, Presidente del Sindacato Nursing Up, approfondendo alcuni aspetti applicativi del DL sull’obbligatorietà dei vaccini per gli operatori sanitari.
Non vorremmo mai che il polverone sollevato nel recente passato da alcune amministrazioni intorno alle scelte personali degli operatori sanitari, fosse destinato più che altro a sviare l’attenzione pubblica da vicende scabrose, come ad esempio quella dei 60 milioni di mascherine non a norma.
Insomma, chi ci dice quanti sono, tra le migliaia di colleghi che si sono ammalati sino ad oggi svolgendo il proprio lavoro, quelli che hanno contratto il virus proprio a causa di questo pericoloso atteggiamento di scarsa attenzione verso ciò che doveva essere il fondamentale mezzo da utilizzare per la loro ed altrui protezione?
Le Aziende Sanitarie si preoccupino piuttosto di utilizzare tutti gli strumenti organizzativi adeguati per impiegare gli infermieri che non si vaccinano, che peraltro rappresentano una sparuta minoranza rispetto alla grande massa, senza ledere la loro dignità, come la legge prevede.
Non serve far finta di non vedere che il DL è arrivato sotto la spinta di una opinione pubblica fuorviata da presunte schiere di infermieri che avrebbero scelto di non vaccinarsi.
Ora siamo pronti a combattere, beninteso, contro chi dovesse fare un uso sbagliato della norma, trasformandola in un cappio verso quelli che fino a ieri erano eroi e che non possono certo diventare immeritatamente untori.
Ci stiamo forse dimenticando che stiamo parlando di quegli stessi professionisti che fino a pochi mesi fa sono stati travolti da lodi ed elogi per la loro abnegazione, malgrado una cronica disorganizzazione li abbia esposti a condizioni di lavoro prive di qualsiasi sicurezza o garanzia (mancanza di mascherine, forniture non conformi, assenza di tute di contenimento etc etc?)
Chi si preoccupava di difendere la loro salute quando le aziende non li sottoponevano a tamponi e li costringevano ad ammalarsi di giorno in giorno a migliaia?
Quale dirigente organizzativo è stato dato in pasto alla gogna mediatica, come oggi si fa con gli infermieri, per aver omesso l’adozione di quelle indispensabili misure, volte a scongiurare contagi e decessi tra gli operatori sanitari? Nessuno.
Ciò nonostante, l’attenzione dell’opinione pubblica continua ad essere dirottata solo sugli infermieri e, in questo momento in particolare, su quei pochi che ancora non si vaccinano piuttosto che su quelle dirigenze ai vari livelli che hanno l’obbligo di provvedere a difendere l’incolumità collettiva con ogni mezzo.
Siamo più che certi che dopo questo provvedimento del Consiglio dei Ministri, molti operatori che erano semplicemente indecisi, comprenderanno che la strada giusta da percorrere è quella di vaccinarsi.
Come Sindacato, i nostri rappresentanti tuteleranno i colleghi che, per attestate ragioni di salute non potranno sottoporsi alle somministrazioni ed ovviamente daranno anche voce e sostegno a chi la pensa diversamente, cioè a quei colleghi che riterranno di operare scelte “differenti”, sempre nel rispetto dei precetti di legge vigenti, perchè in ogni sistema democratico civile queste persone hanno il sacrosanto diritto di chiedere che le loro istanze godano della considerazione che si deve ai vari livelli istituzionali.
E’ giunto invece il momento in cui, chi è investito delle responsabilità organizzative, piuttosto che orientare l’attenzione del pubblico sulle scelte dei singoli, risponda per le proprie responsabilità, quelle che non hanno saputo impedire il contagio tra gli infermieri e, talvolta, anche le perdite di vite umane.
Nursing Up presidierà sul comportamento delle aziende sanitarie e continuerà ad assistere quei colleghi che dovessero essere discriminati per via delle loro scelte, o che fossero soggetti a vessazioni per gli stessi motivi.
Insomma, in un Paese civile ognuno ha diritto di assumersi la responsabilità di rivendicare quelli che avesse motivo di considerare come propri diritti e/o prerogative in un contesto tanto delicato e controverso come quello di sottoporsi ad una vaccinazione.
Di fronte a tutto ciò, il Nursing Up continuerà a lottare per dar voce ad ognuna delle singole posizioni, contro qualsiasi forma di strumentalizzazione organizzativa o di atteggiamento discriminatorio».