Con queste parole, la presidente di Confprofessioni Sardegna, Susanna Pisano, annuncia la presentazione del II Rapporto sulle Libere Professioni in Sardegna, che sarà presentato venerdì 9 aprile 2021, a partire dalle 15.00 in diretta streaming sulla pagina Facebook di Confprofessioni.
E i dati del Rapporto fotografano una Regione sospesa. Con un PIL stagnante e un’occupazione bloccata agli stessi livelli di dieci anni fa, la Sardegna fa i conti con le conseguenze economiche del Coronavirus. Pur essendo una delle Regioni meno colpita dall’emergenza sanitaria, gli effetti della pandemia si fanno sentire soprattutto sul mercato del lavoro, dove si registra una percentuale di inattivi e disoccupati più alta rispetto alla media nazionale e un tasso di occupazione del 53,8%, inferiore di oltre 4 punti a quello del Paese.
“Il Rapporto regionale è uno strumento di analisi indispensabile per conoscere la realtà professionale in Sardegna. Il nostro obiettivo è proprio quello di colmare la scarsa conoscenza del nostro mondo soprattutto a livello regionale”, commenta il presidente nazionale di Confprofessioni, Gaetano Stella. “Grazie a una grande mole di analisi, dati e informazioni ad oggi non reperibile in nessun’altra pubblicazione di settore, il Rapporto è una fonte di conoscenze fondamentale per mettere in campo efficaci politiche di sviluppo locale, un manuale pronto all’uso per i nostri interlocutori istituzionali e associativi, quanto mai utile in una fase così complessa come quella che stiamo vivendo”.
I professionisti nel mercato del lavoro sardo. Il mercato del lavoro sardo registra tra il 2011 e il 2019 una diminuzione dell’1,9% degli occupati, con un calo che colpisce soprattutto gli indipendenti (-8,7%), gli imprenditori (-42,7%), coadiuvanti familiari, collaboratori e soci di cooperativa (-40,6%), e i lavoratori autonomi (agricoltori, artigiani e commercianti), che calano dell’1,3%. Crescono invece dello 0,6% dei lavoratori dipendenti e del 2,8% i liberi professionisti, che, con circa 28 mila unità al 2019, costituiscono però il 19,3% dei lavoratori indipendenti sardi, dato che si colloca nettamente al di sotto dell’aggregato nazionale (27%). I veterinari trainano la crescita, ma i commercialisti soffrono.
Nell’Isola a farla da padrona sono le “Attività professionali, scientifiche e tecniche” – settore che racchiude principalmente avvocati, commercialisti, consulenti aziendali e architetturi e ingegneri – che nel 2019 rappresentano il 61% dei professionisti sardi. Seguono a distanza i professionisti della sanità e dell’assistenza sociale (18%), quelli del settore di commercio, finanza e immobiliare (15%) e dei servizi alle imprese e tempo libero (7%).
Dal Rapporto curato dal prof. Paolo Feltrin emerge comunque un settore professionale che prova a reagire alla crisi: tra il 2011 e il 2019 nella Regione si registra un aumento di veterinari e addetti ad altre attività scientifiche (+146,1%), le professioni tecniche (architetti, ingegneri) segnano una crescita significativa (+19,4%) e anche gli avvocati e notai tengono il passo (+4,9%). Ricambio generazionale al palo. Soffrono invece i professionisti di area amministrativa (-26,6%), di commercio, finanza e immobiliare (-7,9%), di sanità e assistenza sociale (-2,4%) e dei servizi alle imprese (-26,8%), settori nei quali il ricambio generazionale fatica a decollare. Tra il 2011 e il 2019, infatti, si registra una diminuzione dei professionisti nella fascia d’età tra i 15 e i 34 anni, che non superano il 12% del totale dei professionisti sardi. Ad attrarre i più giovani sono invece le professioni legate alla “Sanità e assistenza sociale” che passa dal 11% nel 2011 al 30% nel 2019; all’Area Legale, che passa dal 2 all’8%, all’area amministrativa (dal 3 al 17%) e il settore dei “Veterinari”, in cui i giovani tra i 15 e i 34 anni passano dal 5 al 25%.
Stazionario l’andamento anche tra gli over 55 che tra il 2011 e il 2019 segna un modesto incremento a livello di sistema. Tuttavia, scendendo nel dettaglio, la quota di lavoratori con più di 55 anni, composta da professionisti esperti, è particolarmente attiva nel settore “Servizi alle imprese e tempo libero”, che passa dal 3% del 2011 al 45% del 2019, nelle professioni giudicihe (+9%), nell’area amministrativa (+15%) e nell’area del commercio, finanza e immobiliare (+6%); mentre i settori che registrano una riduzione per la fascia over 55 sono “Area tecnica” (-3%), “Veterinari e altre attività scientifiche” (-13%) e “Sanità e assistenza sociale” (-21%). Il totale dei professionisti sardi over 55 risulta stabile dal 2011 al 2019, e si assesta al 24% sul totale dei liberi professionisti.
Parità di genere ancora lontana.
Anche in Sardegna si conferma, come in tutta la Penisola, un marcato gap di genere tra professionisti e professioniste in ogni fascia d’età: gli uomini rappresentano il 63% dei professionisti sardi tra i 15 e i 34 anni, il 58% di quelli tra i 35 e i 44 anni, il 70% tra i 45 e i 54 anni, il 62% tra i 55 e i 64 e il 78% degli over 65. Per le due fasce di età 55-64 e over 65 il gap di genere è ancor più evidente rispetto a quello riscontrato nelle fasce dei più giovani, segnale che nelle nuove generazioni il divario tende a ridursi. Eppure sono proprio le professioniste ad aver un livello di istruzione superiore a quello dei colleghi maschi.
Sebbene l’accesso a un ordine professionale richieda una laurea per la maggior parte delle professioni, in Italia la quota di professioniste laureate oscilla tra l’80% e l’85%, contro il 61%-67% dei colleghi maschi. Il trend è confermato anche in Sardegna, dove sono laureati solo il 65% dei professionisti, contro l’82% delle libere professioniste.
(ITALPRESS).