Il punto di Roberto Napoletano. La prova del nove del Mezzogiorno
Con il Recovery Plan l’unica cosa che non si può dire è che manchino i soldi.
Che cosa ha fatto il governo Draghi per attuare la coerenza meridionalista del programma e invertire brutalmente la rotta rispetto al ventennio precedente? Ha messo tutto ciò che si può provare a fare finanziare nel Pnrr con oltre il 50% delle infrastrutture per una mobilità sostenibile e il pieno dell’alta velocità ferroviaria, il 48% della banda digitale ultraveloce, il 48,9% dell’impresa verde e il 44,66 della transizione ecologica, cifre importanti per la scuola e la ricerca con una dote di oltre 14 miliardi. Al Mezzogiorno è stato assegnato il 40,47% netto (82 miliardi) sui 206 miliardi del Piano nazionale di ripresa e resilienza ripartibili territorialmente. Ha messo invece nel fondo complementare con la stessa corsia preferenziale ciò che non sarebbe stato ammesso a finanziamento come la Salerno-Reggio Calabria (altri 9,4 miliardi) e progetto porti. Poi ci sono i bandi di gara per asili nido e altro. Tutto però dipende da macchina esecutiva e governance nuove. Questa è la vera clausola di garanzia del Sud
di Roberto Napoletano, Direttore del Quotidiano del Sud – l’Altravoce dell’Italia
Facciamo un po’ di chiarezza sui numeri del Recovery Plan che riguardano il Mezzogiorno perché il dibattito è pericolosamente inquinato da un giro largo di cantastorie e capipopolo. L’ordine di grandezza dell’intervento non ha precedenti e supera nettamente in euro equivalenti il flusso di spesa pubblica attivato nel decennio d’oro (’51-’61) della Cassa del Mezzogiorno nel Dopoguerra del miracolo economico italiano. Chiariamoci bene fino in fondo. In un arco temporale di cinque anni si mobilita oggi più capitale pubblico produttivo di quanto in un periodo doppio (dieci anni) si trasferì alle regioni meridionali negli anni in cui maggiormente si investì per ridurre il divario tra le due Italie e la lira vinse l’oscar mondiale delle monete. Al Mezzogiorno è stato assegnato il 40,47% netto (82 miliardi) sui 206 miliardi del Piano nazionale di ripresa e resilienza ripartibili territorialmente. A questi, però, andrà aggiunta la quota che verrà aggiudicata sulla base di bandi di gara per un importo complessivo di 20 miliardi e qui, soprattutto su asili nido e sociale, si presume che la partita che i territori meridionali possono giocare è decisamente favorevole. Dove, però, i numeri sono già certi e straordinariamente rilevanti per favorire la convergenza tra le due aree del Paese è nella distribuzione delle risorse del Fondo complementare e del piano di accompagno che è l’intuizione più importante di questo progetto di rinascita dell’Italia e la prova fisica della coerenza meridionalista dell’intero programma di interventi.