«Lasciamo finalmente liberi gli infermieri pubblici, mettiamo una volta per tutte a disposizione della sanità territoriale, delle RSA, delle case di cura e cliniche private, e di ogni cittadino che ne avesse bisogno, la loro competenza, professionalità e la loro enorme esperienza sul campo. Diamo una sterzata decisiva al percorso di rinnovamento del nostro sistema sanitario, profondamente debilitato da quella cronica carenza di personale che rappresenta ormai il nostro vero tallone d’Achille.
Nursing Up rivolge un nuovo appello al Governo.
Questa mattina ho scritto al Ministro Speranza, ho richiamato le richieste che la nostra delegazione mise proprio nelle sue mani e in quelle del capo della sua Segreteria Tecnica, e gli ho chiesto di intervenire senza indugio in Parlamento, sede di conversione del DL 41, affinchè l’alveo di disapplicazione delle norme che prevedono l’esclusività degli infermieri pubblici, ivi adottato, si estenda a tutte le attività professionali infermieristiche.
Come sindacato chiediamo, inoltre, di non limitare tale provvedimento al solo periodo emergenziale. Abbiamo proposto emendamenti a questo fine e abbiamo anche attivato, da giorni ormai, una forte attività di pressing ai vari livelli della politica, per cercare di non perdere l’importante occasione della conversione in legge del DL 41 del quale parliamo.
Insomma, noi chiediamo un provvedimento più ampio di quello attuale, parliamo di una svolta decisiva per il destino delle attività sanitarie destinate all’intera collettività».
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Sindacato Nursing Up.
«Si pensi adesso a costruire: lo si faccia ora, con coscienza, quando siamo ancora nel pieno di una pandemia che continua a essere la nostra spada di Damocle. L’esigenza di assistenza infermieristica è ai massimi livelli: ce lo dicono il CENSIS, la FNOPI, i nostri report e proiezioni, ce lo dicono le RSA del Piemonte, della Lombardia e del Veneto, solo per citarne alcune, che versano sull’orlo del collasso proprio per mancanza di infermieri. Ce lo confermano le realtà ospedaliere dove i colleghi, dal primo giorno della battaglia contro il Covid, soffrono le pene dell’inferno senza quelle indispensabili assunzioni che invece avrebbero garantito turni più umani.
Il cittadino, d’altro canto, obiettivo principale di una sanità territoriale che ha bisogno di un grande rinnovamento, sarebbe ben lieto di poter contare su infermieri di fiducia senza doversi recare in ospedale. Parliamo di professionisti accreditati in qualità di pubblici dipendenti, gente che dimostra ogni giorno, sul campo, la massima competenza e affidabilità ma che purtroppo, in forza di norme obsolete e anacronistiche, non può operare al di fuori del SSN: unica eccezione, ma solo dopo il DL 41/2021, le attività vaccinali.
Si tratta di un primo ma insufficiente traguardo che abbiamo ottenuto dopo mesi di lotte e scioperi. Troppo poco, ancora troppo poco, siamo di fronte a un enorme vulnus, in primis per il singolo cittadino. I dati del Censis hanno quantificato in 72mila il numero di colleghi che mancano all’appello in Italia. Noi abbiamo aggiunto anche i posti che devono essere calcolati dopo l’ampliamento delle terapie intensive voluto dai recenti provvedimenti legislativi. Così superiamo abbondantemente le 80mila unità.
Cosa aspettiamo allora?
Permettiamo finalmente agli infermieri dipendenti di mettersi a disposizione di altre realtà private. Perché ostinarsi a impedire questo? Le carenze di personale continueranno a essere sempre un muro invalicabile contro cui sbatteremo la testa finché non ci saranno nuove assunzioni.
Eppure i 270mila infermieri dipendenti ci sono già, non possiamo ignorarlo, sono un valore innegabile e su di loro possiamo contare.
Nella lettera appena inviata al Ministro Speranza ho ricordato le nostre richieste e la disponibilità da lui assicurataci già quando, pochi mesi or sono, scendemmo nelle piazze italiane con il nostro “cahier de doleances” e per ribadire la necessità che la libera professione degli infermieri dipendenti non fosse solo un modesto barlume di luce nell’oscuro periodo di questa triste emergenza, ma che fosse concepita, invece, come un vero e potente faro, capace con la sua forza, di dare impulso ed energia al nostro stremato sistema sanitario nazionale».