Rimango piacevolmente sorpreso dall’accoglienza e dalla solarità di Simona, che mi mostra lo studio fotografico da poco ultimato, dove noto l’accostamento vintage degli elementi d’arredo e il colore verde della pareti. Mi fa vedere una vetrina, dove ci sono vari libri fotografici ed alcune macchine fotografiche analogiche. Mi mostra con orgoglio la sua prima macchina fotografica: una Kodak instamatic, oltre ad altri vari pezzi analogici regalati dallo zio o da amici, come Nikon e Contax, che espone in primo piano.
Ci spostiamo nella sala laboratori e sala consulenze, dove – precisa Simona – riceve una persona, massimo 2 per non creare assembramenti. Mi fa vedere la sala pose, dove i fondali fotografici vengono alternati tra bianco, nero e grigio, che fanno da sfondo ai ritratti che esegue con il 70/200, per non avvicinarsi troppo al soggetto.
<<Questo locale – dice Simona – l’ho voluto chiamare “Oltre lo Specchio – Salotto Fotografico”, perché in realtà l’idea è quella di fare una sala di accoglienza, dove le persone si sentano a loro agio, dove possiamo parlare, conoscerci e prendere un caffè, una tisana, si ascolta la musica, diventando, questo, un momento di incontro con me e con sé stessi>>.
Nella sala vedo esposti tutti i diplomi che Simona ha conseguito duranti i suoi corsi di formazione professionale, come: Psicologia del ritratto fotografico, Fototerapia e fotografia terapeutica, oltre al corso di Insegnante di metodologia Caviardage.
Ora saliamo dalla sala principale al primo piano, attraverso la bella scala interna di noce scuro, nella nuova zona, dove c’è la seconda sala pose, che è stata adibita in uno spazio più riservato per altri generi fotografici più intimi. Vi è la possibilità di poter pernottare nel locale, oltre al noleggio della sala.
Negli scaffali si notano le scatole di diapositive che si usavano fino ad una ventina d’anni fa e fanno intuire il percorso fotografico che ha intrapreso Simona, che parte dal periodo in cui le pellicole erano l’unico strumento di ripresa.
Simona in questo difficile periodo che riscontri stai avendo, visto che per te è una nuova attività?
<<Sono agli inizi, comunque sono abbastanza contenta del riscontro che sto avendo, specialmente nei ritratti, perché cerco di lanciare qualcosa di diverso, di innovativo. Attualmente ci sono tante persone, che solo perché fanno fotografie , pensano di essere fotografi; il ritratto è inflazionato. Io vorrei cercare di dare un connotato più intimo al ritratto, più introspettivo, sono donna, ho fatto questo percorso a Roma, quindi ritratto e autoritratto diventano un incontro con sé stessi. Mettersi davanti alla macchina fotografica è come avere uno specchio della persona, e a differenza del selfie, che viene condiviso freneticamente nei social, questo è un modo che serve a riflettere su sé stessi, un mezzo di introspezione. Nei ritratti che propongo, cerco di tirar fuori dalla persona il suo carattere, la sua personalità, in modo che si rispecchi e si riconosca>>.
Hai già fatto qualche lavoro del genere?
<<L’ho fatto da poco con qualche persona e una in particolar modo mi ha dato grandi soddisfazioni>>.
Si è riconosciuta nelle fotografie che le hai scattato?
<<Allora, questo è stato interessante, perché in alcune immagini si, probabilmente si è riconosciuta anche in quelle che son piaciute più a me, anche se forse erano più scomode. Erano quelle più profonde, con cui ho fatto emergere cose che lei non amava rivedere, però in linea di massima mi ha detto che si è riconosciuta, quindi è stata una bella esperienza, un bell’incontro>>.
<<In genere invito le persone a portare oggetti personali ed accessori che loro amano e fanno parte del loro vissuto, in modo che possa capire come muovermi ed interagire meglio. Una persona, ad esempio, ha portato una foto di sé con il fratello di quando era bambina e ha voluto che la riprendessi con quell’oggetto. Son venute fuori delle cose interessanti, molto bella come situazione>>.
<<Altro incontro che mi ha emozionato, quello con una ragazza disabile, dove la fotografia è stata usata come percorso terapeutico. Dopo la mia prima selezione delle immagini, le ho stampate e le abbiamo posizionate e viste assieme alla persona ritratta, seduti nel tappeto, srotolato per l’occasione, ricreando immagini e testi da me guidati, coinvolgendola totalmente>>.
Come mai ti è venuta quest’idea del salotto fotografico, è una cosa che volevi realizzare da tanto tempo?
<<Volevo un mio spazio da gestire, in cui poter fare quel che ho fatto a Roma e a Matera. A Matera ho imparato molto con il “Metodo Caviardage” di Tina Festa, nell’unire le immagini alla scrittura creativa poetica. Inoltre è stato possibile realizzare questo mio desiderio grazie al tempo libero che mi è rimasto, per il fatto che nelle scuole non ho potuto più presentare progetti, la didattica si è fermata, e sono stati interrotti i laboratori che prima svolgevo regolarmente>>.
<<Quindi ho pensato – riprende Simona – finalmente di realizzare uno spazio mio e dedicarmi al ritratto, all’autoritratto, dato che l’ho sempre fatto, ma in esterni , non con questo colorito e non in questo connotato. Trovo che per me sia l’ambiente ideale per realizzare questo genere fotografico, che abbia sia un connotato riflessivo, sia che qualcuno voglia avere una foto ricordo della famiglia, dove si può ricreare un set di vintage, tipo le fotografie antiche. Vedi, ci sono i trespoli dove ci si appoggiava per le lunghe pose date dalle pellicole di bassa sensibilità, che avevano una plasticità notevole, pur avendo un micro mosso che le rendeva più vive>>.
<<Se avessi potuto, avrei fatto anche arte terapia, dato che ho completato tanti corsi di formazione un anno prima della pandemia a Roma, dove ogni fine settimana partecipavo a un modulo di due giorni. molto intensivo. Avevo docenti come psicologi, docenti di arte terapia , educatori, ed è stato un percorso molto intenso. E come se avessi trovato il modo di unire il mio modo di fare fotografia alla psicologia, quindi la fotografia è diventata un mezzo di conoscenza di sé e nei limiti del possibile, è il mezzo che adopero per aiutare gli altri, anche se io non sono psicologa>>.
Bene Simona, grazie dell’ospitalità, l’incontro è stato molto interessante, ti auguro di realizzare il tuo progetto, che in fondo è sempre stato il tuo sogno.
<<Grazie a te>>.
per Informazioni: Simona Sanna – Via dei Catalani 8 – Oristano – Tel.347 9098 501 – www.simonasanna. it – mail: simonasanna.ca@gmailcom
Michele Vacca