“Gentile Ministra, l’incarico che Le è stato attribuito dal Presidente Mario Draghi inerente la guida del Ministero della Coesione e del Sud non vi è dubbio che implichi un impegno davvero rilevante, finora inedito” ha scritto Biagio Maimone, fondatore del Movimento Sudisti Italiani, in una lettera indirizzata al Ministro Mara Carfagna.
“Per tale motivazione, riteniamo che il Suo impegno raccoglierà i frutti sperati solo se vorrà ascoltare la voce dei meridionali onesti – ha continuato Maimone – i quali aspirano, non solo al superamento della crisi generata dal coronavirus, ma anche alla soluzione della loro crisi atavica, ossia la crisi socio-economica, lasciata loro in eredità, a partire dall’unificazione italiana, che ha visto il Sud Italia annoverato tra le terre depresse, povere in tutti i sensi, perché povere di lavoro, in quanto dimenticate dallo Stato italiano.
Noi del Movimento Sudisti Italiani siamo stati i primi a credere in Lei, come, difatti, riportato da alcuni articoli pubblicati su diversi quotidiani nazionali.
Avevamo già capito che Lei potesse essere la figura femminile capace di porsi alla guida di un epocale processo di cambiamento del Sud Italia.
Avevamo avuto fiuto nell’individuare le Sue doti e il Presidente del Consiglio Mario Draghi le ha ratificate, affidandoLe, difatti, l’incarico di essere fautrice del miglioramento delle condizioni sociali, economiche e culturali del nostro Sud Italia.
Avevamo espresso il desiderio di affidarLe la guida del nostro Movimento perché abbiamo visto in Lei la persona che possiede le doti necessarie.
Desideriamo precisare che il nostro Movimento è in fase di costituzione, in quanto sta esaminando, con scrupolosa attenzione, i territori del Sud Italia che sono maggiormente sofferenti e vuole individuare la più equa modalità affinché i suoi cittadini possano sentirsi veramente partecipi del rinnovamento verso cui essi saranno condotti.
Sarà un momento di gloria per i cittadini del Sud Italia e, nel contempo, della nazione italiana, vedere di essere finalmente introdotti nell’ambito dei processi politici italiani, dai quali, da sempre, sono stati esclusi, in modo davvero sbalorditivo, quasi alla stregua di “figli di un dio minore” e, pertanto, senza dignità alcuna.
Ci preme sottolineare, inoltre, di aver aderito al progetto di far parte del grande Centro, il futuro Partito Popolare Italiano, che Gianfranco Rotondi intende costituire.
Desideriamo, inoltre, far presente di apprezzare il fatto che sia una donna a prendersi cura dei territori del Sud Italia, in quanto riteniamo che occorra un punto di vista politico finalmente innovativo, che faccia della cultura cosiddetta “materna” e, pertanto, creativa e solidale, nel contempo, il presupposto da cui prendere le mosse per far fronte ad un progetto che non è solo di natura socio-economica, come Lei ben sa, ma anche di natura storica. in quanto cambierà la storia italiana che è stata costruita, nel corso del secoli, solo parzialmente, quasi in modo approssimativo, proprio in quanto il Sud Italia, che, senza alcun dubbio, fa parte della nazione italiana, è stato eluso dal progetto politico che si doveva realizzare, a partire dalla seconda guerra mondiale.
Possiamo affermare che, risolvendo la questione meridionale, sarà scritta una nuova pagina della storia italiana, che sarà il punto di partenza per innescare il tanto declamato processo di sviluppo per le nuove generazioni ed anche per la valorizzazione dei tesori che il Sud Italia ha dovuto quasi nascondere, senza trarne quel giovamento socio-economico e culturale che avrebbe costituito maggior benessere non solo per il Sud, ma anche per l’intera nazione italiana, rendendola emancipata sotto ogni profilo, arricchita dai contenuti delle menti evolute del Sud Italia, emigrate altrove.
E’, pertanto, indiscutibile, che l’unificazione dei territori italiani sia il presupposto ineludibile per realizzare lo sviluppo dell’intera nazione italiana, che risulta essere la verità storica e socio- economica, rivelatasi, non solo agli occhi degli economisti più all’avanguardia, ma anche agli occhi degli italiani, che, in seguito alla pandemia, hanno compreso che escludere significa diventare tutti poveri. Il benessere, per essere duraturo e produrre i suoi frutti, deve necessariamente essere un bene universale ed includere tutti, nessuno escluso. L’economia da escludente deve trasformarsi, pertanto, in economia includente, che ci piace definire con il termine “L’Economia dal Volto Umano”.