I residui 180 milioni di euro non sono stati pagati in ottemperanza al contratto di cessione medesimo, che prevedeva la sospensione dell’obbligo di pagamento fino al definitivo pronunciamento della Commissione Europea sulla configurabilità o meno quale aiuto di Stato della convenzione in essere con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti relativa alla continuità territoriale verso le isole maggiori. Tale pronunciamento è intervenuto solo nel primo trimestre 2020, quando la società era già stata colpita dalla più grave crisi di mercato della storia recente, ed è diventato definitivo e non impugnabile nel dicembre del 2020, quando la società era già in concordato con riserva e, in ragione di ciò, impossibilitata a pagare”.
“La società – continua la nota – ha individuato un investitore internazionale, con il cui supporto ha presentato a tutti i suoi creditori un piano di ristrutturazione” da cui “potrebbe conseguire il rimborso dell’80% del credito vantato da Tirrenia di Navigazione”. Tale piano “ha incontrato il favore di oltre il 95% dei fornitori, che tra l’altro hanno continuato a supportare la società con il credito commerciale, mentre Tirrenia di Navigazione S.p.A. in A.S., il cui credito non è assistito da alcuna garanzia, ha fin dall’inizio richiesto un trattamento migliore rispetto a quello offerto agli altri creditori”.
Compagnia Italiana di Navigazione S.p.A., continua la nota, “nel tentativo di rispondere a tali pressanti richieste, ha pertanto dovuto migliorare progressivamente la propria proposta, giungendo infine ad offrire il rimborso in misura pari all’80% del credito vantato da Tirrenia di Navigazione, garantito, da parte dell’investitore, dal valore di navi e altri asset, per circa il 130% del credito dilazionato, con un margine di garanzia assolutamente inusuale per la ristrutturazione di un credito che, allo stato, non gode di alcun privilegio”.
La controproposta avanzata ieri da Tirrenia di Navigazione “prevede invece una garanzia pari a circa il doppio del credito dalla stessa vantato, con tempistiche di pagamento assolutamente non compatibili rispetto ai flussi previsti nel succitato piano di ristrutturazione”.
“Lungi dal rifiutare tale proposta”, Compagnia Italiana di Navigazione “si è limitata esclusivamente a rilevare che quanto richiesto da Tirrenia di Navigazione S.p.A. in A.S. non è sostenibile dal punto di vista finanziario; ciò, anche sulla base dell’anticipazione dell’attestazione ex art. 182-bis l.fall. resa dall’esperto indipendente. Lo stesso esperto indipendente che ha, tra l’altro, stimato che in caso di mancato successo del piano di ristrutturazione e di apertura di una procedura di amministrazione straordinaria a carico della società, Tirrenia di Navigazione S.p.A. in A.S. riuscirebbe a recuperare un importo compreso tra il 7% e il 19% del suo credito, peraltro con tempistiche certamente più lunghe rispetto a quelle previste nell’attuale piano (che si conclude nel 2025) e senza alcuna garanzia. In particolare, la proposta di accordo avanzata da Compagnia Italiana di Navigazione S.p.A. nei confronti di Tirrenia di Navigazione S.p.A. in A.S. prevede un primo pagamento parziale di 23 milioni di euro, pressochè immediato, che corrisponde al recupero totale medio che quest’ultima potrebbe attendersi nel caso in cui, a seguito del mancato raggiungimento di un accordo di ristrutturazione, intervenga una dichiarazione di insolvenza di Compagnia Italiana di Navigazione S.p.A”.
Compagnia Italiana di Navigazione S.p.A. e il Gruppo Moby “esprimono la loro viva preoccupazione a fronte del rischio concreto che la posizione assunta dai Commissari Straordinari di Tirrenia di Navigazione S.p.A. in A.S. possa determinare l’insolvenza dell’intero Gruppo imprenditoriale, con conseguente apertura di un’ulteriore procedura di amministrazione straordinaria in capo alla società, da cui potrebbe derivare non solo una diminuzione di valore per gli stessi creditori di Tirrenia di Navigazione S.p.A. in A.S., ma anche la perdita del posto di lavoro per gli oltre 6.000 addetti e l’esborso di centinaia di milioni di euro per i contribuenti, necessari per il mantenimento della continuità aziendale”.
(ITALPRESS).