“Mimì” sarà in cartellone da domani, martedì 18 maggio, alle 20.30 fino a sabato 22 maggio alle 20.30 al Teatro Massimo di Cagliari, domenica 23 e lunedì 24 maggio alle 20.30 al Teatro Comunale di Sassari e infine martedì 25 maggio alle 20.30 all’AMA / Auditorium Multidisciplinare di Arzachena – in collaborazione con Deamater.
Il sipario della Stagione 2020-2021 de La Grande Prosa organizzata dal CeDAC/ Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna si apre su “Mimì. Da sud a sud sulle note di Domenico Modugno” – lo spettacolo ideato e interpretato da Mario Incudine con testi di Sabrina Petyx e la regia di Moni Ovadia e Giuseppe Cutino.
«Un viaggio quotidiano verso una terra straniera chiamata palcoscenico» sulle tracce del celebre cantautore pugliese, conosciuto e amato al di qua e al di là dell’oceano: “Mimì” racconta le aspirazioni e i sogni, la dura lotta per sopravvivere, ma anche la volontà di riscatto, la passione e il talento di tanti giovani “meridionali” di ieri e di oggi, disposti a lasciare la patria, la famiglia e gli affetti alla ricerca di miglior fortuna. «Mimì siamo noi. Ogni giorno che passa. Noi che desideriamo Volare ma che non sempre sappiamo di avere le ali per poterlo fare» è il messaggio dello spettacolo, quasi un invito a non arrendersi, a continuare a lottare e non lasciarsi scoraggiare dalle difficoltà, un’esortazione a non smettere mai di inseguire i propri sogni.
Mario Incudine sarà anche protagonista mercoledì 19 maggio alle 9 in diretta su Radio X – Social Club: nell’intervista a cura di Sergio Benoni, inserita nel ciclo di incontri Oltre la Scena, il cantautore siciliano parlerà del suo rapporto con la musica e il teatro, della collaborazione con Moni Ovadia e del ruolo di Domenico Modugno nel panorama culturale dell’Italia del Novecento.
“Mimì. Da sud a sud sulle note di Domenico Modugno” è quindi un omaggio all’artista pugliese, che attraverso le sue canzoni ha saputo evocare il fascino e le suggestioni della Sicilia, reinventandosi un’identità e un’appartenenza a un’isola ricca di storia e di echi letterari, fin dall’Antica Grecia, pare su suggerimento di un certo Frank Sinatra: «Fingiti siciliano! La Sicilia la conoscono tutti, tutti sanno dov’è e poi il dialetto è molto simile al tuo, al pugliese. Fingiti siciliano e conquisterai il mondo!». La profezia di “The Voice” trova conferma nelle fama straordinaria di Modugno, soprannominato “Mr. Volare” dal ritornello di uno dei suoi pezzi più celebri, “Nel blu dipinto di blu”, con cui trionfò al Festival di Sanremo nel 1958 e ancora continua ad ammaliare il mondo.
Sotto i riflettori, insieme al poliedrico cantautore e attore siciliano, l’affiatato ensemble formato da Antonio Vasta (pianoforte, fisarmonica e organetto), Manfredi Tumminello (chitarre e bouzouki) e Pino Ricosta (contrabbasso e percussioni); gli arrangiamenti musicali sono di Mario Incudine e Antonio Vasta, i costumi di Daniela Cernigliaro, il disegno luci di Giuseppe Cutino e Vincenzo Miserandino, il suono di Daniele Bruna – produzione A.S.C. Production. Una performance emozionante e coinvolgente, per un ritratto d’artista sullo sfondo del Novecento: come un moderno “cantastorie”, Mario Incudine rievoca con parole e musica la figura di quel ragazzo di Polignano a Mare che ha sedotto l’Italia e l’America. Raffinato interprete della tradizione popolare oltre che autore di canzoni originali, Domenico Modugno è stato anche attore di cinema e teatro, nel cast di sceneggiati televisivi come “Scaramouche” (dove manco a dirlo interpreta anche la sigla): tra le collaborazioni più significative, quelle con il poeta Salvatore Quasimodo, che gli permise di mettere in musica due sue poesie – “Ora che sale il giorno” e “Le morte chitarre” e quella con Pier Paolo Pasolini, per il film “Uccellacci e uccellini” (in cui canta i titoli di testa su musiche di Ennio Morricone) e per un episodio di “Capriccio all’italiana”, “Che cosa sono le nuvole?” con Totò e Ninetto Davoli, Laura Betti e Adriana Asti (dove interpreta l’omonimo brano, su testo dello stesso Pasolini).
Un giovane del Sud, pieno di talento e con il gusto dell’avventura, con una splendida voce dal timbro inconfondibile e una innegabile presenza scenica, perfino un certo carisma, capace di “bucare” lo schermo come di risultare convincente in teatro, ma anche di scrivere versi e comporre canzoni, oltre che di innovare il vasto patrimonio della musica popolare italiana. Un’autobiografia cinematografica dal titolo emblematico, “Tutto è Musica” sembra quasi riassumere il senso e la “poetica” di una carriera ricca di successi, che non hanno fatto dimenticare all’artista le sue origini, come attestano l’impegno politico degli ultimi anni e la sua costante attenzione e la grande sensibilità alle questioni sociali: le note struggenti di “Amara terra mia” rielaborazione di “Addije, addije amore”, un brano tradizionale abruzzese, realizzata in collaborazione con Enrica Bonaccorti (già coautrice de “La lontananza”) raccontano il dramma dell’emigrazione. “Mimì” ripercorre la vicenda artistica e umana di Domenico Modugno, anche attraverso una preziosa antologia delle sue canzoni, da “Malarazza” a “Lu pisci spada”, dai pezzi più conosciuti e amati ad altri meno noti, ma non meno interessanti e importanti per definire la personalità del grande cantautore.
«Ho sempre amato Domenico Modugno» – rivela Mario Incudine nell’intervista di Valentina Grotta per “Amadeus” – «Lo ascolto da quando ero bambino e mi ha sempre affascinato il suo modo di essere un artista trasversale. Mi ha sempre incuriosito il suo precorrere i tempi, inventare mode, anticipare tendenze. E mi ha sempre molto affascinato il suo sapere raccontate così bene la mia terra, la Sicilia, in un modo così poetico e raro. Nessun siciliano ha saputo descrivere la Sicilia meglio di lui. Mi affascinava il modo che aveva di usare gli animali con “exempla” per sottolineare vizi e virtù degli uomini. Mi piaceva questa arte, tutta sua, di cantare con gli occhi, con la faccia, con il corpo. Questo recitare più che cantare, questo “cuntare” come fosse un modernissimo cantastorie». E prosegue: «grazie a queste canzoni, si racconta uno spaccato d’Italia, si entra dentro un periodo storico, si scava nella forza del dialetto che, come diceva lui stesso, è la nostra unica lingua, ma soprattutto si racconta un sogno, che è il suo e il mio: il sogno di chi vuole trovare il suo posto nel mondo e lo fa con la fame vera, quella che ti fa prendere la vita a morsi, quella che ti fa partire e lasciare tutto per potere realizzare ciò che desideri».