Il punto di Roberto Napoletano: pagliacci, smettetela di giocare.
I numeri verità del ritardo italiano in Europa e la qualità miserevole del dibattito politico.
Il piano delle necessità dell’economia italiana misurato dalle previsioni biennali dell’Unione europea e il piano della battaglia politica quotidiana dei partiti sono insieme la fotografia più nitida possibile del dramma italiano. La cruda realtà di un Paese che non cresce da vent’anni nell’interesse miope di pochi e nel silenzio complice di tutti, ci dice che nel 2020 abbiamo perso l’8,9% del prodotto interno lordo e, cioè, un bel 30% in più della media europea, e che nel 2021 per la prima volta non siamo più il fanalino di coda e cresceremo del 4,2% in linea con la media europea scontando positivamente l’effetto del Recovery Plan. Morale: se in un anno abbiamo perso praticamente il 9% e nell’anno successivo recuperiamo il 4% e rotti, vuol dire che nonostante l’effetto del Recovery Plan sulla nostra economia il divario tra l’Italia e l’Europa si allarga invece di restringersi. A fine 2022 dovremmo crescere di un altro 4% e rotti con qualcosina in più – 4,4% rispetto al 4,2% previsto dell’anno prima – e raggiungeremo così i livelli pre-crisi pandemica che sono quelli dell’unico Paese europeo che non aveva mai raggiunto i livelli della sua economia prima della grande crisi finanziaria del 2007/2008. Sì, avete capito bene, è esattamente così. Questi sono i numeri veri del dramma strutturale italiano.