Non sono mancati, però, cali occupazionali soprattutto nei comparti produttivi maggiormente interessati dalle limitazioni stabilite dal governo, come l’agriturismo e il florovivaismo, o quello delle produzioni destinate all’export o ai canali HoReCa. La contrazione più intensa si è verificata nel 2° trimestre 2020, mentre nel terzo è stata meno marcata. La diminuzione dell’occupazione ha interessato particolarmente le regioni del Mezzogiorno, in particolare Calabria, Campania e Sicilia, che insieme hanno totalizzato 1,7 milioni di giornate in meno. Colpite anche la Toscana ed il Lazio.
“Per valutare gli effetti negativi sull’occupazione dell’emergenza sanitaria, e le eventuali nuove diseguaglianze prodotte, occorre tenere presente che l’occupazione agricola è caratterizzata da una forte componente di lavoratori stranieri, che rappresentano il 32% sul totale degli operai agricoli attivi in Italia. Altro elemento che ha caratterizzato il settore nel corso del 2020 è stato lo scarso utilizzo del lavoro agile, dovuto proprio alle caratteristiche del lavoro agricolo. Ciò ha determinato qualche difficoltà soprattutto alle lavoratrici che hanno dovuto usufruire di altri istituti per conciliare i tempi di vita e di lavoro in un contesto in cui le scuole sono state praticamente chiuse per quasi tutto l’anno”, ha ricordato Agrinsieme.
“L’efficacia delle azioni messe in atto dalle nostre imprese, unita all’attività che di solito si svolge all’aperto e in spazi amplissimi, ha permesso di mantenere scarsa l’incidenza dei contagi da Covid-19. L’attenzione che le imprese e le cooperative agroalimentari hanno mostrato verso la salute e sicurezza dei propri dipendenti – ha concluso il Coordinamento – hanno consentito di raggiungere questo importante risultato, ottenuto anche affrontando costi non trascurabili per gli adeguamenti necessari ai protocolli di sicurezza nel tempo emanati”.
(ITALPRESS).