Nel 2020 il crollo dell’occupazione giovanile sarda: scomparsi quasi 12mila posti under 35
Nell’ultimo anno in Sardegna sono “scomparsi” dal mercato del lavoro oltre 11mila occupati under 35. E’ questa la “cicatrice” che la pandemia sta lasciando sul mondo del lavoro giovane.
Nel 2020, infatti, sono andati perduti 11.777 posti di lavoro giovane, con un decremento degli occupati, rispetto al 2019, del 9,1% contro una media nazionale del -5,1%, dato che pone la Sardegna al terzultimo posto in Italia per le assunzioni giovani.
E’ questa la fotografia sull’occupazione giovanile dell’Isola scattata dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna, che ha analizzato la dinamica regionale degli occupati under 35 tra il 2019 e il 2020, su dati ISTAT, UnionCamere e ANPAL.
L’analisi su attivazioni e cessazioni dei rapporti di lavoro dipendente di imprese private, evidenzia che il saldo annualizzato – la differenza tra i flussi di assunzioni e cessazioni in dodici mesi, che rappresenta la variazione tendenziale delle posizioni di lavoro – è diventato negativo a febbraio 2020 ed è peggiorato a causa della crisi Covid-19 fino a toccare il minimo a giugno 2020; nella seconda parte dell’anno la situazione è migliorata ma a dicembre 2020 il saldo annualizzato è ancora pesantemente negativo.
Notizie non positive anche per ciò che riguarda il tasso di occupazione nella fascia d’età 15-34 anni (in Sardegna nel 2020 erano 108mila, equivalente al 19,8% sul totale dei lavoratori): con una media del 22,9% di occupati, l’Isola rimane 8 punti sotto la media nazionale del 29.8%. La classifica è aperta da Bolzano con il 50,5% dei giovani occupati e chiusa dalla Sicilia con il 17,6%.
Al contrario delle assunzioni tradizionali, l’anno appena concluso ha invece visto un incremento delle assunzioni giovanili attraverso il contratto di apprendistato, strumento che nell’Isola ha fatto segnare un +179 posizioni rispetto all’anno precedente. Nel 2020, alla fine del periodo formativo, le trasformazioni in posizioni stabili di questo rapporto di lavoro sono salite del 9% rispetto al 2019.
“C’è bisogno urgente di misure urgenti per rilanciare l’occupazione, in particolare quella giovanile, e investimenti sulla formazione e sulle competenze dei lavoratori – commentano Antonio Matzutzi e Daniele Serra, Presidente e Segretario di Confartigianato Imprese Sardegna – per contribuire a costruire un futuro di lavoro per le nuove generazioni”.
In un recente incontro presso la Camera dei Deputati, Confartigianato ha chiesto di rimuovere gli ostacoli che scoraggiano le imprese ad assumere. In particolare sui contratti a termine, è stata sollecitata l’eliminazione strutturale dell’obbligo di indicare la causale e del contributo addizionale previsto in occasione di ciascun rinnovo. Inoltre, è stato anche chiesto di garantire la possibilità per tutte le imprese di continuare a utilizzare il lavoro agile in maniera semplificata. Sul fronte delle politiche attive del lavoro, l’Associazione Artigiana sostiene la necessità di una riforma del sistema di orientamento scolastico e professionale con il rilancio degli Istituti Professionali e degli Istituti Tecnici, investimenti sulle competenze professionali a cominciare dall’uso delle tecnologie digitali e puntando sull’apprendistato duale e professionalizzante.
“È proprio dall’apprendistato che passa la ripresa dell’occupazione giovanile – sottolineano Presidente e Segretario di Confartigianato Sardegna – strumento, quello dell’apprendistato, che si conferma il contratto a causa mista più adatto a soddisfare le esigenze formative dell’artigianato e delle piccole imprese e a preparare i giovani ad entrare in un mercato del lavoro che richiede competenze tecniche evolute imposte dalla rivoluzione digitale”.
Per Confartigianato Sardegna, un passo fondamentale, nell’occupazione giovanile, è quello di “di favorire la trasmissione d’impresa per non disperdere il patrimonio economico e di competenze professionali consolidato nelle aziende che hanno molti anni di attività alle spalle”.
“Il passaggio generazionale nelle aziende rappresenta un grande valore economico e di cultura produttiva – concludono Matzutzi e Serra – che deve essere preservato e rilanciato dai giovani, sostenendo e facilitando il passaggio di testimone a chi, erede del titolare o dipendente, vuole rilevare l’impresa”.
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