“Su questa pietra: Nuove poesie e visioni dalla quarantena” di Pietro Berra
Un anno fa, il poeta Pietro Berra, in piena pandemìa, usciva con una raccolta poetica dal titolo “L’Indifferenza del cinghiale – poesie e visioni dalla quarantena”, (che ha ottenuto un notevole successo di critica e di pubblico) un corpo poetico (fatto anche di visioni fotografiche iper/ realisticamente oggettive di Mirna Ortiz Lopez) in cui la natura e le necessità urbane si dispiegano tra le crepe di un tempo della quarantena pietrificato e pietrificante. Un corpo poetico che vive il suo essere naturalmente per la Vita, celebrandola in un canto sacro che custodisce nel suo “athanor” ombre, simulacri d’umanità in un bestiario quasi dal sapore medioevale, di creature alienate, alienanti.
Ora Pietro Berra torna con una nuova pubblicazione, sempre per i Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno, dal titolo “Su questa pietra: Nuove poesie e visioni dalla quarantena” di Pietro Berra che raccoglie un sentire poetico che ha nel suo dna ancora qualcosa, qualche residuo, strascico silente, che emerge dal profondo di un vissuto fatto di limiti e limitazioni come solo una pandemia mondiale riesce a imporre. L’opera è arricchita dai foto/contributi di Leonardo Berra, Mirna Ortiz Lopez, Paola Arias.
“Pagina dopo pagina, si intuisce che una pubblicazione di questo genere, ha uno scopo politico preciso, di contrasto totale al rumore bianco vacuo e senza senso che produce e di cui si ciba la società in cui viviamo. Il ru more dell’affermarsi a suon di non ascolto, di prevaricazione, il rumore bianco del tempo libero occupato dalla compulsività dello shopping, e dell’ostentazione social, del nulla del nulla insomma.
Berra invece sa che esiste un’arma potentissima, incubatrice di mondi, universi, di essenzialità… il Silenzio. Un’arma che non è da intendersi come strumento di isolamento e chiusura, ma mezzo attraverso il quale attuare un processo di pulizia intellettuale e spirituale così netta, definita e precisa, da recuperare il proprio focus, e attraverso una nuova disciplina pensare a essere, di- venire soprattutto, una voce fuori dal coro, in grado di essere quel pulviscolo che nell’ingranaggio del Grande Fratello, blocca, inceppa, disregola, scardina il sistema…
Prova a immaginare tremila miliardi non di banconote, ma di alberi.
Li abbiamo mandati al confino
come tutti quelli che danno fastidio calla nostra brama di conquista. Li andiamo a visitare meno di quanto ci rechiamo al centro commerciale.
Mentre noi scivolavamo a valle
loro sui pendii si prendevano le terre dei nostri avi. Hanno sviluppato
forme di solidarietà soprannaturale sostengono persino i morti.
Per che cosa si preparano?
Per un futuro senza l’invasore?”
Dall’introduzione di Stefano Donno (editore)
Pietro Berra (Como, 1 agosto 1975) è giornalista, poeta, scrittore e attivista culturale italiano. Come poeta ha ottenuto il primo riconoscimento nel 1994, quando frequentava l’ultimo anno di liceo, vincendo il Premio letterario nazionale di poesia e narrativa Merate – VIII Edizione. Nel 1997 ha esordito con la raccolta Un giorno come l’ultimo. In viaggio per le strade di Como e della mente (Dialogolibri, Olgiate Comasco) e da allora si è distinto per un lavoro di ricerca sulle connessioni tra la parola poetica e i luoghi (“Pietro Berra scrive ‘Camminando si impara’. Se vado a ritroso, lo aveva già detto con Un giorno come l’ultimo (1997), poesie in viaggio per le strade”. Così Massimo Daviddi su “laRegione” del 14 ottobre 2019) e sulla poesia come elemento della vita quotidiana.
Un percorso che ha avuto tra i suoi esiti anche la creazione di supporti diversi dal libro tradizionale, come il volume di poesie su cartoline, con pagine staccabili e spedibili, La città visibile. Poesie da affrancare (Lietocolle, Faloppio, 2015, con Francesco Osti. “A volte, nella poesia, spuntano idee originali, come quella di Pietro Berra e Francesco Osti, due dei migliori tra i nostri poeti nati negli anni Settanta”, scrive Maurizio Cucchi su “La Stampa” del 16 aprile 2016), le “Poesie in scatola” create in cinquanta pezzi tra il 2015 e il 2016 con l’artista Alcide Gallani (“Ciascuna piccola scatola è un pezzo unico prezioso come la parola che contiene…”, scrive Fulvio Panzeri su “La Provincia”, edizioni di Como, Lecco e Sondrio, il 7 luglio 2015) e le “PoeT-Shirt”, poesie da indossare prodotte dal 2019 dall’associazione Sentiero dei Sogni. Dalla profonda relazione tra la poesia e i luoghi, sono nate anche due raccolte che esplorano il Cile (Ode al vento, I Quaderni del Bardo, Lecce, 2015 e il Salento (Atlante Salentino, I Quaderni del Bardo, Lecce, 2018).
E nel 2020 la riflessione sull’abitare il mondo e se stessi, e sul rapporto uomo/natura, ha raggiunto l’apice nel libro di poesie e fotografie (in parte dell’autore e in parte di Mirna Ortiz Lopez) L’indifferenza del cinghiale. Poesie e visioni dalla quarantena (I Quaderni del Bardo, Lecce) che Maurizio cucchi, su “la Repubblica”, ha definito “una delle più autentiche e intense testimonianze, non solo poetiche, del tempo che abbiamo attraversato”. Un altro filone significativo della poesia di Berra è quello civile, che ha trovato espressione in particolare nella raccolta Poesie politiche (Luca Pensa Editore, Lecce, 2005. “Un universo che nasce dall’esigenza di riportare alla luce dell’inchiostro storie dimenticate: su tutte quelle di una (R)esistenza che non ha coordinate temporali o colori politici”, scrive Gian Paolo Serino su “la Repubblica”, edizione Milano, il 14 dicembre 2005).
L’attenzione per i luoghi, le architetture e la storia, accomuna la poesia di Berra con quella di un maestro del secondo Novecento, Giampiero Neri, al quale l’autore ha dedicato la biografia Giampiero Neri. Il poeta architettonico (Dialogolibri, Olgiate Comasco, 2005). Il legame culturale tra i due trova un esito anche nella poesia “A P. Berra” contenuta nella raccolta di Giampiero Neri Il professor Fumagalli e altre figure (Mondadori, 2012).