Più di un anno fa prendeva il via “Arcipelaghi”, un laboratorio teatrale rivolto a quindici studenti frequentanti i corsi del CPIA 1 Karalis (Centro Provinciale per l’Istruzione degli Adulti di Cagliari) all’interno della Comunità Terapeutica Dianova di Ortacesus.
Un percorso ideato e realizzato da Alessandro Mascia e Pierpaolo Piludu, attori e registi del Cada Die Teatro, in collaborazione con le insegnanti della scuola.
Dopo l’interruzione coatta per la situazione pandemica, le attività laboratoriali, non senza difficoltà, sono riprese e nello scorso marzo quei ragazzi, novelli appassionati di teatro, si sono ritrovati insieme a Piludu e Mascia per rappresentare nella loro Comunità uno studio compiuto sui personaggi presenti nell’opera di Maria Giacobbe, la scrittrice nuorese (da moltissimi anni vive in Danimarca, a Copenaghen) autrice de “Gli arcipelaghi”.Durante il laboratorio teatrale i partecipanti sono stati chiamati a mettersi nei panni di uno o più protagonisti del romanzo, per capire e rivivere in prima persona i sogni, le paure e le motivazioni che hanno spinto i personaggi creati dalla Giacobbe a compiere azioni talvolta spregiudicate e crudeli. La vicenda (un ragazzino che finisce in carcere perché sua madre lo ha spinto a vendicare l’assassinio di suo fratello, che aveva avuto la sventura di assistere a un furto) ha stimolato una riflessione profonda sui temi della violenza, della vendetta e della pena.
Il laboratorio, seppure in ritardo a causa della pandemia, ma così come era stato inizialmente previsto, si chiude ora proprio con la rappresentazione di ARCIPELAGHI, storica, e significativa, produzione di Cada Die, tratta, appunto, dal romanzo “Gli arcipelaghi” di Maria Giacobbe.
Lo spettacolo andrà in scena domani, venerdì 4 giugno, alle 10, negli spazi della Comunità Terapeutica Dianova, a Ortacesus: l’adattamento teatrale è di Alessandro Lay, che cura anche la regia, e Pierpaolo Piludu, protagonisti lo stesso Piludu e Alessandro Mascia, che ha collaborato alla drammaturgia (disegno luci e illuminotecnica di Giovanni Schirru, suono di Matteo Sanna, scene di Mario Madeddu e Marilena Pittiu).
Giosuè, un ragazzino di quattordici anni, viene ucciso perché ha visto troppo. Nessuno sa chi è stato. Tre mesi dopo, nella notte di S. Antonio, “la notte dei fuochi”, un uomo viene freddato con un colpo di pistola. La mattina successiva Oreste, anche lui quattordicenne, si presenta lacero e bagnato fradicio a casa dei Rudas, amici di famiglia che vivono in un paese a parecchi chilometri dal suo. Cosa è successo? Quella che pian piano si inizia a immaginare è la verità? Applicare la legge, punire, equivale sempre a riparare all’errore? E qual è il vero significato di “giustizia”?
“Il teatro, come tutta l’arte, ha il compito e il dovere – è scritto nelle note di regia – non tanto di dare risposte ma di porre domande, possibilmente scomode e di non facile soluzione, che invitino lo spettatore a prendere posizione su quello che dal palcoscenico gli viene proposto”. E ancora: “’Arcipelaghi’, come già indica il titolo, racconta non una ma più vicende, non espone una verità ma, come fossero vere e proprie isole che man mano affiorano, porta a galla le diverse visioni di ognuno dei personaggi, fino a formare, appunto, un ‘arcipelago’ di verità, in cui decidere cosa è giusto e cosa no resta un compito del lettore o, nel nostro caso, dello spettatore”.
Del libro di Maria Giacobbe non si può non ricordare anche l’intensa riduzione cinematografica di Giovanni Columbu, che con “Arcipelaghi” firmò la sua opera prima.