Il 13 giugno 1983 cadeva vittima di un agguato da parte dei sicari di Cosa nostra mentre a bordo della sua auto di servizio stava percorrendo via Cristoforo Scobar a Palermo, il capitano dei carabinieri Mario D’Aleo con i suoi collaboratori Giuseppe Bommarito e Pietro Morici.
Oggi ricorre 38° anniversario della strage e il CNDDU vuole ricordarne la vicenda.
La storia giudiziaria dimostrò che i mandanti dell’assassinio erano i boss Michele Greco, Totò Riina, Bernardo Provenzano, Pippo Calò, Giuseppe Farinella e Nenè Geraci; mentre ad eseguire l’omicidio furono Michelangelo La Barbera, Salvatore Biondino e Domenico Ganci.
Mario D’Aleo era impegnato in indagini molto delicate che riguardavano la cosca di San Giuseppe Jato, guidata da Bernardo e Giovanni Brusca. E proprio su quest’ultimo aveva avviato delle procedure ispettive per accertare la qualità dei rapporti esistenti tra famiglia brusca e la società produttrice di calcestruzzi “Litomix S.p.A.”, che premeva anche ad Angelo Siino (soprannominato il “Ministro dei lavori pubblici di Cosa Nostra”).
Subito dopo l’attentato furono conferite, sotto la Presidenza della Repubblica di Sandro Pertini, tre medaglie d’oro al valor civile per ricordare il sacrificio e il coraggio dei carabinieri morti nell’attentato.
“Comandante di Compagnia Carabinieri operante in zona ad alto indice di criminalità organizzata, pur consapevole dei gravi rischi cui si esponeva, con elevato senso del dovere e sprezzo del pericolo svolgeva tenacemente opera intesa a contrastare la sfida sempre più minacciosa delle organizzazioni mafiose. Barbaramente trucidato in un proditorio agguato tesogli con efferata ferocia, sacrificava la sua giovane vita in difesa dello Stato e delle istituzioni. Palermo, 13 giugno 1983” (Medaglia d’oro al valor civile (alla memoria) conferita a Mario D’Aleo, 31 agosto 1983)
“In servizio in una Compagnia Carabinieri operante in zona ad alto indice di criminalità organizzata, pur consapevole dei gravi rischi cui si esponeva, con elevato senso del dovere e sprezzo del pericolo svolgeva tenacemente opera intesa a contrastare la sfida sempre più minacciosa delle organizzazioni mafiose. Barbaramente trucidato in un proditorio agguato tesogli con efferata ferocia, sacrificava la sua giovane vita in difesa dello Stato e delle istituzioni. Palermo, 13 giugno 1983.” (Medaglia d’oro al valor civile (alla memoria) conferita a Giuseppe Bommarito, 31 agosto 1983)
“In servizio in una Compagnia Carabinieri operante in zona ad alto indice di criminalità organizzata, pur consapevole dei gravi rischi cui si esponeva con elevato senso del dovere e sprezzo del pericolo svolgeva tenacemente opera intesa a contrastare la sfida sempre più minacciosa delle organizzazioni mafiose. Barbaramente trucidato in un proditorio agguato tesogli con efferata ferocia, sacrificava la sua giovane vita in difesa dello Stato e delle istituzioni. Palermo, 13 giugno 1983” (Medaglia d’oro al valor civile (alla memoria) conferita a Pietro Morici, 31 agosto 1983)
In una giornata così importante per le Forze dell’ordine e per la lotta alla criminalità organizzata è stata dichiarata dal dottor Nicola Gratteri l’intenzione di presentare domanda per l’incarico a procuratore nazionale antimafia.
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani auspica che la richiesta possa essere accolta per il bene del Paese.
Ci auguriamo che i giovani possano trarre spunto dalla dedizione con cui simili uomini hanno condotto la lotta alla criminalità organizzata in modo esemplare, anche documentandosi sulle vicende storiche e attuali adeguatamente.
prof. Romano Pesavento
Presidente CNDDU