È di oltre un euro a litro la media del latte pagato al pastore dalle cooperative per l’annata 2019 – 2020 come emerge da una analisi Coldiretti Sardegna a chiusura dei bilanci, avvenuta in questi giorni. Lo scorso anno la media di vendita del Pecorino romano è stata di 7,39 euro secondo le elaborazioni Coldiretti Sardegna sui dati Clal, fonte ufficiale del Consorzio del Pecorino Romano, mentre nel 2021 il prezzo del Pecorino romano si attesta ad una media 8,32 (sempre elaborazioni coldiretti su dati Clal) con un + 14,37% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Dati importanti, che vedono una differenza di circa 10 – 15 centesimi rispetto al prezzo remunerato per l’annata 2019 – 2020 dai caseifici privati.
In crescita anche le produzioni di Pecorino romano, in linea con il trend dell’anno scorso che si è concluso con un + 14,7% rispetto all’annata precedente 2018 – 2019.
“Come ripetiamo da anni è in momenti positivi come questi in cui si è tutti più sereni e lucidi che occorre programmare e strutturare il comparto – afferma il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu -. Nonostante la crescita delle produzioni di Pecorino romano per quest’anno non c’è ancora il pericolo del ciclico crollo del prezzo ma occorre guardare avanti, poiché i tempi, se non si intervenisse in anticipo, potrebbero essere meno felici”.
“Lo strumento per calmierare il sistema c’è già ed è tutto sardo – afferma il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba – ed è il bando indigenti ad economia circolare coniato in pieno lockdown da Coldiretti Sardegna con la condivisione di tutta la filiera, produttori, Consorzi di tutela e Regione. Lo scorso anno sono stati stanziati 5 milioni di euro per l’acquisto di pecorini a breve stagionatura da destinare agli indigenti sardi. Soldi sardi spesi in Sardegna con benefici per il comparto lattiero caseario e per le famiglie meno fortunate. Questi consentiranno di spostare la produzione del latte in pecorini diversi dal Romano, e con i 5 milioni dello scorso anni quest’anno si potrebbero produrre 10mila quintali di Pecorino romano”.
“Strumento – precisa Battista Cualbu – che si potrebbe utilizzare nel futuro in modo più mirato e strutturato per controllare le produzioni di Romano. In questo modo, oltre a tenere i denari in Sardegna, avremmo una destinazione sociale del pecorino acquistato. Una sorta di rivoluzione copernicana in cui non si premia chi produce Romano ma si acquistano gli altri tipi di pecorino che vengono valorizzati e si diffonde la cultura del loro consumo”.