FSP Polizia interviene sulla scarcerazione di Brusca
“Sulla scarcerazione di Giovanni Brusca non c’è da discutere in punto di diritto, e questo è fin troppo ovvio. E però, anzitutto c’è una questione morale che interroga le coscienze e dovrebbe imporre limiti invalicabili più rispettosi dello sconfinato dolore causato dall’indicibile ferocia di un soggetto che ha improntato la sua vita al disprezzo per lo Stato, per la vita, per l’umana pietà. In secondo luogo, questa vicenda mette in luce un paradosso: più una persona delinque, e dunque più potenzialmente ha da ‘raccontare’, meno paga, potendo godere di benefici che non spettano a chi magari ha ammazzato ‘solo’ una persona e non è un delinquente di alto rango. Il senso della legge sui collaboratori di giustizia lo conosciamo, ma il corto-circuito che si crea in situazioni come questa è dirompente rispetto al concetto di giustizia, di equità, di riprovazione sociale”.
Lo afferma Valter Mazzetti, Segretario Generale Fsp Polizia di Stato, dopo la scarcerazione di Giovanni Brusca al termine della sua pena di 25 anni, avuta in virtù dei benefici connessi alla sua collaborazione con la giustizia.
“Il nostro pensiero, più affranto che mai – conclude Mazzetti – corre alle famiglie delle vittime di mafia, ai nostri tanti caduti della Polizia di Stato, che hanno versato il proprio sangue in nome di una giustizia che ha ritenuto le loro vite, e il lutto dei loro cari, valevoli appena 25 anni di carcere. E dopo quale pentimento? Dopo che hai sciolto un bambino nell’acido, e ti dici pentito, puoi davvero voler uscire di prigione e tornare a fare la tua vita? Brusca fuori a 64 anni, ancora in tempo per vivere buona parte della sua esistenza in libertà. Relegate all’ergastolo del dolore le famiglie delle 150 persone che ha ammazzato. Amaro in bocca per chi serve tutti i giorni uno Stato che è sceso a questo compromesso”.