Facendomi sobbalzare sulla sedia, cito a mente, Gianroberto Casaleggio si espresse in modo diretto più o meno così: direttore, si dimentichi i loro nomi, non contano, sono lì per realizzare la rivoluzione che io e Grillo abbiamo in testa, uno vale uno di questi parlamentari perché la rivoluzione è una e vale per tutti, loro devono premere il bottone e fare in parlamento quello che noi di volta in volta decidiamo. Questo spirito di una rivoluzione sbagliata non deve fare buttare via anche il seme del disagio sociale e della crescente diseguaglianza su cui è cresciuto l’albero della più numerosa rappresentanza parlamentare del Paese. Il seme va preservato per sfrondare l’albero dai rami del nulla e della persistente irrealtà alla Di Battista e fare crescere i rami del duro governare misurandosi con i problemi crescenti di cui in modo diverso sono stati alfieri Conte e Di Maio e di cui il governo di unità nazionale guidato da Draghi è oggi l’ancoraggio ideale.
Il punto di Roberto Napoletano. L’ora di ricucire le due Italie
L’azione del Governo e la sua relazione sociale e lo sfaldamento di parti della rappresentanza politica
Lo sfaldamento dei Cinque stelle fa sì che l’unico punto vero di stabilità forte del Paese è il governo di unità nazionale. Non solo è senza alternative, ma è addirittura l’unico elemento possibile di stabilità. Abbiamo detto e lo ripetiamo: Grillo non ha più niente da dire, Conte ha molto da dire e ancora di più da fare. Può dargli una mano importante Di Maio che ha superato molte prove e non è più quello dell’inizio. Entrambi debbono traghettare il Movimento Cinque stelle fuori dal mondo dell’irrealtà. Siamo davanti a un Piano nazionale di ripresa e di resilienza (Pnrr) cadenzato sulla capacità di dare risposte ogni tre mesi verificabili sul campo e, rispetto alla realizzazione del quale, non sono ammesse discontinuità o défaillance di sorta. Questo governo ha impresso al cambiamento un ritmo bestiale, Draghi lo impersonifica in casa e fuori, la squadra dei ministri lavora bene insieme. Uscire dal circuito infernale del regionalismo all’italiana è la precondizione della Nuova Ricostruzione e della ricucitura delle due Italie
di Roberto Napoletano, Direttore del Quotidiano del Sud – l’Altravoce dell’Italia
LO SFALDAMENTO dei Cinque stelle fa sì che l’unico punto vero di stabilità forte del Paese è il governo di unità nazionale. Non solo è senza alternative, ma è addirittura l’unico elemento possibile di stabilità. Abbiamo detto e lo ripetiamo: Grillo non ha più niente da dire, Conte ha molto da dire e ancora di più da fare. Può dargli una mano importante Di Maio che ha superato molte prove e non è più quello dell’inizio. Entrambi debbono traghettare il Movimento Cinque stelle fuori dal mondo dell’irrealtà. I parlamentari grillini, donne e uomini, devono dimostrare con le loro scelte che non sono quei “burattini” nelle mani di Grillo e di Casaleggio padre come lui stesso mi spiegò riservatamente la sera prima dell’unica apparizione pubblica da me moderata a Cernobbio.