“Madre Acqua – Frammenti di vita di Sergio Atzeni”
Frammenti di vita. Il 26 Maggio scorso il Gruppo di Lettura del Circolo Peppino Mereu di Siena ha organizzato la visione in streaming del documentario “Madre Acqua – Frammenti di vita di Sergio Atzeni”, per la regia di Daniele Atzeni.
La proiezione, alla quale hanno aderito anche i circoli sardi di Firenze, Roma,La Plata,Tucuman, è stata seguita da un confronto tra i partecipanti e il regista Daniele Atzeni (nessuna parentela solo omonimia).Il film, uscito nel 2015, ripercorre la vita dello scrittore dalla giovinezza sino alla prematura morte attraverso filmati d’epoca, lettura di brani, testimonianze o interviste di persone che lo hanno conosciuto e gli sono state vicine per ampi periodi della sua vita.
I “frammenti” del film raccontano per immagini le varie fasi della vita dello scrittore: la militanza giovanile nel P.C.I., il ruolo da leader nel movimento studentesco, la precoce esperienza nel giornalismo, il posto fisso all’Enel, la crisi personale in seguito alla delusione del concorso per un ruolo da giornalista nella nascente Rai3, con probabile conseguente separazione dalla moglie, abbandono del lavoro stabile e della sua terra d’origine.
La persona reale si fonde con il personaggio: affascinante, laconico, modesto ma spavaldo, eretico, non controllabile e consapevole del proprio talento. Un artigiano della scrittura, che ritagliava nella notte il tempo per la produzione dei suoi libri, dopo un’intera giornata passata a fare altre cose necessarie per la sopravvivenza. Nei suoi ultimi anni molte traduzioni dal francese, faticate e sudate per riuscire a rendere fedelmente il pensiero dell’autore tradotto.
Nel film c’è un passaggio ricorrente: la veduta di Cagliari dal mare che si allontana al tramonto, la vista che chiunque sia partito da quel porto con la Tirrenia delle 17:00 conosce a fondo: lo struggimento per la propria terra che si allontana inesorabilmente, la bellezza del panorama che partendo dalla Marina risale sino a Castello, la nostalgia che già si impossessa di te e che niente di ciò che ti aspetta in continente può compensare.
La stessa visione che fa da sfondo a ”Il quinto passo è l’addio”, libro dal titolo purtroppo profetico i cui brani accompagnano le immagini.
Tra gli altri estratti, la cui lettura fa da colonna sonora del film, mi piace ricordare il passo sulla sua visione politica del potere: Sergio Atzeni afferma che il potere non può mai essere neutro in quanto presuppone sempre l’oppressione di un sottomesso, per lui non può esistere un potere pulito.
Il film registra anche la testimonianza di Goffredo Fofi che descrive il malessere, la confusione, la vena polemica e la forte personalità sarda di Atzeni negli anni in cui collaborò con Linea d’Ombra.
Mi ha anche colpito il ricordo della moglie e dell’ultima compagna, entrambe bionde, belle, intelligenti e volitive. Il loro racconto, coinvolto e lucido nel tratteggiare gli aspetti positivi e quelli più complessi dello scrittore nella sua vita privata, permette di avere una visione più intima di questo autore.
Infine, di particolare interesse letterario soprattutto per inquadrare la narrativa di Atzeni è il ricordo da studiosa di Gigliola Sulis che fece a lui l’unica intervista di stampo accademico.
Quello che emerge dal film è un uomo complesso e molto radicato nella sua identità sarda, anche se quella che traspare in tutti i suoi libri è una Sardegna non convenzionale, fuori dagli stereotipi di pecore e pastori, e ancora più vera e reale nei brani di natura prettamente fantastica.
Il dibattito che è seguito alla proiezione è stato molto partecipato e, anche grazie alla generosità del regista, fonte di spunti di approfondimento. Abbiamo percepito che molto dell’uomo e dello scrittore non è stato rappresentato, per limiti oggettivi di durata del film e per indisponibilità di alcune fonti ad essere riprese: è sfuggito quindi al registro filmico l’esperienza da sindacalista all’Enel, il ruolo di padre, il probabile ritrovato misticismo, le esperienze più scapestrate da giovane.
Ma forse è meglio così, è bene che non tutto sia stato raccontato, che resti sempre qualcosa di indefinito in modo da permettere a noi lettori appassionati dei suoi libri di completare l’idea che ognuno vuole farsi del proprio autore attraverso i suoi libri, le sue parole e i suoi personaggi.
Tutti siamo usciti da quella serata emozionati, grati a Daniele per la bellezza del suo film e con la voglia di rileggere tutti i libri di Sergio per ritrovare tra le righe
tracce della sua persona.
di Ilaria Saba