Il Museo dell’Intreccio Mediterraneo, MIM CASTELSARDO, sito all’interno della fortezza dei Doria, si propone come luogo ideale per preservare l’antica tradizione dell’intreccio. Il percorso museale è articolato su undici sale disposte su due piani. L’intreccio della città di Castelsardo si configura come un sapere antico non scritto, ma ancora oggi documentato e tramandato dagli abitati del borgo medievale alle nuove generazioni. Nelle vie della città è possibile incontrare le cestinaie, figure storiche e moderne, che al di fuori dall’uscio di casa intrecciano la palma nana, il fieno marino e la rafia. I loro manufatti, esposti ai turisti e ai passanti, riprendono le tecniche, le forme e i decori della antica tradizione ad intreccio di Castelsardo ma altresì richiamano i gusti personali e il talento innovativo dell’artigianato contemporaneo del luogo.
Nasce così l’idea di una mostra organizzata e realizzata dallo spazio VIVACE di NOVARA di Veronica Armani e Diego Maria Rizzo che metta insieme l’antico, la tradizione e l’arte contemporanea.
Ernesto Jannini, Dario Brevi, Vittorio Valente, Massimo Romani, Costantino Peroni, Davide Ferro, Gianni Cella, Federico Cozzucoli, Giovanni Sesia, Antonio Toma, Gianantonio Abate, Josephine Sassu i 12 artisti che si sono messi in gioco per rivedere e rielaborare in visione moderna, cesti e intrecci a seconda delle loro declinazioni artistiche.
Come nei periodi passati, anche nel terzo millennio è molto sentito il passaggio da un secolo all’altro. Esistono già dai primi anni di questo nuovo secolo tre grandi categorie di artisti, ovvero quelli che si sentono di ripercorrere la strada dell’iperrealismo, del Realismo, altri che sono spinti da un certo tipo di rinnovamento atto ad integrare l’arte tradizionale, ed i gruppi dalle forti e decise caratteristiche come le nuove avanguardie.
Si passa quindi dalle audaci installazioni realizzate utilizzando microcircuiti stampati a lavori influenzati da quella contaminazione tipica dei mass media e dalla pop art.
Da rielaborazioni e sovrapposizioni, con ritocchi pittorici e inserti calligrafici, a opere che ci parlano con un linguaggio dall’aspetto giocoso e colorato, il tutto caratterizzato da linee sinuose e selvagge, dove la creatività disinibita é libera da ogni gabbia concettuale o di sistema.