partecipazioni a contest e tournée internazionali con il duo raw blues Don Leone.
Un viaggio nel profondo sud americano, alla scoperta di questo genere, porta l’artista a
domandarsi: “Quali sono le mie origini? Perché faccio blues?”. Nasce così “RàIXE”,
progetto che racconta delle “radici” del musicista, legate a Calasetta e al tabarchino,
lingua dell’infanzia.
I brani di “RàIXE” narrano di navigazioni e incontri; di migrazioni e del viaggio del popolo
tabarchino dalle coste della Tunisia fino a Carloforte e Calasetta.
Matteo Leone si allontana dall’inglese del blues, scegliendo la lingua natale, il tabarchino,
emblema della contaminazione tra popoli e culture. La mandòla, la chitarra e altri strumenti
occidentali si uniscono in “RàIXE” a strumenti percussivi sahariani e subsahariani, creando
un meticciato di stili e ritmi. Una contaminazione culturale e musicale che racconta da una
parte il conflitto tra le sponde del Mediterraneo, dall’altro il desiderio di dialogo tra culture
differenti.
I brani del progetto, che a breve diventerà un concept album, sono però anche di
denuncia: “A vergögna, u vediè, u l’è ‘n pàizu cu fa affundò /
A vergögna duman a ve vegnò à adesciò” (“La vergogna, lo vedrete, è un peso che fa
affondare / La vergogna domani vi verrà a svegliare”). “A vergögna” è quella di essere
indifferenti verso i migranti che muoiono ogni giorno nei mari. La storia di Calasetta
diventa così metafora delle storie dei migranti di oggi, che inseguono le stesse rotte.