“Orgoglio e pregiudizio” disegna il ritratto emblematico di un’epoca in cui le giovani donne inglesi appartenenti a una determinata classe avevano come unica alternativa sposarsi e acquisire così una relativa autonomia dalla famiglia d’origine – sotto la tutela del marito – ovvero restare nubili, sotto la protezione del padre e dei fratelli: i progetti matrimoniali portati avanti dai genitori, e in particolare dalle rispettive madri o zie, data la virginale modestia richiesta alle dirette interessate, potevano deciderne il destino se non la felicità, nell’arduo intento di conciliare ragione e sentimento. Un universo vivace e attraversato da tensioni e contrasti, celati sotto la superficie elegante e sofisticata di un’esistenza scandita da visite e feste danzanti; un microcosmo immerso nella relativa serenità della provincia, con brevi incursioni nella capitale, descritto con grande sensibilità e folgorante talento per i dialoghi dall’autrice, che fa dell’ironia la chiave di volta di una narrazione avvincente, dove emergono, con pochi e sapienti tratti, i caratteri dei personaggi con le loro intime contraddizioni e inquietudini, e specialmente i desideri e le aspirazioni di creature forti e fragili, in procinto di spiccare il volo verso una nuova vita e un futuro gravido di aspettative.
Pur con piena comprensione e partecipazione ai dilemmi dei protagonisti, Jane Austen pare distaccarsene, per regalare una visione obiettiva, seppure non scevra da predilezioni, di quell’umanità intenta a costruire trame d’incontri casuali, sottili giochi di seduzione attraverso sguardi e sorrisi, studiate lontananze e conversazioni briose. «Il mondo della Austen dove apparentemente non accade mai nulla di eclatante, abitato per la maggior parte da creature che stanno abbandonando la fanciullezza per diventare ragazze da marito o giovani scapoli da sposare, mi affascina; con tutto il pudore, i turbamenti, le insicurezze, e anche l’orgoglio e i pregiudizi che la giovinezza porta con sé» rivela il regista Arturo Cirillo.
E sottolinea: «Questo mondo sociale dove ci si conosce danzando, ci si innamora conversando, ci si confida con la propria sorella perché i genitori sono, ognuno a suo modo, prigionieri del proprio narcisismo, non mi sembra così lontano da noi. Soprattutto pensando a queste giovani eroine spinte a sposarsi anche per avere finalmente un sostegno economico, sottraendosi allo stesso tempo all’indecorosa condizione di zitelle, e allontanandosi dalle proprie famiglie d’origine».
Pur con tutta l’ingenuità legata alla loro età e educazione, le cinque sorelle Bennet si avviano a conquistare il proprio posto in società, con l’avvenenza e la grazia piuttosto che con l’intelligenza e la cultura, ma anche con coraggio e determinazione, come nel caso di Elizabeth, moderna eroina, decisa a rifiutare ogni proposta che non ritenga confacente, preferendo evidentemente la solitudine ad un’unione mal riuscita, ma anche disposta a lasciarsi sorprendere dalla vita. Il privilegio delle giovani dame – nei casi più fortunati – è infatti di poter opporre un diniego alle avances non gradite, optando per una dignitosa povertà pur di rinunciare alla libertà.
L’arrivo di un giovane scapolo dotato di un discreto patrimonio suscita l’interesse delle signore del circondario in cerca di un buon partito per le proprie figliole, e tutte ambiscono a essergli presentate per poter poi esibire, nel loro splendore, le ragazze a un ballo a cui seguiranno scambi di inviti e magari un corteggiamento. Una chiara inclinazione del nuovo venuto, il ricco signor Bingley, per una delle ragazze Bennet, pur tra mille imprevisti e ostacoli, sembra poter far volgere la vicenda verso l’atteso lieto fine e intanto si fanno più frequenti le discussioni tra un’altra sorella, Elizabeth – la vera eroina del romanzo – e Darcy, il miglior amico di Bingley. La trama prosegue tra colpi di scena, fughe romantiche e riappacificazioni familiari, equivoci e rivelazioni, in uno stile da commedia pur con tutti i dolorosi sottintesi per chi, come in una mano di carte, deve affidarsi alla fortuna per trovare l’anima gemella con cui convolare a giuste nozze.
“Orgoglio e pregiudizio” – seppure specchio di un mondo lontano, grazie all’evoluzione della società e all’emancipazione femminile – rappresenta mirabilmente lo stato d’animo degli adolescenti di fronte ai primi amori, le ambizioni, i pensieri segreti e il rispetto delle regole e delle convenzioni, degli obblighi morali e delle differenze sociali, così come il potere del caso che può favorire o mandare a monte i piani meglio architettati e al contrario risolvere un’impasse e spingere gli innamorati – inconsapevoli – l’una nelle braccia dell’altro. Un viaggio nel tempo per ritrovare le atmosfere di un’Europa attraversata dallo spirito rivoluzionario e poi impegnata nelle guerre napoleoniche, che restano però sullo sfondo rispetto alle (dis)avventure sentimentali e umane dei personaggi, tra le novità e gli scandali, le nuove conoscenze e le conquiste che illuminano e nutrono la fantasia nella tranquilla routine dell’esistenza, insieme ad un’acuta e arguta analisi dell’universo femminile e dei sogni e delle passioni di giovani fanciulle di sorprendente modernità.