“In occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente annunciamo che la città di Roma sarà parte del Decimo Forum Mondiale dell’Acqua 2024. I romani costruirono numerosi acquedotti per portare l’acqua da sorgenti lontane alle loro città, fornendo terme, latrine, fontane e abitazioni private. Le acque reflue sono state eliminate con sistemi fognari complessi e scaricate nei corsi d’acqua vicini, mantenendo le città pulite e prive di effluenti. Alcuni acquedotti fornivano acqua per le operazioni di estrazione o per la macinazione del grano. Gli acquedotti spostavano l’acqua solo per gravità, essendo costruiti con una leggera pendenza verso il basso all’interno di condotti di pietra, mattoni o cemento. La maggior parte erano sottoterra, o alcune volte erano tunnel. Dunque i romani sono stati artefici di grandi opere di valorizzazione della risorsa acqua. Dove c’erano valli o pianure, il condotto era sostenuto da opere ad arco, o il suo contenuto era pressurizzato in tubi di piombo, ceramica o pietra. La maggior parte dei sistemi acquedottistici includevano serbatoi di sedimentazione, cancelli e serbatoi di distribuzione per regolare l’approvvigionamento come necessario”. Lo ha annunciato poco fa Endro Martini, geologo, Presidente di Italy Water Forum 2024. L’annuncio arriva proprio nelle stesse ore in cui il mondo ricorda la Giornata Mondiale dell’Ambiente!
“Nel III secolo d.C., la città aveva undici acquedotti, che sostenevano una popolazione di oltre un milione di persone. Un sistema di acquedotti che in pratica riusciva a coprire l’intera città ed anche i bagni pubblici. A Roma all’epoca c’erano anche i bagni pubblici. Il modello fu esportato nelle città di tutto l’Impero Romano e la realizzazione di tali sistemi venne finanziata come opere di pubblico interesse e orgoglio civico. Opere costose ma necessarie alle quali tutti potevano e dovevano aspirare. La maggior parte degli acquedotti romani ha dimostrato di essere affidabile e durevole, alcuni sono sopravvissuti fino all’inizio età moderna e alcuni lo sono ancora parzialmente in uso. Qualora l’Italia dovesse essere sede del Decimo Forum Mondiale dell’Acqua – ha continuato Martini – gli acquedotti di Roma, le fontane di cui la città è ricca, i modelli innovativi introdotti dai romani ma tutta la Roma Antica ed anche quella di oggi saranno parte del Forum, l’evento più importante sul Pianeta. Sarà un Forum inclusivo, aperto alle posizioni e al dialogo con i rappresentanti del Contro – Forum perché la risorsa acqua non deve dividere ma deve unire. Avremo i rappresentanti di tutte le religioni del Mondo che per la prima volta si siederanno intorno ad un tavolo con Capi di Stato, Ministri dell’Ambiente, delegazioni di associazioni, per arrivare alla carta del “Rinascimento dell’Acqua”. E’ un evento senza precedenti, un forum di rottura, in ottica di Recovery Fund”.
I sistemi inventanti dai romani, la manutenzione, le belle fontane: Roma è parte del Decimo Forum Mondiale dell’Acqua – Italy Water Forum 2024!
“La manutenzione metodi di costruzione del gli acquedotti sono indicati da Vitruvio. nella sua opera De architectura (I secolo a.C.). Le fontane di Roma dimostrano come i romani abbiano sempre avuto una grande passione per le acque pubbliche, dagli acquedotti alle terme e come, dopo i secoli di decadenza, questa passione si esprimeva nella costruzione dei numerosi fontane (oltre 2.000) che decorano ancora oggi strade e piazze romane. I problemi di igiene, poi, non sembravano preoccupare nessuno, se l’acqua del fiume (decantato in apposite cisterne) era ritenuto così buono che il i papi lo prendevano anche in viaggio. Le fontane erano, per i romani, quasi una naturale conseguenza della conformazione geologica del terreno su cui è stata edificata la città: il vulcanico terreno in collina – ha concluso Martini – e alluvionale in pianura (completamente permeabile) sovrapposto su uno strato argilloso (impermeabile) che le numerose vene d’acqua naturali di cui l’area era ricca scorreva ad una profondità minima, producendo, quando non potevano confluire nel Tevere, numerosi spontanei sorgenti sparse qui e lì ai piedi oa metà strada su per le colline, con conseguente ruscelli d’acqua Fino all’epoca imperiale, responsabile della cura aquarum (acquedotti, fontane, terme, ecc.) era il censore, cioè il magistrato competente lavori pubblici, solitamente sostenuti da un costruttore di curule che era invece responsabile, di più in genere, per il demanio, e dai questori, che prese cura dell’aspetto economico, dal finanziamento per la costruzione dell’opera (quando, ovviamente era un’opera pubblica) ai costi di manutenzione e retribuzione dei lavoratori.