Si apre il sipario su Teatri di Prima Necessità / Festival Intersezioni 2021 organizzato dal Teatro d’Inverno con la direzione artistica dell’attore e regista Giuseppe Ligios al Civico Teatro “Gavì Ballero” di Alghero, inserito nella ricca programmazione di #FINALMENTEALGHERO e realizzato con il sostegno della Fondazione Alghero e il patrocinio del Comune di Alghero e con il patrocinio e il sostegno del MiC / Ministero della Cultura e della Regione Sardegna – nell’ambito del progetto Intersezioni / rete di festival senza rete a cura di Fed.It.Art Sardegna. Otto titoli in cartellone da sabato 26 giugno fino a giovedì 12 agosto per un’estate nel segno dell’arte e della cultura, fra scoppiettanti commedie, monologhi agrodolci, moderne favole e storie in nero, con un finale in musica con i suoni dell’Isola e del mondo intero. Focus sulla drammaturgia contemporanea con sapienti intrecci e rimandi fra teatro e letteratura, con temi scottanti e attuali – dagli effetti collaterali della pandemia al rispetto per l’ambiente, dalla condizione femminile alle discriminazioni di genere, dalla lotta contro le ingiustizie e le disuguaglianze sociali alla ricerca dell’identità.
Tra i protagonisti Miana Merisi e Michela Cidu in “Volevo vedere il cielo” di Massimo Carlotto per la regia di Maria Assunta Calvisi, Maria Grazia Bodio e Isella Orchis con Gisella Vacca e Rita Atzeri in una rilettura “al femminile” de “Su Connottu” di Romano Ruju, Rosalba Piras e Tiziano Polese con Giuseppe Asuni in “Cappuzzetto Rozzo”, versione “ecologica” della celebre fiaba di Charles Perrault. Sotto i riflettori Giuseppe Ligios in “Fashion Victims” di Giovanni Follesa con la regia di Sonia Borsato, Monica Corimbi in “Frammenti Rosa” con la regia di Giovanni Carroni, Virginia Garau è autrice, regista e interprete – insieme con Nigeria Floris, Daniela Melis e Carmen Porcu – di “Just Forever”, Giovanni Trudu (si) racconta ne “Il vuoto dentro” per la regia di Ivano Cugia e la cantante Claudia Aru alla testa del suo quartetto presenta il nuovo progetto “Sardigna Caput Mundi”.
Teatri di Prima Necessità / Festival Intersezioni 2021 propone una panoramica sulle più interessanti realtà isolane, artisti e compagnie “storiche” accanto ai giovani talenti con l’obiettivo di promuovere il dialogo e il confronto attraverso preziose sinergie e la creazione di un circuito virtuoso – grazie alla rete di Intersezioni – in cui far viaggiare i progetti e le idee. Una vetrina per le produzioni artistiche made in Sardinia ma non solo che vede protagonisti, in questa seconda edizione, il Teatro d’Inverno di Alghero e L’Effimero Meraviglioso di Sinnai, il Teatro Tragodia di Mogoro e Abaco Teatro di Monserrato, la compagnia Origamundi di Cagliari e il Bocheteatro di Nuoro, Il Crogiuolo di Cagliari e il Claudia Aru Quartet di Villacidro.
IL PROGETTO
«Teatri di Prima Necessità / Festival Intersezioni 2021 nasce, sotto una luce nuova, dopo la “sospensione” dell’edizione 2019/2020 in programma nel Civico Teatro di Alghero, bruscamente interrotta il 7 marzo 2020 dalla forza inarrestabile del Covid 19 che ha tenuto in ostaggio il mondo intero facendo saltare qualsiasi piano di vita» – sottolinea il direttore artistico Giuseppe Ligios. «La volontà di reagire ha portato ha portato alcune realtà teatrali sarde a dare vita nel maggio 2020 al collettivo Intersezioni – rete di festival senza rete che ha permesso di realizzare una serie fortunata di festival estivi in presenza nell’Isola. A distanza di un anno Intersezioni cresce e si rafforza, avviandosi a costituirsi ufficialmente in una rete che riunisce otto differenti realtà del panorama teatrale e musicale sardo, rete che dà corpo e voce alla seconda edizione di Teatri di Prima Necessità / Festival Intersezioni 2021».
«Teatri di Prima Necessità riparte emblematicamente là dove si era interrotto, nel Civico Teatro “Gavì Ballero” di Alghero, struttura storica di grande pregio architettonico e di grande fascino, risalente al 1862, che dal 26 giugno al 12 agosto ospiterà un intrigante cartellone fra prosa e musica» – prosegue Ligios -. «Il Festival segna la riapertura ufficiale del teatro cittadino agli spettatori che, seppure con le restrizioni previste dalla normativa vigente in materia di prevenzione anti Covid 19, potranno riassaporare – nella cornice suggestiva di un teatro ligneo all’italiana ma con tutti i moderni confort, tra cui l’aria condizionata – il piacere del condividere l’emozione di uno spettacolo dal vivo, nel segno della bellezza. In scena artisti e compagnie di spicco della scena isolana (ma non solo), le cui proposte sono da sempre momento di riflessione, impegno sociale, di leggerezza e poesia, con tematiche in cui il contenuto è messaggio vivo e intenso, mai banale. Un canale di comunicazione attivo con lo spettatore è l’arte che smuove la coscienza, e con ironia e freschezza trasporta in mondi sempre nuovi e affascinanti.
Il Civico Teatro “Gavì Ballero” (ri)diventa anche spazio espositivo, con il progetto “Visioni di Prima Necessità” a cura di Aaron Gonzalez, che comprende quattro mostre tra fotografia e arte concettuale per una narrazione del reale affidata a cinque giovani artisti emergenti di grande talento.
Inoltre sarà possibile (ri)scoprire l’architettura ottocentesca del Civico Teatro “Gavì Ballero” attraverso una serie di visite guidate (fruibili con la Card 2021 AlgheroTicket, che consente di usufruire di convenzioni particolari sul biglietto di ingresso al circuito museale e archeologico del territorio algherese), per una “passeggiata” dietro le quinte tra memoria e futuro.
Per festeggiare la “ripartenza” con un simbolico brindisi, anche un fresco aperitivo di benvenuto proposto agli spettatori dalle cantine Sella & Mosca di Alghero».
IL CARTELLONE
Inaugurazione – sabato 26 giugno alle 20.30 – con “Fashion Victims” del Teatro d’Inverno (dal libro “Fashion Victims – Pamphlet inutile sulla morte da Coronavirus” di Fabrizio Demaria e Giovanni Follesa – Arkadia Editore 2020) nell’adattamento teatrale di Giovanni Follesa, con Giuseppe Ligios, per la regia di Sonia Borsato. Una commedia “nera” sul tempo sospeso del lockdown e sulle conseguenze della pandemia: quattro personaggi – un dandy raffinato e una severa impiegata dell’agenzia delle entrate, una estrosa “parrucchiera dei vips” e un uomo che ha scelto di isolarsi dal mondo per sfuggire al contagio – si raccontano, rivelando le proprie fragilità e inquietudini e confrontandosi con i propri fantasmi, per una riflessione sulla vita (e sulla morte) al tempo del Covid-19. Tra questioni esistenziali e domande cruciali, tra cui: quali abiti indossare per affrontare l’estremo viaggio nell’aldilà?
Ritratto di famiglia in un “inferno” – venerdì 2 luglio alle 20.30 – in “Volevo vedere il cielo” di Massimo Carlotto con Miana Merisi e con la partecipazione di Michela Cidu, per la regia di Maria Assunta Calvisi (produzione L’Effimero Meraviglioso): una storia in noir, un dramma che si consuma sullo sfondo delle periferie metropolitane tra miseria morale e materiale. Una vicenda di dolorosa attualità in cui le incomprensioni e i conflitti generazionali si acuiscono ed esplodono, in un tragico crescendo mentre il miraggio della fama e del facile successo evocato da certi programmi – dai “reality” ai “talent” televisivi – crea falsi miti e improbabili aspettative in chi quotidianamente lotta per sopravvivere. Una donna si mette a nudo, cercando di trovare un senso alla sua esistenza segnata dal fallimento e dai rimpianti, e magari una qualche forma di riscatto se non proprio la felicità: «Volevo vedere il cielo, almeno un pezzettino…» dice. Fino all’amaro finale.
Una fiaba “ecologica” – domenica 11 luglio alle 18.30 – con “Cappuzzetto Rozzo” di Abaco Teatro, con Rosalba Piras (che firma testo e regia), Tiziano Polese e Giuseppe Asuni per una rilettura della celebre fiaba di Charles Perrault, in cui però la piccola protagonista si rivela essere una bambina prepotente e distratta, che attraversa il bosco per portare delle leccornie alla nonna calpestando i fiori senza alcun riguardo e scagliando sassi contro gli uccellini, oltre a gettar via gli involucri delle sue amate merendine. Una versione riveduta e (s)corretta della giovane sognatrice che si perde nella foresta, ma arriva anche in questo caso il fatale appuntamento con il lupo… che le insegnerà l’amore per la Natura: una moderna favola adatta a grandi e piccini, che affronta temi importanti – dalla tutela dell’ambiente alla necessità di crescere, conquistando l’indipendenza e vincendo le paure.
Ironia in scena – domenica 18 luglio alle 20.30 – con “Just Forever (semplicemente per sempre)”, originale commedia musicale con drammaturgia e regia di Virginia Garau e Siparietti Finali a cura di Marco Nateri: sotto i riflettori insieme all’autrice, altre tre attrici – Nigeria Floris, Daniela Melis e Carmen Porcu – per un vivace affresco dell’Italia dagli Anni Quaranta ad oggi. La pièce del Teatro Tragodia descrive – tra dialoghi e canzoni – l’evoluzione della società e la progressiva emancipazione femminile, come i cambiamenti nella cultura e nel costume, in particolare per quel che riguarda il matrimonio. Tra i preparativi per le nozze di una giovane donna, «una mamma spregiudicata e libertina, una nonna disincantata, una zia zitella e un’amica della sposa» formano un “gineceo impazzito” in cui tra i pettegolezzi di rito emerge la storia del Belpaese.
Viaggio nella cultura Queer – venerdì 23 luglio alle 20.30 – con “Il vuoto dentro”, intenso e coinvolgente monologo scritto e interpretato da Giovanni Trudu con la regia di Ivano Cugia (produzione Origamundi): « una giovane drag queen incarna il ruolo di narratrice e invita lo spettatore dietro le quinte dello show e della sua vita». Una pièce originale per un omaggio all’arte drag in cui gli interpreti – rigorosamente en travesti – si trasformano, recitano, cantano, danzano in uno stile sofisticato che rimanda alle dive e ai divi del passato, in un intrigante gioco delle parti. “Il vuoto dentro” racconta dubbi e incertezze, la lotta contro i pregiudizi, ma anche la gioia di vivere in un gioco di specchi tra finzione e realtà: «una rappresentazione teatrale sincera, divertente ma anche brutale che come la vita non può essere in bianco e nero ma attraversa un arcobaleno di emozioni».
Focus sulle molteplici sfaccettature dell’universo femminile – domenica 1 agosto alle 20.30 – con “Frammenti Rosa” del Bocheteatro, un monologo “irriverente” scritto e interpretato da Monica Corimbi, protagonista sulla scena sulle note di Omar Bandinu e Fabio Coronas con la regia di Giovanni Carroni per un’ironica riflessione sulle dinamiche di coppia e sulle complicazioni della vita a due. Storie d’amore e amicizia offrono lo spunto per approfondire vari aspetti di una relazione, tra il rischio della routine e le discussioni infuocate, la volontà di rimettersi in gioco e la capacità di sdrammatizzare le piccole e grandi tragedie del quotidiano. «“Frammenti Rosa” è uno spettacolo vivace sulle donne che sanno ridere di se stesse e che fanno ridere» sottolinea l’autrice – «dove la vicinanza che si crea con il pubblico innesca un clima di divertimento condiviso e crescente complicità».
Cronache di una rivoluzione – venerdì 6 agosto alle 20.30 – con “Su Connottu” de Il Crogiuolo, con Maria Grazia Bodio, Isella Orchis, Gisella Vacca e Rita Atzeri (che ha curato anche l’adattamento del testo), per una inedita versione “al femminile” della rivolta contro la Legge delle Chiudende guidata da Paskedda Zau, vedova e madre di dieci figli, nel 1868 a Nuoro. Una mise en espace del dramma scritto dal poeta, romanziere e drammaturgo nuorese Romano Ruju, già portato in scena con successo dalla Cooperativa Teatro di Sardegna nell’allestimento firmato dal regista Gianfranco Mazzoni e impreziosito dalle “ballate” di Francesco Masala, per riscoprire una pagina emblematica della storia dell’Isola: la sollevazione popolare in difesa dei diritti dei più poveri, per la cui sopravvivenza era fondamentale l’uso comune delle terre pubbliche che l’amministrazione intendeva mettere all’asta e che sarebbero finite nelle mani di una élite.
Finale in musica – giovedì 12 agosto alle 20.30 – con “Sardigna caput mundi”, il nuovo progetto della cantante Claudia Aru per un ideale viaggio intorno al mondo sul filo delle note: la lingua sarda e le storie di vicinato insieme alla storia dell’Isola si intrecciano alle sonorità e ai ritmi di diverse regioni del pianeta, dal Delta Blues del Mississipi fino all’Estremo Oriente, dall’Africa al Centro America. Sul palco il Claudia Aru Quartet che schiera – accanto a Claudia Aru (voce) – Simone Soro al violino, Simone Sassu al pianoforte e Matteo Demuro alla chitarra, per un gioco di liberi accostamenti tra il tango argentino, il manouche francese e lo swing newyorkese, i ritmi africani, le sonorità indiane e ancora le pronunce giapponesi e l’allegria dissacrante messicana. «Un concerto che vuole essere un’esperienza multisensoriale per rompere gli indugi e riprendere, in qualche modo, a vivere» – spiega l’artista: «la Sardegna diventa così l’ombelico del mondo per riabbracciarlo, per aprirsi, per crederci di nuovo, per contaminarsi e contaminare».
VISIONI DI PRIMA NECESSITA’
Sguardi sulla contemporaneità con le mostre e le installazioni che “abiteranno” il Civico Teatro “Gavì Ballero” a cura di Aaron Gonzales: le “Visioni di Prima Necessità” si dipanano attraverso quattro percorsi espositivi che spaziano tra differenti linguaggi, dall’arte concettuale alla poesia, alla fotografia.
Si parte sabato 26 giugno con “Quando amo vedo doppio”, esposizione di “pensieri fluttuanti” a cura di Veronica Peana e Aaron Gonzalez: l’ebrezza del romanticismo trasmutato in carta ed inchiostro, reso tangibile nella sua volatilità. Due visioni accostabili ed insieme distanti di uno dei più grandi motori dell’umanità, genitore di gioia e dolore.
Gli scatti del fotografo Roberto Masia ne “La Bugia (Il sé nascosto)” – da domenica 11 luglio nel foyer del Civico Teatro “Gavì Ballero”: un viaggio alla riscoperta di se stessi, tra luci ed ombre ed il cammino illuminato da una flebile fiamma di candela. L’esposizione proseguirà poi con una seconda parte presso il Museo Casa Manno.
S’intitola “Sospetto Sospeso” l’installazione di Carla Carta – che sarà inaugurata lunedì 26 luglio nel teatro: un trittico di illustrazioni raffiguranti la crisi dei valori, ispirato a una raccolta di Fiabe del XVI secolo di François Rabelais in cui l’autore manifesta la sua visione critica della chiesa e della società attribuendo ai personaggi le sembianze di animali. Una critica dissacrante dell’immoralità e della corruzione con l’intento di recuperare in qualche modo l’umanità, i valori istintivi e corporei rigettando il dogmatismo.
Infine – da giovedì 5 agosto – il teatro ospiterà “Destrutturazione”, il progetto fotografico di Gaia Lampis che attraverso frammenti di corpo racconta una rinascita, una nuova consapevolezza dell’ego. In un’epoca costellata di selfie autocelebrativi, l’artista scava nelle pieghe della propria pelle, le irradia con la luce del sole, disegnando paesaggi di mondi inconsci ed inesplorati, senza quasi ricercare una visione erotica, ma puramente estetica del corpo nudo, nella sua forma più naturale.