Il tutto inizia per una lite stradale compiutasi l’estate scorsa a Monserrato. L’uomo era andato a sbattere con la propria auto contro quella di un noto assicuratore di Monserrato. Ne era nata una polemica e il nostro odierno recluso aveva inseguito l’occasionale sua vittima con un cacciavite in mano. Era stato denunciato dai carabinieri per minacce ed altro e se l’era legata al dito. Il tipo è litigioso e violento.
Fatto sta che a cavallo fra 2020 e 2021 prendono fuoco le automobili dell’assicuratore e di suo fratello che fa lo stesso mestiere. Delle videocamere riprendono le imprese (video già pubblicato). Si vedono due uomini che arrivano in moto e danno fuoco a un’autovettura. Dal telefonino sequestrato al piromane emerge un’APP “contapassi” che va a corroborare gli spostamenti fatti attorno al luogo del delitto durante i sopralluoghi finalizzati al compimento del delitto. Nei nostri telefonini c’è la nostra vita e lo sappiamo.
L’indagine è certosina, i riscontri fioccano, e l’ipotesi di reato accolta dal pubblico ministero e poi dal GIP è quella di “atti persecutori”, quegli incendi costituivano delle rappresaglie, tanto è bastato per arrivare alla misura. Scontata la prima condanna l’uomo ne dovrà affrontare un’altra, sperando che da questa lezione possa apprendere qualcosa.