Nell’accordo sottoscritto nel 2018 e in vigore fino al 31 dicembre 2021, l’azienda si impegnava a non aprire procedure di licenziamento collettivo a fronte della ingente disponibilità di ammortizzatori sociali in deroga su tutto il Gruppo. L’apertura della procedura di licenziamento collettivo su Napoli rappresenterebbe un ennesimo atto unilaterale di violazione dell’accordo da parte dell’azienda che impedisce ai soggetti al tavolo di poter continuare un confronto che non sia condizionato dai tempi della procedura e dalla minaccia della perdita dei posti di lavoro e che mette in discussione la credibilità dell’azienda stessa.
Pertanto chiediamo all’azienda di abbandonare la strada dei licenziamenti affinché il confronto possa proseguire in modo costruttivo.
La disponibilità aziendale a supportare generici progetti di reindustrializzazione nel sito di Napoli non può in alcun modo rappresentare un punto di partenza utile per dare una risposta ai lavoratori coinvolti in questa drammatica vertenza.
Per questo ribadiamo la richiesta all’azienda di non aprire la procedura di licenziamento collettivo e chiediamo al Governo un intervento per scongiurare questo e altri atti che potranno accadere dopo la fine del blocco dei licenziamenti.”
Lo dichiarano in una nota unitaria Massimiliano Nobis, segretario nazionale Fim-Cisl, Barbara Tibaldi, segretaria nazionale Fiom-Cgil e Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm-Uil.