Sono trascorsi quarantadue anni dall’omicidio dell’avvocato Giorgio Ambrosoli e anche quest’anno il Coordinamento nazionale docenti della disciplina dei diritti umani intende ricordare la figura dell’avvocato milanese, ucciso, a soli 45 anni, con tre colpi di pistola 357 la sera dell’11 luglio 1979 da un killer (William Joseph Aricò) davanti alla sua abitazione in via Morozzo della Rocca 1, in prossimità del Teatro San Carlo, con mandante Michele Sindona, per una cifra pari a 25.000 dollari.
Ambrosoli, ligio e rigoroso, era impegnato in qualità di commissario nella liquidazione della Banca Privata Italiana, incarico ricevuto dalla Banca d’Italia, che faceva riferimento proprio al mandante del suo assassinio. In ballo c’era un buco causato dalla gestione disinvolta della banca coinvolta di 268 miliardi da far pagare allo Stato. Attraverso la falsificazione dei bilanci venivano occultati sovvenzionamenti per le forze politiche corrotte o per gruppi eversivi di estrema destra.
Il fulcro dell’avvenimento ruotava intorno a complicati orditi finanziari in cui erano coinvolti importantissimi personaggi della società italiana afferenti alla politica, economia, mafia e perfino al Vaticano. Come quadro di riferimento storico di un’epoca cupa ed enigmatica non possono essere trascurate alcune oscure vicende ancora non del tutto esplicitate come il crack del Banco ambrosiano di Roberto Calvi; la loggia massonica deviata P2 di Licio Gelli; l’IOR di Paul Marcinkus.
Fece molto discutere l’affermazione di Giulio Andreotti del 2010 “Certo, era una persona che in termini romaneschi io direi se l’andava cercando”.
In realtà Ambrosoli nel difendere gli interessi dello Stato e dei cittadini che avrebbero dovuto farsi carico di un ammanco assai cospicuo, si confrontò con realtà ed eminenze grigie pericolose. Si rifiutò di cedere ai ricatti e alle intimidazioni sempre più pressanti in nome della legalità e degli interessi collettivi. Al suo funerale non presenziò nessun rappresentante del Governo di allora.
“Cercheranno in ogni modo di farmi scivolare su qualche fesseria. […] Lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto perché per me è stata un’occasione unica di fare qualcosa per il paese.” (Giorgio Ambrosoli)
“… Qualunque cosa succeda, comunque, tu sai che cosa devi fare e sono certo saprai fare benissimo. Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori nei quali noi abbiamo creduto (…). Abbiano coscienza dei lori doveri verso sé stessi, verso la famiglia nel senso trascendente che io ho, verso il Paese, si chiami Italia o si chiami Europa” (Giorgio Ambrosoli, lettera-testamento, datata 25 Febbraio 1975, che l’avvocato Giorgio Ambrosoli, scrisse alla moglie Anna Lorenza)
Il CNDDU invita nuovamente gli istituti scolastici di secondo grado a realizzare percorsi tematici, nell’ambito dell’Educazione civica, interconnessi con l’educazione finanziaria che accompagnino gli studenti, anche mediante la conoscenza della storia di Ambrosoli, a sviluppare o simulare modelli etici diversi da quelli proposti solitamente dal settore finanziario.
prof. Romano Pesavento
presidente CNDDU