Il lampo di genio e la responsabilità verso l’ambiente sono al centro di Agorà Design Contest. Un concorso aperto a designer, professionisti o studenti, senza limiti di età e di provenienza, capaci di realizzare progetti inediti e originali, caratterizzati da funzionalità ed eco sostenibilità, che descrivano modi d’uso particolari e applicazioni innovative dei materiali, come il riutilizzo del legno degli ulivi pugliesi distrutti dalla xylella.
Si punta a una “eco community” di progettisti in grado di rispondere alle esigenze della vita urbana, senza rinunciare alla bellezza e alla creatività. È questo l’ambizioso progetto di Agorà Design nel Salento, ideato dall’omonima associazione culturale diretta da Lucia Rescio e supportato da Sprech e altre realtà pubbliche e private, per facilitare l’incontro tra generazioni e culture diverse, divenendo fucina di talenti internazionali.
Da 25 anni la Puglia chiama e il resto del mondo risponde, grazie a un concorso ideato per far emergere nuove risorse, promuovere il dialogo tra creativi e aziende, dare la possibilità di trasformare le idee in prototipi distribuiti in tutto il mondo con il supporto di Sprech.
C’è tempo fino a lunedì 19 luglio per partecipare alle due sezioni del Contest – Agorà Living dedicata agli arredi per interni e Agorà Garden riservata all’outdoor e suddivisa in strutture tessili e arredi per esterni, partendo dal tema “L’attimo del progetto.
Visioni romantiche e narrazioni del profondo legame tra progettista e progetto”. Lo spunto di riflessione ruota intorno all’eureka, a quell’istante che gli anglosassoni chiamano insight, o come lo definisce Ophra Winfrey, l’Aha! moment.
La scintilla che dall’idea porta al progetto e poi alla sua realizzazione (info e bando sul sito (www.agoradesign.it/). Dal 1996 Martano, un borgo della Grecia salentina a 20 minuti da Lecce è diventato luogo di incontro per una comunità nomade di progettisti, e imprenditori; uno spazio per la circolazione di idee sui temi culturali e sociali legati all’architettura.
La premiazione avverrà nel corso della quattro giorni finale, dal 30 settembre al 3 ottobre, quando oltre ai premi in denaro riconosciuti ai vincitori delle sezioni di concorso, a tutti i partecipanti è offerta la possibilità di esporre e trasformare il progetto in prodotto, grazie all’azienda Sprech, che si impegna a realizzare dei prototipi da inserire nel proprio catalogo commerciale: opportunità che non ha eguali in Italia nell’ambito dei concorsi di architettura e design.
Anche nell’edizione 2021 ci sarà un ricco programma di conferenze e workshop tematici, i giovani potranno confrontarsi con i grandi nomi dell’architettura e design contemporaneo, come Ludovica Serafini e Roberto Palomba (fondatori dello studio milanese Palomba Serafini Associati), Francesco Pagliari (critico d’architettura e d’arte, redattore per The Plan), Walter Mariotti (direttore editoriale di Domus), Patrizia Catalano architetto e giornalista, consulente di Interni, Kiasmo il brand salentino dei pugliesi Vincenzo d’Alba e Francesco Maggiore e in passato nomi prestigiosi, come Stefano Boeri (architetto dell’omonimo studio milanese con sedi a Shanghai e Tirana) e Benedetta Tagliabue (direttore dello studio Miralles Tagliabue EMBT con sedi a Barcellona, Shanghai e Parigi).
“Per una biodiversità progettuale: identità, corpo, colore, luce, materiali, crisi, nomadismo” – leitmotiv del Festival – riassume tutti i temi al centro dei tanti incontri, talk, lectio magistralis, live performance aperti a tutti. Non solo approfondimenti teorici, ma anche workshop, con un occhio di riguardo per i giovanissimi, coinvolti in laboratori tematici e ludici.
«La traccia che guida l’edizione 2021 – sottolinea Lucia Rescio, presidente dell’associazione Agorà Design e GM della Sprech – ruota intorno alla necessità di ‘biodiversità progettuale’ per affrontare le urgenze del vivere e della produzione contemporanea. Avendo come obiettivo l’attivazione di visioni olistiche che siano in grado di connettere la sfera della progettazione e di natura, nei tre giorni di talk i relatori sono invitati a esplorare le connessioni possibili tra identità, corpo e spazio costruito nel campo dell’architettura, con una riflessione che abbraccia anche le scale di grandezza.
Inoltre la manifestazione si chiede: negli spazi di architettura, complice la crisi pandemica che sta attraversando il pianeta, che ruolo hanno svolto i materiali, la luce e il colore nella ridefinizione degli standard di vita? E mentre lo scenario della crisi sanitaria sembra volgere alla sua conclusione, se ne apre un altro: quello della carenza mondiale delle materie prime. In questa velocità come rispondono architettura e design al cambiamento? Diaspora e nomadismo sono strade possibili?».