Nostra Leoluca Bagarella aggredire a freddo un poliziotto della struttura carceraria di
Sassari dove è rinchiuso in regime di 41bis, senza alcuna reazione dell’agente ma solo
soccorso da colleghi per evitare il peggio, abbia la stessa diffusione a ritmo continuo
dei video delle aggressioni di detenuti da parte del personale della polizia penitenziaria
di Santa Maria Capua Vetere”.
Lo afferma il segretario generale del S.PP. (Sindacato Polizia Penitenziaria) Aldo Di Giacomo per il quale “già nel gennaio dello scorso anno, il Bagarella aveva aggredito con un morso un agente del Gom della polizia penitenziaria sempre nel carcere sassarese. Auspichiamo che la Procura della Repubblica di Sassari che ha acquisito il filmato svolga rapidamente le indagini e pervenga ad una conclusione con un provvedimento di punizione che merita e che sinora non si è registrato nei casi di ripetute aggressioni al personale penitenziario. La politica, legittimamente indignata per le immagini sui fatti di Santa Maria Capua Vetere che continuano ad essere diffusi, dovrebbe adesso manifestare la stessa indignazione e soprattutto rendersi conto delle condizioni di lavoro del personale penitenziario.
La realtà è che le aggressioni a uomini e donne in divisa nelle carceri è un fenomeno molto diffuso e in costante aumento anche se – dice il segretario S.PP. – non fa notizia o al massimo ottiene qualche rigo sui giornali. Per noi che ribadiamo la condanna per quanto è accaduto nel carcere casertano, rinnovando la richiesta dell’accertamento severo di ogni responsabilità sull’operato di chi ha infangato la divisiva e l’onorabilità e correttezza di tutto il resto del personale penitenziario, la violenza di Bagarella va inquadrata nel clima di delegittimazione del personale che si sta manifestando con numerosi episodi in quasi tutti gli istituti penitenziari.
È solo uno dei tanti episodi di “mattanza” contro il personale e al tempo stesso dell’assenza dello Stato che lascia gli uomini in divisa al proprio destino. È bene che i cittadini si
rendano conto che nelle carceri non sono reclusi vittime o angeli, ci sono autori di
crimini efferati per i quali da tempo invece si chiede clemenza ed indulto. Altro che
medaglia e riconoscimento al collega che ha subito l’aggressione. In questo clima di
vicinanza alla popolazione carceraria al danno si aggiunge la beffa. Opinionisti,
commentatori, politici dimostrano di avere la mente annebbiata e una grande
confusione non distinguendo chi svolge il delicato servizio di controllo negli istituti
penitenziari da chi ha compiuto crimini orrendi, con pesanti condanne, e alimenta l’illegalità diffusa.
Noi non ci stiamo a mettere sullo stesso piano i servitori dello Stato e i criminali che pretendono il controllo del carcere e sono un costante pericolo dell’ordine pubblico e
la minaccia per la libera convivenza dei cittadini. Tra l’altro in questo modo si
dimostra di non avere alcun rispetto per i familiari delle vittime di assassini, furti, atti
di violenza che con un colpo di spugna si vorrebbe cancellare o quanto meno offuscare
sino a rivendicare indulto ed amnistia”.