Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani intende ricordare l’assassinio di Pietro Ragno, carabiniere appena ventottenne, morto in un agguato nel territorio di Gioia Tauro il 10 luglio 1988, mentre durante il turno serale era di pattuglia con l’appuntato Giuseppe Spera, 32 anni, campano di San Cipriano Picentino, rimasto ferito nel tragico episodio.
Entrambi sposati e con figli. A cancellare quella giovane vita è la ‘ndrangheta che proprio in quegli anni ha deciso di sfidare violentemente lo Stato in una terra povera e desolata dove è difficile il rispetto delle regole e l’illegalità cresce alla luce del sole tra omertà, clientelismo, traffico di droga e corruzione pubblica e privata.
Malgrado gli anni, in Calabria si respira ancora oggi un senso di abbandono e di illegalità diffusa. Lo si può riscontrare dalle notizie stampa, dai commissariamenti dei comuni sciolti per infiltrazioni mafiose, dai continui avvisi di garanzia alla classe politica.
Classe politica incapace spesso di ricambiarsi e di proporre novità ad un elettorato sempre più votato all’astensionismo. I giovani emigrano, gli onesti sono sempre più relegati all’isolamento culturale e sociale e la giustizia è sempre più lontana dal ristabilire un ordine sociale nonostante gli enormi sforzi delle forze dell’ordine e di alcuni magistrati.
Il ruolo della scuola è fondamentale ma spesso scarsi sono gli investimenti e le risorse umane realmente motivate per diffondere gli ideali della legalità. Commemorare Pietro Ragno nel 2021 significa accendere una luce di speranza in una regione così travagliata come la Calabria. Per quel delitto nessuno ha pagato, nessun killer è stato arrestato eppure sotto un caldo sole estivo come quello del Meridione tutto dovrebbe diventare chiaro e comprensibile. Invece….
Il CNDDU propone l’hashtag #nondimentichiamoli2021
prof. Romano Pesavento
presidente CNDDU