Grande emozione questo pomeriggio nella biblioteca della Casa circondariale di Uta dove
venti detenuti/attori, sotto la direzione di Pierpaolo Piludu e Alessadro Mascia, registi
e drammaturghi del Cada Die Teatro, hanno messo in scena “Arcipelaghi”, un racconto
forte e importante, di violenza, vendetta e omertà, ma anche di debolezze e difficoltà
che possono spingere qualsiasi essere umano a compiere azioni delittuose.
Lo spettacolo conclude la terza edizione del progetto nazionale “Per Aspera ad Astra –
Come riconfigurare il carcere con la cultura e la bellezza”, promosso da ACRI
(Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio) e sostenuto da 10 Fondazioni
bancarie, tra cui la Fondazione di Sardegna e che da 3 anni coinvolge circa 250 ospiti
degli istituti penitenziari di 12 carceri italiane in percorsi di formazione artistica e
professionale nei mestieri del teatro.
“Siamo qui in questi corpi privati della libertà che si muovono in ristretti confini, che
premono, che ci spingono e a volte ci affogano. Siamo qui ma in fondo liberi, liberi dentro,
liberi di viaggiare ogni volta con la mente, liberi di volare con la fantasia, liberi di sentirci
ancora uomini liberi”. Sono le note della canzone scritta e musicata da due dei
partecipanti ai laboratori che chiude lo spettacolo. Accanto alla recitazione e alla
drammaturgia, i detenuti/attori hanno potuto frequentare i seminari di musica e
scenografia, tenuti rispettivamente da Giorgio Del Rio e Marilena Pittiu. Il risultato è una
messa in scena interessante e credibile.
C’era l’emozione nei volti degli attori e dei musicisti, certamente anche la paura di
sbagliare, ma di sicuro la consapevolezza di star facendo qualcosa di importante,
soprattutto per se stessi.
Oltre ai dirigenti del carcere, ai docenti del CPIA 1 di Cagliari e agli agenti di polizia
penitenziaria, ha potuto assistere allo spettacolo anche un gruppo di altri detenuti che non
hanno fatto mancare il loro supporto ai compagni sul palco.