Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani intende commemorare il 12 luglio alcune vittime innocenti della mafia. Erano la professoressa Raffaela Scordo; gli amici Luigi Sapio e Egidio Campaniello; il giovanissimo Michele Fazio; il carabiniere Filippo Salvi.
Furono assassinati negli anni tra il 1990 e il 2007.
Raffaella Scordo uccisa violentemente ad Ardore marina, piccolo comune in provincia di Reggio Calabria, nella notte tra il 12 luglio e il 13 luglio del 1990 da alcuni malavitosi che erano appostati davanti alla sua abitazione. Raffaella era insieme al marito ed ai suoi due figli; dopo una colluttazione finalizzata probabilmente ad un sequestro di persona fu ferita gravemente alla testa e spirò successivamente all’ospedale Riuniti di Reggio Calabria. Aveva solo 39 anni ed insegnava nella scuola media di Locri.
Luigi Sapio, 88enne, e Egidio Campaniello, 67enne, stavano passeggiando insieme a Villa di Briano, piccolo centro in provincia di Caserta, la sera del 12 luglio del 1992 quando una raffica di proiettili indirizzati verso il giovane boss Nicola Cecoro li colpì entrambi uccidendoli. Il mandante era il noto camorrista Francesco “Sandokan” Schiavone intenzionato a punire chiunque si contrapponesse al suo potere. Luigi ed Egidio non avevano nessuna colpa se non quella di trovarsi nel luogo dell’esecuzione.
Michele Fazio aveva 15 anni e viveva nel centro storico di Bari con una famiglia semplice e modesta. Quella sera (12/07/2001) portava le pizze per i suoi cari ma fu raggiunto da un proiettile alla nuca esploso da alcuni sicari che avevano intenzione di uccidere un boss del clan barese “Striciuglio”. Nessuno soccorse il giovane e il corpo rimase a terra finché non intervennero i familiari: troppa paura e omertà in un rione difficile.
Il giovane, molto amato da tutti, studiava e lavorava in un bar in via Andrea da Bari contemporaneamente. Aveva un sogno nel cassetto: da grande diventare un carabiniere. Il caso fu archiviato e solo dopo le insistenze dei genitori riaperto nel 2005 con il successivo arresto dei mandanti.
Filippo Salvi era un giovane carabiniere, maresciallo ordinario della Sezione Anticrimine di Palermo, di 36 anni, ligio al suo lavoro e molto apprezzato dai colleghi. Veniva dal nord e con immenso amore per la terra siciliana stava indagando sulle associazioni mafiose operative a Bagheria. La sera del 12 luglio 2007 mentre stava posizionando alcuni dispositivi cadde in una scarpata in zona Monte Catalfano ad Aspra.
In tale occasione il CNDDU vuole ricordare quanto siano oggi importanti per l’intera collettività il valore umano e il profondo significato della legalità. Paolo Borsellino quando parlava della mafia diceva: “La paura è umana, ma combattetela con il coraggio” questo deve essere il monito per ogni cittadino onesto. #NonDimentichiamolimai2021.
prof. Romano Pesavento
presidente CNDDU