Nelle prossime due settimane si decide il nostro futuro perché la domanda interna di consumi e servizi e la capacità di produrre in misura adeguata per sostenere le esportazioni dipendono dalla fiducia contagiosa che è legata a un’economia che non torni a richiudersi.
Per il Pil di oggi serve vaccinare, vaccinare, vaccinare. Per il Pil di domani serve investire, investire, investire. A partire dal Sud. Per il quale il governo deve stare attento ai dettagli mentre il Mezzogiorno deve dimostrare di credere nel cambiamento facendo buoni progetti e organizzandosi senza continuare a chiedere quello che è già stato dato come mai in passato
di Roberto Napoletano, Direttore del Quotidiano del Sud – l’Altravoce dell’Italia
La stima dell’Istat per il prodotto interno lordo (Pil) italiano nel secondo trimestre è nettamente più del doppio di quella prevista dal consenso degli analisti: siamo a una crescita del 2,7% contro l’1,2%. È vero che in tempi di pandemia globale e di nuovo ’29 mondiale la volatilità la fa da padrone, ma una variazione in positivo di tali dimensioni non era nell’ordine delle cose ipotizzabili. Questo dato significa che nei primi due trimestri l’Italia ha già acquisito una crescita del 4,7/4,8%.
Il che significa che in metà anno si è fatto molto di più del 4,1% indicato nel documento di economia e finanza per l’intero anno non per metà. Si è fatto in sei mesi molto di più di quanto si ipotizzava di fare in dodici mesi.
Il che significa che se manteniamo questi ritmi è a portata di mano una crescita annua del 6/7% addirittura dell’8%. Il che significa che stiamo crescendo ora molto di più di Germania e Francia, ma che potremmo crescere domani ancora molto di più di Germania e Francia.