Il punto di Roberto Napoletano. La Babele delle Regioni
Il Paese arlecchino ai tempi del Covid – La prima causa della frammentazione decisionale del sistema Italia
Con l’arrivo di Draghi e con il suo metodo di governo, le Regioni italiane sono state messe un po’ in riga e la nuova macchina della campagna di vaccinazione ha ridotto i loro margini di manovra e i conseguenti spazi di propaganda. C’è, però, qualcosa di pericolosissimo che vogliamo evidenziare subito per mettere in allerta chi di dovere. Non si permettano i Bonaccini, gli Zaia, i De Luca, i Fedriga e così via, di ripetere in autunno con scuola e trasporti gli scempi da loro perpetrati l’anno scorso. Hanno bussato a soldi, hanno incassato a piè di lista e non hanno fatto niente
di Roberto Napoletano, Direttore del Quotidiano del Sud – l’Altravoce dell’Italia
Viviamo in un Paese in cui le Regioni della Repubblica italiana cambiano anche l’altezza della montagna. Decidono loro quando è collina o è montagna e decidono ognuno per i fatti propri. Decidono loro a che livello sul mare scatta la classificazione di montagna. Viviamo in un Paese Arlecchino dove dogi veneti e sceriffi campani vogliono decidere loro la data di inizio dell’anno scolastico o possono stabilire obblighi come quelli della mascherina cancellati a livello nazionale. Siamo il Paese dei venti staterelli del federalismo all’italiana della irresponsabilità per cui i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri diventano sempre più poveri. Siamo il Paese dove in un luogo nascosto della democrazia italiana, che è la Conferenza Stato-Regioni, la Sinistra Padronale tosco-emiliana e la Destra lombardo-veneta a trazione leghista non hanno mai consentito di inserire l’indice di povertà tra i criteri per una equa redistribuzione della spesa sanitaria e, in genere, di quella sociale.