L’emergenza ha lasciato spazio alla prima ricognizione dei danni e la rilevazione dei dati. Superano sicuramente il centinaio le aziende agricole interessate dall’incendio, ci sono animali morti (pecore, capre, mucche, cavalli, asini e tante api) ma soprattutto alberi di olivo e scorte di foraggio andate in fumo, cosi come fienili e altri mezzi.
Il paesaggio bucolico del Montiferru ha lasciato spazio al nero che adesso lo veste a lutto. Le ampie chiome verdi dei lecci, querce e sughere si sono trasformati in monconi neri.
Ai costi economici e sociali si somma una vera catastrofe ambientale con lecci, roverelle e sughere secolari andati in fumo. Un disastro sotto ogni punto di vista – afferma la Coldiretti – con la distruzione totale delle erbe e delle essenze che sono alla base dell’alimentazione di pecore e mucche. Per ogni bosco andato in fiamme – precisa la Coldiretti – ci sono danni all’ambiente, all’economia, al lavoro e al turismo.
Occorre intervenire subito per assicurare la vitalità e la permanenza sul territorio attraverso il ripristino del potenziale produttivo agricolo, zootecnico, dei terreni e delle strutture agricole danneggiati o distrutti: “per questo abbiamo chiesto all’assessorato all’agricoltura di attivare la misura 5.2 del Psr a burocrazia zero dopo una immediata attivazione di una task force che possa rilevare i dati delle perdite subite dalle aziende agricole” dice il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba.
“Apprezziamo anche l’iniziativa del presidente Solinas per un grande progetto di riforestazione di uno dei più importanti polmoni verdi della Sardegna – afferma il presidente Battista Cualbu – che dovrà vedere protagoniste le aziende agricole, a cominciare dai tagli necessari sul bruciato e per la sistemazione del frascame per contrastare il dissesto idrogeologico, in un progetto di economia circolare in cui si tutela il suolo e si integra il reddito delle aziende agricole che presidiano il territorio”.