La filosofa di fama internazionale, e riservatissima, Nicla Vassallo, la sua estate, tra impegni, università, Platone, Olimpiadi, Roma…
Nicla Vassallo (https://en.wikipedia.org/wiki/Nicla_Vassallo), in questo link si ricava poco ma abbastanza su di lei. Lei che considera l’università italiana un luogo di massima spiacevole, ove alberga di tutto e di più, specie l’assenteismo, il menefreghismo, il narcisismo, anche in epoca pre-Covid. Aggiungiamo che, agnostica, pur non considerandosi un’attivista, s’impegna da sempre a favore dei diritti umani e civili, e contro le violenze sulle donne, per cui ha dialogato in video, in audio, in radio, tra gli altri, con Marzio Bargagli, Giovanni Bachelet, Remo Bodei, Massimo Cacciari, Anna Canepa, Francesca Merzagora, Eva Cantarella, Lella Costa, Umberto Curi, Giulio Giorello, Franco Grillini, Vittorio Lingiardi, Giacomo Marramao, Melania Mazzucco, Stefano Rodotà, Chiara Saraceno, Carla Signoris, Delia Vaccarello. Fa, tra l’altro parte, di Donne Oltre dell’Aism, contro la sclerosi multipla.
Chi ringrazia?
Le persone che ha nominato. Le ringrazio con calore, amore, rispetto. Al pari di coloro che ogni giorno si impegnano a favore dei diritti umani e civili, in ogni luogo di questo nostro strano mondo.
Professoressa o Professore?
Professor, thanks
Cosa le manca?
Sui mezzi pubblici le persone che non cedono il posto a chi ne ha bisogno. E ora coloro che indossano la mascherina. Coloro che non dicono “mi sono vaccinat*”, nonostante da filosofa della scienza… Mi manca un viaggio quasi mensile a Venezia per Tintoretto. A Londra per Turner, i Vic e via dicendo. Mi mancano i “grazie” e i “mi scusi”.
Il Corona-Virus, la pandemia?
La spagnola, e prima e dopo. Mi auguro che fanatici di calcio, discoteche, vacanze assembrate non ci costringano a nuovi lockdown. In ogni caso, il lockdown passato, le mie amiche, i miei amici, i diritti umani e civili, il diritto/dovere di conoscere, di educare. E, da filosofa della scienza, vi è una marcata differenza perlomeno tra contesto della scoperta e contesto della giustificazione. La scoperta? Se a Newton cade una mela in testa, possiede forse buone ragioni epistemiche per avvalorare le leggi di gravità?
Nell’epoca che lei descrive, ove sta la bellezza?
Ovidio narra di Saffo.
Pare che lei sia una filosofa di successo
Per carità. Comunque: “Non conosco una via infallibile per il successo, ma una per l’insuccesso sicuro: voler accontentare tutti”. Ipse dixit. Platone. Ma no, mi scusi. Platone dovrebbe essere in greco. Ho fatto il liceo scientifico.
Platone: “Se la gente parla male di te, vivi in modo tale che nessuno possa crederle”
Ci provo
Si usa dire amore platonico.
Le usanze, le tradizioni… Ci si appella ad esse e si commettono fallacie logiche. Amore platonico? Non mi risulta, almeno stando al “Simposio”. L’amore è un concetto serio, sulla concettualista non si adagia tuttavia. O, ad ogni modo, tento di fare a meno di fake-news, leggende metropolitane, influencer. Ancora Platone: “Prima di pensare a cambiare il mondo, fare le rivoluzioni, meditare nuove costituzioni, stabilire un nuovo ordine, scendete prima di tutto nel vostro cuore, fatevi regnare l’ordine, l’armonia e la pace. Soltanto dopo, cercate delle anime che vi assomigliano e passate all’azione”.
Perché Platone? Legge forse Platone per via della morte di Socrate, per comprendere la morte di troppi suoi amici e amiche intellettuali in questi anni: limitandoci ai nomi conosciuti: Grazia Cassarà, Attilio Giordano, Eva Picardi, Stefano Rodotà, Remo Bodei, Carlo Bernardini, Giulio Giorello, Pietro Greco, Rossella Panarese, Domenico Parisi, e non solo.
Non so, non credo. Direi piuttosto perché temo sempre più la morte del logos. Sto in ogni caso anche leggendo o rileggendo Melania Mazzucco, Dacia Maraini, Eva Cantarella, Elisabetta Rasy, Ginevra Bompiani, Sossio Giametta, Voltaire, e “Dalla parte di lei” di Alba De Céspedes, con l’introduzione di Melania Mazzucco. Mi scusi: perché non Platone? E, prima, senz’altro, Socrate, che non scrive, in quanto la scrittura blocca il dialogo. In ogni caso, anche “La vedova Socrate” di Franca Valeri. E Diotima. Sa, “Le brave persone non hanno bisogno di leggi che dicano loro di agire responsabilmente, mentre le cattive persone troveranno un modo per aggirare le leggi.”
Lei è una brava persona?
Ci provo. A contare, a mio avviso, rimane il coraggio: per esempio, quello di Mariasilvia Spolato.
Si narra che sia timida e riservata.
Sì, parecchio. Educazione severissima da bimba e adolescente. Ho poi studiato al King’s College London: privacy, rispetto, puntualità, riconoscenza. E “L’inizio è la parte più importante del lavoro.”
Vale anche per lei?
Tento di iniziare ogni giorno, spesso all’alba. Anche perché: “La libertà consiste nell’essere padrone della propria vita e nel fare poco conto delle ricchezze”. Le ricchezze? Solo quelle e queste dell’anima/mente/cervello che allena, e del corpo che fa sport.
Cosa le interessa innanzitutto di una persona che incontra?
Ancora Platone “Si può scoprire di più su una persona in un’ora di gioco, che in un anno di conversazione.” Sì, giocando a scacchi, a basket, a calciobalilla, nuotando, veleggiando, facendo jogging, sciando, un po’ di basket. Ma poi la conversazione, il dialogo socratico, l’amore. E Hume: si esce dallo studio filosofico, dal delirio. Mentre tornando a Platone “Cantare bene e ballare bene significa essere ben educati.” Mi auguro di essere abbastanza ben educata, ma non sono né cantare, né ballare. E allora Marlene Dietrich, Monica Vitti, Raffaella Carrà.
“Non entri chi non conosce la geometria.”
Mah, dopo il liceo scientifico, poi fisica e filosofia. E amo Cartesio, il filosofo che forse conosco di più, grazie ad Anthony Savile. Il filosofo che, nonostante alcune femministe e filosofe femministe, conferisce la mente alle donne, dialoga con Elisabetta di Boemia a cui dedica le “Passioni dell’anima” e si reca a Stoccolma da Caterina di Svezia, la “regina mancata”, parecchio “maschiaccio e lesbica” ora sepolta….
“Tu guardi le stelle, stella mia. Potessi io diventare il cielo per guardarti con occhi infiniti.”
Guardo le stelle, specie in alto mare o in alta montagna, ove faccio volentieri a meno dell’inquinamento luminoso e acustico.
“Non ubbidisco dentro me a nessuno, salvo che alla ragione.”
Ragione ed emozione. Anne Sexton, Emily Dickinson e Simone Weil. E non sono una separatista. Non amo Hegel, e neanche Carla Lonzi, per quanto per lei provi ammirazione. Il mio rapporto con mia madre è avvolto più o meno nella privacy, al pari dell’affettività e del suo linguaggio. “Io sono mia?” Allora posso essere anche un utero in affitto? Ho scelto di non appartenere ad alcun circolo, gruppo, comunità e via dicendo (eccezione fatta per quegli sportivi, solo a Fondazioni, movimenti e reti seri). Non faccio politica: ho firmato il Manifesto per un Europa per il progresso con Carlo Bernardini e per candidatura di Ginevra Bompiani con La Sinistra alle Europe. Ho lanciato su Chenge.org un appello per la Zan a gennaio, se non ricordo male. Il mio principale punto di riferimento è Londra, non Milano, né Roma (n.d.r., seppur la filosofa vi andrà a vivere presto).
I suoi capisaldi femministi?
Filosofie femministe e gender studies internazionali. Quanto ai soliti nomi, Simone de Beauvoir, Hannah Arendt, Simone Weil, Luce Irigaray, Judith Butler, tanto per fare quale esempio, ritengo che non occorra affatto basarsi e consolidarsi sulle loro vicende personali, bensì confrontarsi coi loro scritti, sebbene “oscuri”. In ogni caso, un giorno vorrei scrivere su Simone Weil, da filosofa analitica: a contare sono le argomentazioni valide. E lei ritengo ne custodisse parecchie.
E la differenza sessuale?
È questione che appartiene alla biologia, e vi sono persone intersex.
Prima di Platone?
Santippe
L’angoscia?
“E ogni angoscia che ora par mortale,
di fronte al perder te, non parrà eguale.
(William Shakespeare)”
Agnostica?
Sì, in quanto non vi sono dimostrazioni che dio esista o che non esista. Su questo e altro preferisco sospendere il giudizio. Non invece sull’essere vegetariani: quale sarebbe la differenza ontologica tra gli animali umani (noi) e gli animali non umani, quelli animali che perlomeno posseggono un cervello?
Vacanze?
La Turchia? Vi sono stata più volte, in passato, grazie anche a Mine Kaylan, un’amica molto cara, performance artist. Nel corso della vita ho cercato sempre di evitare di fare la turista, neanche per caso, e comunque di foraggiare paesi in cui vigono dittature. Mi recherei ad Assos, ove so stata con un’amica e filosofa preziosa, Eva Picardi, vi ha soggiornato per un po’ Aristotele, di cui apprezzo la filosofia, ma non affatto la biologia: uomini razionali, donne irrazionali, uomini attivi, donne passive, ecc.? Le “radici” violente contro le donne e contro le persone omosessuali nascono con le religioni e sono state foraggiate da parecchia filosofia. Ma quest’estate la trascorrerò a casa. Leggendo e rileggendo, recandomi in palestra e in una piscina pubblica, olimpionica, e forse mi iscriverò a un corso di tuffi. L’amata Gallura dello stazzu isolato, “tutto mio”, grazie a una splendida famiglia di amici? Non so cosa accadrà. E sulla conoscenza del futuro da epistemologa occorre nutrire non poco scetticismo.
Ma perché non concedersi vacanze nel “sacro agosto”?
Vi sono dei vincoli matrimoniali con la mia Bengala, una selvaggia che non può stare con me, né senza di me, e almeno per quest’anno, ripeto, debbo rinunciare allo stazzu, alla barca a vela, un semplice, faticoso Laser, se la randa non è master… E a un viaggio più o meno programmato in Antartide. Rieleggerò “Il bacio della Medusa”, “Secondo natura”, e rivedrò su Raiplay ogni denuncia di Dacia Maraini contro le violenze sulle donne, a partire dalle primissime in b/n.
Si narra che abbia preso la patente nautica vela e motore prima della patente auto
Giusto. Ho commesso qualcosa di male?
Intende cavalcare le orme di Ulisse?
Scherza? Ulisse non riesce da Troia a rientrare a Itaca, questione di poche miglia nautiche, e con suoi “Fatti non foste a viver come bruti” inganna la sua ciurma, conducendoli alla morte. Un buon velista somiglia piuttosto a Penelope. Oggi più che mai in epoca Covid. E anche un buon filosofo non può che tessere e disfare e ritessere.
Il suo prossimo anno accademico?
Dal primo novembre. In congedo per motivi di studio e di ricerca. Sarei voluta andare a Londra, al King’s, come sempre, o avrei ambito a Parigi o Barcellona, per lavorare rispettivamente con Roberto Casati, o Teresa Marques. Ma il Covid. Mi recherò a Roma presso lo Isem/cnr, da ricercatore associato per i gender studies. Roma è città che comunque amo, vi è un “mia” piccola riserva di amici e amiche intellettuali, con cui (Covid permettendo) mi auguro di tornare a vivere un po’, di dialogare, di farmi criticare, anche ma non solo su quanto proverò a scrivere, di giocare, di lottare per i diritti umani e civili. E collaborerò più da vicino con la Fondazione Basso e la Fondazione Iotti.
Le mancherà Genova?
La mediocrità e l’opportunismo, con una vena destroide? Un poco machista? A quanto vedo vi è una mal “gestione” del bene pubblico, a partire dai mezzi pubblici, da Villa Pallavicini e via dicendo.
Quale vaccino?
Convocata dall’Unige, io in Dad, all’ultimo minuto Pfizer, seconda dose il 20 aprile, e ancor oggi sotto effetti collaterali. In proposito, le misinformazioni dei media non mi interessano. Sono una cittadina, con precisi doveri e forse diritti. Una filosofia della scienza che legge le riviste scientifiche in inglese. Rimango una docente. Ero però appunto in Dad. Avrei preferito il vaccino e gli effetti collaterali a partire dall’estate. E, in ogni caso, sto cercando di viaggiare il meno possibile, anche per lavoro. Non per me, ma per chi incontro, via via.
E le sue studentesse e studenti, i giovani?
Mi mancano i miei antenati, emigrati nell’America nel Nord e in quella del Sud. Mi manca mio nonno, giovane imprenditore antifascista, che ha perduto tutto con la Seconda guerra mondiale, ma non mia nonna che mi diceva “Se ci fosse ancora lui”. Nel loro piccolo appartamento giravano partigiane e partigiani, e capivo ben poco. Mi mancano i miei nonni contadini, quasi analfabeti veri, emigrati in Francia, e rientrati nell’Italia del fascismo: sapevano solo che a loro erano stati “prelevati” gli anelli di nozze, e la nonna, la contadina, che era andata a lavorare a sette anni da “schiavetta” nel nord: sua madre, morta di spagnola, e di suo padre non ho notizie. Alle mie studentesse e agli studenti di questo orribile anno accademico in Dad ho cercato di insegnare il possibile, anche attraverso la film philosophy.
Le Olimpiadi di Tokyo?
Le sto seguendo. Vi sono molte atlete, fortunatamente e finalmente. E mi pare di ricolorare bene che, alle prime Olimpiadi nel 776 a.C., le donne non avevano il diritto di partecipare né alle gare, né quali spettatrici. Lo stesso mi pare avvenga in epoca moderna, in Grecia, nel 1896. Però, Melpomene, maratoneta greca di origini umili, gareggia, non ufficialmente, da sola, tra i maschi. Parigi 1900: 2% di donne, tennis, golf, vela e croquet. E, da velista quale ero e un poco rimango, vorrei menzionare la svizzera Hélène de Pourtalès, la prima campionessa olimpica femminile, come atleta della squadra vincente nella gara di vela, il 22 maggio 1900. Ma…
Ma?
I Giochi Paralimpici, con una partecipazione italiana di 113 atleti (61 donne e 52 uomini), su 16 discipline: atletica leggera, badminton, canoa, canottaggio, ciclismo, equitazione, judo, nuoto, scherma, sitting volley, tennistavolo, sollevamento pesi, taekwondo, tiro a segno, tiro con l’arco, triathlon. Tifo per loro.
Credits: Susanna Berengo Gardin.