Terza tappa di Goletta Verde che arriva a Olbia per continuare il viaggio lungo le coste italiane, iniziato da Genova il 3 luglio e che si concluderà il 12 agosto a Trieste.
Nel primo appuntamento della tappa sarda, Legambiente ritorna sull’urgenza di prevenire il dissesto idrogeologico, che mette a rischio l’87% dei comuni sardi.
Il rischio idrogeologico è un tema che affligge troppi territori della Sardegna e che ha già causato ingenti danni. Sono molte le località che rischiano una catastrofe ogni volta che le piogge aumentano, ed è ancora vivido il ricordo dell’alluvione che ha colpito Bitti lo scorso anno, provocando devastazioni nel centro abitato e vittime tra la popolazione. In molti casi, come anche in quello dell’alluvione che ha colpito Olbia e la Sardegna nel 2013, queste catastrofi erano prevedibili: canali tombati realizzati per flussi d’acqua che non riescono a sopportare il volume dei detriti che arrivano dai monti con le grandi piogge, centri abitati costruiti sui letti dei fiumi o su terreni paludosi ma soprattutto una mancanza di pianificazione strategica.
Anche rispetto al piano presentato dalla Regione Sardegna che prevede interventi strutturali di mitigazione del rischio idrogeologico, con finanziamenti che non arrivano neanche a 450 milioni di euro, non sono ancora stati chiariti gli obiettivi e i risultati da raggiungere.
Ne hanno parlato nell’incontro avvenuto questa mattina presso il Circolo Nautico di Olbia, che si ringrazia per la ospitalità: Annalisa Colombu, Presidente Legambiente Sardegna, Marta Battaglia, Direttrice Legambiente Sardegna, Serena Carpentieri, Vicedirettrice generale di Legambiente, Sibilla Amato, Portavoce di Goletta Verde, Gianni Lampis, Assessore della Difesa dell’Ambiente Regione Autonoma della Sardegna, Bernardo Marino, Parlamentare, Cinzia Sposito, Presidente Circolo Legambiente Gallura, Settimo Nizzi, Sindaco Comune di Olbia, Augusto Navone, Candidato Sindaco Comune di Olbia, Giuseppe Ciccolini, Sindaco di Bitti e Presidente del Parco di Tepilora, Giovanni Tilocca, Geologo, Sandro Pili Sindaco di Terralba,
“È prioritario mettere in sicurezza i cittadini, il territorio, gli abitati, i siti produttivi. Purtroppo, l’incombente rischio idrogeologico interessa l’87% dei comuni sardi – dichiara Annalisa Colombu, Presidente Legambiente Sardegna. Oltre al divieto di qualsiasi edificazione nelle aree a rischio idrogeologico bisogna procedere allo stombamento dei canali e alla delocalizzazione delle edificazioni, insieme a un piano di forestazione nelle aree a rischio frana. Vanno accelerati gli interventi già finanziati, come a Capoterra, e rivisitati i progetti già approvati adeguandoli ai nuovi indirizzi imposti dalla crisi climatica. È auspicabile la semplificazione delle procedure di utilizzo delle risorse, il potenziamento del monitoraggio e della capacità di controllo sugli interventi. Crediamo che una regione come la nostra non possa permettersi di continuare ad agire in ottica emergenziale, anche alla luce dell’imperdibile occasione del PNRR. Per questo chiediamo alla Regione Sardegna chiarezza sugli obiettivi da raggiungere e sull’entità effettiva delle risorse a disposizione, anche attraverso tavoli tecnici e occasioni di coinvolgimento reale delle comunità”.
Positiva la testimonianza di Bitti, in cui il territorio esprime una maturità notevole in termini di consapevolezza, chiarezza della visione e iniziativa di concertazione interistituzionale acquisita purtroppo a causa delle ferite lasciate dalle più recenti alluvioni. “E’ fondamentale, invece, portare avanti un’azione educativa con valore preventivo rivolta ai cittadini – ricorda Marta Battaglia, Direttrice di Legambiente Sardegna – come quella che Legambiente coordina su un territorio fertile come è il Parco di Tepilora grazie al sostegno di Fondazione SUD col progetto Acqua e fuoco. Dalle cicatrici del passato la mappa per un futuro al riparo dai rischi”.
Per quel che riguarda da vicino Olbia, il primo intervento non più procrastinabile è la rimozione di tombamenti, restringimenti, occlusioni e opere incongrue. Tutte le analisi sulle conseguenze devastanti e tragiche della alluvione avvenuta ad Olbia il 18 novembre 2013, infatti, concordano sul fatto che in massima parte sono state un effetto dell’espansione edilizia massiccia, invasiva ed incontrollata sul territorio che ha sconvolto il paesaggio urbano e periurbano della città, che merita pertanto un restauro ambientale accurato. Inoltre, oltre al divieto di edificazione nelle aree a rischio, bisogna investire per realizzare un sistema di parchi lineari che segua il reticolo idrografico e possa moltiplicare l’estensione del verde e il mantenimento delle superfici naturali, fungendo al contempo da regolazione del microclima e di riqualificazione paesaggistica ed urbana.
“L’Italia è oggi l’unico grande Paese europeo senza un piano di adattamento al clima, e continuiamo a rincorrere le emergenze senza una strategia chiara di prevenzione – dichiara Sibilla Amato, Portavoce Goletta Verde. Per affrontare la sfida climatica abbiamo bisogno di risorse per l’adattamento e un cambio della governance che oggi non funziona. Gli esempi di buone pratiche, replicabili e modulabili ci sono e bisogna agire in fretta, senza dover aspettare le catastrofi ambientali per intervenire. I danni dell’avanzare della crisi climatica sono destinati ad aumentare, quindi accanto a interventi di prevenzione del cambiamento climatico, tutti i territori devono dimostrare una capacità elevata di adattamento in tempi molto veloci”.