“La Società Italiana di Geologia Ambientale (Sigea), associazione riconosciuta dal Ministero della transizione ecologica come associazione di protezione ambientale, da qualche tempo ha registrato una particolare attenzione per la pista dell’autodromo di Pontestura (spesso erroneamente individuata come pista di Morano). La nostra attenzione è ricaduta sulle notizie e dichiarazioni pubblicate sui media e sui social media circa “impellente opportunità” di riattivare la pista dell’ex-autodromo di Pontestura.
Questa proposta, che inaspettatamente proviene da parte degli amministratori locali che ben dovrebbero conoscere le potenzialità e le fragilità del territorio dato in affidamento dai cittadini alla loro gestione, contrasta oltre che con le norme di pianificazione anche con le risultanze che la comunità tecnico-scientifica ha evidenziato negli anni sulle dinamiche territoriali, geomorfologiche e idrauliche proprio dell’area nella quale ricade l’autodromo di Pontestura.
La Sigea, da anni impegnata nell’attività di sensibilizzazione, informazione, divulgazione della cultura geoambientale attraverso convegni pubblicazioni e iniziative di dibattito pubblico, anche in questa circostanza vuole dare un concreto contributo nell’interesse del bene comune con particolare riferimento alla tutela del benessere e della vita delle persone”. Lo ha dichiarato Antonello Fiore, Presidente Nazionale della Società Italiana di Geologia Ambientale.
“In questa, come in altre circostanze, il dibattito si deve basare sui dati che la comunità tecnico-scientifica ha prodotto – ha proseguito Fiore – e la stessa comunità deve mettere da subito a disposizione tutti i dati in suo possesso al fine di dirimere dubbi e indirizzare al meglio le valutazioni e le scelte politiche.
Negli ultimi 27 anni il territorio di Pontestura e Morano Po è stato interessato da due disastrose alluvioni (ricordiamo 1994 e 2000); durante queste due alluvioni, purtroppo dimenticate da molti, fu tristemente gravoso battere palmo a palmo il territorio costatando i danni e i livelli raggiunti dalla piena del Po. Nella zona in esame furono registrati ben oltre tre metri di battente idrico ad alta energia. La ricostruzione cartografica e foto interpretativa degli effetti della piena, con trasporto solido, distruzione, inquinamento delle acque superficiali e del suolo, inclusi rifiuti amiantiferi trasportati dal Po, fu di grande impegno e le analisi e gli studi furono allegati ai Piani Regolatori dei comuni in esame. Sono trascorsi 20 anni dall’ultima alluvione e sembra che tutto sia svanito dalla memoria, sembra che la memoria sia una memoria a brevissimo termine tanto da non ricordare neanche i segnali minori registrati nel 2016.
Per meglio rendere le nostre constatazioni riportiamo uno stralcio del Piano di Assetto Idrogeologico vigente dal quale si evince che la zona dell’autodromo di Pontestura si trova in “fascia a”, fascia nelle quale le norme del PAI vietano interventi di ogni tipo a eccezione del libero deflusso della piena ordinaria, in base ai vincoli e alle norme di pianificazione vigenti (che qualcuno ha definito “leggi medioevali”).
La Direttiva Alluvioni, nell’allegata Carta del Rischio, associa a queste aree il colore rosso per una più efficace percezione del pericolo. Gli errori urbanistici del passato che hanno causato vittime e danni economici, mettendo in difficoltà anche il sistema produttivo, dovrebbero aiutare gli amministratori di oggi a sviluppare proposte di sviluppo territoriale compatibile con i pericoli naturali.
Oggi chi amministra non può ignorare gli studi che documentano le dinamiche dei corsi d’acqua e gli effetti che le piene determinano, specialmente nella fase di crisi climatica che stiamo vivendo dove gli elementi più rilevanti sono il rispetto dell’ambiente e l’adattamento al cambiamento climatico.
In ultima analisi si ricorda che la Regione Piemonte già nel 1997 con la Giunta Ghigo, nell’ambito della pianificazione ambientale, ha incluso il fiume Po nella Rete Natura 2000. L’area dell’ex-autodromo di Pontestura rientra fra le Zona di protezione speciale (Zps), cosa che nel tempo ha dato al Monferrato un grande valore aggiunto paesaggistico ambientale”.