“Nella provincia di Taranto ci sono oltre 20mila lavoratori metalmeccanici tra diretti e indiretti in numerose aziende come l’ex Ilva, Leonardo Grottaglie, Vestas, l’ex Arsenale e altre realtà più piccole. Ci lasciamo alle spalle un anno difficile a causa della pandemia in cui sono state utilizzate decina di migliaia ore di cassa integrazione per impresa secondo i dati dell’Inps”. Così Rocco Palombella, Segretario generale Uilm, al Consiglio provinciale della Uilm Taranto.
“La vertenza simbolo di questo territorio, ma anche dell’Italia tutta – continua Palombella – è sicuramente quella dell’ex Ilva, oggi Acciaierie d’Italia. L’ultima notizia in ordine temporale è quella che in sei mesi ArcelorMittal ha macinato utili per 5,3 miliardi di euro, il miglior risultato dal 2008. Nel frattempo, in Italia oltre 4mila lavoratori, solo diretti, sono in cassa integrazione con un reddito da fame e la produzione fa registrare un record negativo (3,5 milioni di tonnellate su base annua). Aumentano le fermate degli impianti e si sospendono gli investimenti legati al risanamento ambientale. Nel frattempo, l’Italia importa milioni di tonnellate di coils arricchendo anche ArcelorMittal nel mondo. Dobbiamo invertire al più presto questa tendenza salvaguardano il territorio e i posti di lavoro”.
“Leonardo Grottaglie, invece – aggiunge il leader dei metalmeccanici della Uil – ha subìto molto la crisi del settore aeronautico civile a causa della pandemia. Grottaglie è passata da produrre 10-12 coppie di fusoliera al mese, toccando punte di 14, alle 5 di media nel 2021. L’attuale crisi pende sulle teste di circa 2mila lavoratori come una spada di Damocle, se consideriamo tutto l’indotto. La monocommittenza ha evidenziato i limiti del sito di Grottaglie, per questo è necessario un cambio di passo. La Uilm è contraria all’utilizzo della cassa integrazione per il 2022 e farà di tutto per evitarlo”.
“Abbiamo già realizzato due ore di sciopero della categoria con assemblee per sensibilizzare i lavoratori e unirli sui problemi che riguardano al momento soprattutto alcuni settori ma che, se non interveniamo, presto potrebbero avere risvolti negativi su tutta la nostra economia. Per questo motivo dobbiamo iniziare a prepararci per una mobilitazione generale con l’obiettivo di richiamare Governo e Confindustria alla responsabilità. Non c’è futuro per il nostro Paese – conclude – se continuiamo a smantellare la ricchezza del manifatturiero”.