Prosegue a marce forzate il cammino dei Giganti del NURARCHEOFESTIVAL nella Valle dei Laghi. La rassegna del Crogiuolo, diretta da Iaia Forte e Rita Atzeri, propone altri due appuntamenti nei prossimi giorni. E questa volta sarà Esterzili con Sa Domu ‘e Orgìa, il più grande tempio a “megaron” nuragico finora conosciuto, ad accogliere domani, martedì 20 luglio, alle 21.30, SU MURU PRINZU (IL MURO INCINTO) ovvero COSTANTINO NIVOLA IN SCENA, titolo dello spettacolo che Giovanni Carroni porta in scena liberamente tratto da “Memorie di Orani” di Costantino Nivola, con testo di Paolo Puppa, musiche di Battista Giordano, scene di Marco Nateri e Carroni, ispirate alla produzione artistica di Maria Lai, cara amica di Nivola (produzione Bocheteatro).
“Il muro panciuto della casa nascondeva sempre un tesoro, il pane piatto e sottile che si gonfiava al calore del forno, promessa che la nostra fame sarebbe stata appagata per sempre. Allo stesso modo la donna incinta nasconde nel suo grembo il segreto d’un figlio meraviglioso”. Costantino Nivola si racconta attraverso il ciclo vitale delle stagioni. “Lo spettacolo tocca una forma ontologica della memoria”, scrive Carroni. “La memoria della vita e dell’incontrare la morte, perché il corpo deve sapere cos’è la morte. La consapevolezza della morte, come per Nivola, consente di rinnovare noi stessi e i nostri sentimenti. Poiché la nostra vita in realtà è il percorso verso l’Ade, e questo ‘rito’ teatrale vuole essere anche l’ampliamento di questo percorso”. L’attore tenta di superare i limiti del suo corpo per entrare nel metafisico della scena, per assecondare e svelare il significato profondo della parole del grande artista di Orani.Giovedì 22 Stefano Sabelli, attore, regista e autore, approderà alle 21.30 al Nuraghe Arrubiu di Orroli per presentare LE VIE DEL BUDDHA ovvero il Ground Zero d’Oriente nella Valle degli uomini che pregano verso Occidente, con le musiche dal vivo a cura di Giuseppe Spedino Moffa (produzione Compagnia del Loto).
Nel dicembre del 2001, tre mesi e mezzo dopo l’11 settembre, Sabelli partecipa con Vittorio Sgarbi (allora Sottosegretario ai Beni culturali) e lo scrittore e giornalista Alain Elkann, alla prima missione culturale del MIBAC in Afghanistan, promossa in sostegno del nuovo Governo Karzai. Della missione furono testimoni anche diversi giornalisti, fra cui Attilio Bolzoni di Repubblica. Poco dopo il rientro in Italia, Sabelli pubblicò il reportage che aveva scritto durante il viaggio e un capitolo di quel diario, con il titolo LE VIE DEL BUDDHA, è diventato un recital che lo stesso attore regista molisano nell’aprile 2002 presentò in prima assoluta al Museo Orientale del Chiossone di Genova. Da allora il lavoro è stato spesso ripreso come testimonianza di uno sgomento ancora attuale. La testimonianza dello stordimento di un occidentale, affascinato dall’Oriente e dai panorami mozzafiato dell’Hindukush, con una magnifica valle, che si estende maestosa a 4mila metri d’altezza e che, nonostante tutto, conservava e ancora conserva testimonianze straordinarie di culture millenarie. Una Valle, quella di Bamiyan, dove i Talebani nel marzo del 2001 – prima, dunque, dell’11 settembre e della tragedia delle Twin Towers – annientarono e polverizzarono i famosi Buddha della montagna, le gigantesche statue scolpite nella roccia, fino ad allora certamente le più prestigiose e riconosciute opere d’arte presenti su La via de la Seta. Un racconto di viaggio che, fra riflessioni ironiche, incanti e rimandi alle molteplici fedi e alle culture che hanno attraversato quella valle patrimonio di tutta l’Umanità, si fa testimone di un crogiuolo di civiltà e costumi che, da Alessandro Magno in poi, si sono incrociate e rincorse lì, a Bamiyan, fino ai giorni nostri.