Una follia, un vero e proprio pericolo che, oltre a danneggiare il rapporto di fiducia medico-paziente, può compromettere la nostra salute.
Il rischio delle fake news o della disinformazione è altissimo, i motori di ricerca non fanno alcuna differenza tra i pazienti che digitano al di là dello schermo di un computer.
Non sempre ad un sintomo specifico corrisponde una cura efficace, per tutti, senza distinzioni. Anche se è molto semplice chiedere informazioni sulla nostra salute comodamente seduti sul divano davanti al PC, e ci fa tanto sentire “E. R. Medici in prima linea”, le innumerevoli informazioni con le quali dobbiamo confrontarci possono scatenare il finimondo.
Un semplice dolore toracico diventa immediatamente un infarto o chissà quale altra malattia gravissima. Insomma, nel complesso mondo dell’healthcare online è molto semplice cadere nella trappola, sempre più sottovalutata, della cybercondria, ovvero l’ipocondria telematica. In un batter d’occhio ci sentiamo addosso ogni tipo di malattia, perfino quelle che ancora non esistono!
L’80% degli italiani si rivolge, quindi, alla rete per chiedere informazioni non solo sulla propria salute, ma anche su quella dei figli. Il dato ancora più sconcertante è che solo il 9% di questi genitori ne parla poi con il proprio medico o pediatra e tre milioni e mezzo di questi papà e mamme sono incappati in indicazioni mediche rivelatesi poi bufale.
Il cartello sulla porta di un medico dell’Istituto dei tumori di Milano esprime chiaramente questa triste realtà: “Coloro che si sono già diagnosticati da soli tramite Google, ma desiderano un secondo parere, per cortesia controllino su yahoo.com»
Una frase ironica, ma descrive chiaramente il disagio dei medici che devono rapportarsi ai pazienti “googlatori” incalliti. Certo, perché il loro lavoro raddoppia, innanzitutto devono convincere il paziente che le varie informazioni acquisite online potrebbero non essere attendibili, poi devono correggere eventuali autodiagnosi e terapie suggerite dagli invincibili Dottori online e, infine, studiare il caso in questione e risolverlo.
Nel mondo sono sempre di più i medici “veri” che invitano ad evitare le autodiagnosi in rete. Il caso del Belgio con lo spot televisivo che ridicolizza chi si rivolge all’web per curarsi è uno dei tanti esempi.
Non si criminalizza l’utente che usa internet per avere informazioni sulla propria salute, anzi avere uno strumento che ci aiuta a capire meglio è importante, ma il parere del medico deve essere il riferimento principale. Ben venga, quindi Dottor Google usato con consapevolezza e sempre con il supporto di un vero professionista.
Sabrina Cau
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