Smart working per quasi 1 lavoratore su 4 (24%) nel 2021 con oltre 5 milioni collegati all’ufficio dalla cucina, dal salotto, dallo studio o dalla camera da letto di casa, con computer, webcamera e linea Internet più o meno potente. E’ quanto emerge dall’elaborazione dell’Unione europea delle cooperative (Uecoop) su dati dell’Osservatorio del Politecnico di Milano in occasione dell’incontro on line “Covid, il lavoro 4.0 in Italia” per la nuova piattaforma digitale delle cooperative.
Il lavoro agile ha però molte sfumature – evidenzia Uecoop – che vanno dall’orario alle difficoltà di connessione, dalla produttività fino alla possibilità di concentrarsi in un ambiente domestico dove magari ci sono altri familiari o bambini. Sono tutte variabili che – continua Uecoop – possono influire, in maniera positiva o negativa, sul risultato finale della giornata di lavoro.
Inoltre non sempre la dotazione tecnologica dei dipendenti a casa è adeguata al nuovo smart working con 7 imprese su 10 (69%) che hanno dovuto integrare la strumentazione e i sistemi di collegamento da remoto mentre più di 1 lavoratore su 3 (38%) è stato autorizzato a usare i propri dispositivi personali spiega Uecoop su dati Politecnico di Milano. Secondo l’Osservatorio Nomisma-Crif “The World after lockdown” – evidenzia Uecoop – la maggioranza degli smart workers utilizza prevalentemente il proprio pc (75%).
Per il 17% dei lavoratori il risparmio economico e di tempo generato dal mancato spostamento sono stati i principali vantaggi dello smart working, per un altro 13% i lati positivi risiedono semplicemente nell’avere più tempo libero a disposizione per i propri hobby o per la famiglia. Altri elementi particolarmente apprezzati ricadono nella sfera “manageriale”: maggiore autonomia (14%) e flessibilità (12%) nella gestione dei carichi di lavoro evidenzia Uecoop su dati Nomisma.
Oltre a registrare un miglioramento dei risultati professionali secondo 3 addetti su 4 (76%), lo smart working – evidenzia Uecoop – ha permesso a una fascia di lavoratori di recuperare il tempo perso negli spostamenti fra casa e lavoro, facendo risparmiare risorse alle famiglie anche sulla spesa per la pausa pranzo e per l’abbigliamento. Esistono però anche gli scontenti – sottolinea Uecoop – con il 29% dei lavoratori che ha denunciato difficoltà a separare il tempo dedicato all’attività professionale da quello invece da riversare alla famiglia e alla propria persona con un precario equilibrio fra le due sfere di vita secondo l’Osservatorio del Politecnico di Milano. Sul fronte delle imprese uno dei problemi principali riguarda la distribuzione dei carichi di lavoro e, in parte, anche un parziale gap di competenza digitale dei propri dipendenti secondo l’analisi di Uecoop.
Con l’allentamento dell’emergenza Covid le imprese stanno attuando il progressivo rientro in ufficio di almeno parte dei dipendenti con il problema – continua Uecoop – di procedere anche a una riorganizzazione dei spazi e delle procedure di lavoro, mentre lo smart working si avvia verso una parziale stabilizzazione o in termini di orari quotidiani o rispetto ai giorni, con quasi la metà della settimana lavorativa dedicata alle attività da casa.
La pandemia, con le necessarie misure anti contagio, ha cambiato per sempre una parte del mondo del lavoro che se da un lato è diventato più snello e meno burocratico, dall’altro – sottolinea Uecoop – aumenta il rischio di isolamento del dipendente, di indebolimento dei rapporti all’interno degli stessi team di lavoro e di una riduzione degli interscambi di idee e confronti che sono spesso alla base del conseguimento dei risultati finali di un’azienda. La sfida – conclude Uecoop – è proprio quella di coniugare smart working e lavoro “tradizionale” in soluzioni che inglobino il meglio di entrambi i sistemi.